Profughi, un’altra occupazione Addio Sesto, addio piano di accoglienza. Quasi i tutti i profughi dell’ex Aiazzone ieri mattina si sono dati appuntamento a Firenze, dove hanno occupato l’ex convitto dei Gesuiti.
Cento somali hanno preso il treno per Firenze e sono entrati nell’ex palazzo dei Gesuiti
La prima porta, quella principale, era blindata. Quella piccola, accanto, invece ha ceduto in un secondo. Da lì è passato il primo gruppo di somali per occupare l’ex convitto dei Gesuiti in via Spaventa, a Firenze. In quel momento erano una trentina. Aperta la porta arrivano altri. Quaranta, cinquanta. Si erano dati appuntamento intorno al Parterre, dopo esser partiti in treno da Sesto. Mezz’ora dopo sono tutti presenti.
Sono novanta dei somali scampati all’incendio dell’ex Aiazzone dove è morto Ali Muse, poi ospitati al palazzetto di Sesto. Tutti in regola perché rifugiati, hanno rinunciato alle offerte arrivate dai Comuni (una quarantina di posti su 102 persone) perché sparpagliate nell’hinterland e temporanee, legate all’emergenza freddo. Una empasse che preoccupava il Comune di Sesto, che voleva riconsegnare presto la struttura alla associazioni sportive già in subbuglio. A togliere tutti dall’imbarazzo, ci hanno pensato i somali insieme al Movimento di lotta per la casa.
La struttura occupata è il complesso vicino all’istituto Stensen, un convitto dei Gesuiti svuotato: Fino allo scorso anno ci dormiva l’ultimo dei Gesuiti rimasti, Padre Ennio Brovedani. Tre piani: al terreno aule, al primo e al secondo stanze, in buone condizioni. Bagni comuni. L’acqua c’è, il riscaldamento no. Padre Brovedani è preoccupato: per la gestione dell’istituto Stensen (caffè-libreria e cinema), per i beni vincolati (ci sono affreschi segnalati alla soprintendenza) e per la confinante chiesa della Beata Vergine del Buon Consiglio. Il gesuita ha chiesto lumi alla «casa madre» di Roma. Il palazzo è già «promesso» in vendita al Politecnico di Shangai. Ma Brovedani invece si è sentito chiedere da Roma se c’era l’acqua, l’elettricità per gli occupanti. E poi gli è stato chiesto di aspettare a fare denuncia. Certo i somali hanno scelto quel palazzo anche per il valore simbolico: di proprietà dei Gesuiti, l’ordine di Papa Francesco che anche domenica scorsa ha rinnovato l’appello ad accogliere i migranti. Spiega Padre Brovedani: «Offriamo massima disponibilità e sensibilità, senza ovviamente poter prendere impegni con nessuno. Ho parlato con loro, mi paiono abbastanza calmi e bravi. Ma ho anche spiegato l’importanza del progetto» con il politecnico di Shangai, «un polo interculturale dell’Università cinese con studenti asiatici».
Dopo che i somali sono entrati nella struttura, sono subito arrivati un’Ape ed un camioncino carichi di materassi. In mano, ciascun profugo aveva le poche cose salvate dall’incendio. Un’assemblea con il Movimento di lotta per la casa ha chiarito alcune regole: non si entra in chiesa, non si toccano gli affreschi, restano chiusi gli accessi allo Stensen. Ma la preoccupazione dei gestori dell’hotel Meridiana, accanto all’istituto, resta.
Ma a Sesto nessuno ha capito cosa stava per accadere, nessuno ha controllato i movimenti dei profughi? Nel palazzetto si facevano controlli all’ingresso, per evitare l’arrivo di altri «ospiti». Qualcosa era nell’aria ieri mattina, ma la mattina i somali andavano sempre via. Perché hanno occupato invece di accettare le proposte dei Comuni? «Perché gli sono state proposte le stesse soluzioni che hanno portato alla tragedia di Sesto: alloggi gestiti da cooperative, temporanei». «Noi vogliamo soluzioni di lungo periodo — insiste Lorenzo Bargellini del Movimento di lotta per la casa — dateci questo o un altro dei palazzi vuoti in città, in autogestione. Basta precarietà».
A Sesto ieri erano rimasti otto somali: un altro, che ha il permesso di soggiorno in Norvegia, è tornato là in aereo. Da Palazzo Vecchio Sara Funaro attacca: «È inaccettabile che, di fronte alla disponibilità dei Comuni per trovare soluzioni, ci sia questa strumentalizzazione da parte del Movimento». Da Forza Italia arriva la richiesta di uno sgombero, Fratelli d’Italia propone l’espulsione dei somali, la Lega chiede un posto per Bargellini: «A Sollicciano».
Padre Brovedani Rispettiamo la sofferenza di queste persone. Ho ascoltato le loro difficoltà, li ho invitati a rispettare le elementari regole di convivenza L’assessore Funaro Noi siamo a disposizione della proprietà. Ma è inaccettabile che di fronte alla disponibilità dei Comuni ci siamo certe strumentalizzazioni