La triste fine della favola del gatto Ogghy «Il cuore non ha retto»
Il ritorno quasi due anni dopo la fuga, ieri è morto a casa sua
Appello della padrona «Aveva patito troppo per arrivare fin qui da Grosseto. Se vedete animali soli aiutateli»
Non tutte le favole hanno un lieto fine. Ogghy è tornato a casa, ma quei 140 chilometri percorsi sono stati troppi per lui: il gatto pellegrino che aveva attraversato la Toscana per ritrovare la sua famiglia non ce l’ha fatta. Si è spento ieri sera, per la fatica, il freddo e gli stenti di quel lungo viaggio durato un anno e cinque mesi: il suo cuore non ha retto.
«E ora come faccio a dirlo a mio figlio?» si chiede la padrona, Bella Pezzoli, in lacrime. Ogghy era ritornato a casa, a Scandicci, da appena quattro giorni, dopo un’assenza durata diciassette mesi. Si era perso nell’estate del 2015 a Grosseto, dove Bella, non avendo chi potesse occuparsi di lui durante le ferie, lo aveva portato perché non voleva lasciarlo a casa da solo. Un giorno di agosto aveva scostato la zanzariera della finestra ed era uscito facendo perdere le sue tracce. A nulla erano serviti gli appelli, i cartelli appesi ai muri, le telefonate ai gattili della zona, i post pubblicati su Facebook, Ogghy sembrava sparito nel nulla. Ma Bella non poteva credere che fosse morto, «era troppo intelligente per farsi investire da una macchina», e ha continuato a sperare che un giorno sarebbe ritornato. E così è stato.
Sabato scorso, nel pomeriggio Ogghy si è presentato all’uscio di casa Pezzoli, a Scandicci, accolto dai fratelli e fratellastri. «I gatti che ho hanno cominciato a miagolare volevano che andassi ad aprire la porta», racconta Bella. Quando ha aperto l’uscio ha trovato Ogghy ad aspettarla. Era dimagrito, stanco, puzzolente, malridotto, e appena arrivato a destinazione, dopo chilometri macinati e un anno e mezzo di viaggio, si è diretto nei luoghi conosciuti dell’appartamento: la lettiera, la ciotola del cibo e poi il pouf dove amava accoccolarsi.
Bella lo ha riconosciuto subito nonostante le sue condizioni, nonostante non avesse più neanche la forza per giocare con la pallina come faceva sempre. Bella si era rivolta subito a un centro veterinario per un controllo, chiedendo di poter saldare il conto della visita a fine mese, alla riscossione dello stipendio, ma come risposta si è trovata di fronte un rifiuto. Così lei e il figlio Lorenzo hanno cercato di curarlo: gli hanno dato cibo proteico per fargli riprendere le forze, fermenti lattici, antibiotici. Non è bastato. Le condizioni del gattino, con quel nome buffo di un cartone animato ma la tenacia di ferro, sono peggiorate. Ieri sera se ne è andato definitivamente. Bella aveva notato che Ogghy faticava a riprendersi, così lo ha portato dal veterinario, ma poco dopo la morte. «Il cuore non gli ha retto, ha fatto tanti chilometri per venire a morire qui. Era così magro...Una cosa incredibile, era troppo compresso. È morto qui, in casa, sul tavolino».
Non è la prima volta che un gatto percorre chilometri per tornare a casa: «I gatti, soprattutto i maschi» spiega l’etologo Francesco Dessì Fulgheri «sono animali territoriali e tendono a tornare nel luogo conosciuto, a difendere il territorio».
Ora Bella lancia un appello a chi trova per strada gatti o animali smarriti: «Aiutateli, date loro da mangiare, non lasciateli soli».