Qui auto e ville del boss Maniero Sequestri, arresti
I beni di Felice Maniero, boss della mala del Brenta. L’ex genero arrestato a Fucecchio
Il tesoro di Felice Maniero, il boss della Mala del Brenta, era nascosto in Toscana. Ville, conti correnti intestati a prestanome e auto di lusso sono finiti sotto sequestro. Arrestato a Fucecchio anche l’ex genero di Faccia d’angelo.
SANTA CROCE SULL’ARNO (PISA) Il tesoro nascosto del boss della «Mala del Brenta» Felice Maniero era nascosto in Toscana. Ville, conti correnti intestati a prestanome, 27 auto di lusso tra cui una Bentley, tre Porsche e 8 Mercedes, per un valore totale di 17 milioni di euro. Sono stati gli investigatori del nucleo speciale di polizia valutaria di Roma della Guardia di Finanza, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia, a scoprire quello che fino ad oggi era rimasto nell’ombra.
Due persone sono state arrestate: il promotore finanziario Michele Brotini, 49 anni, di Fucecchio, è finito ai domiciliari mentre il dentista Riccardo Di Cicco, 61 anni, ex marito di Noretta Maniero, la sorella di «Faccia d’angelo», è finito in carcere. Sotto inchiesta è finita anche la madre di Maniero Lucia Carrain.
L’inchiesta ipotizza, a vario titolo, i reati di riciclaggio di proventi illeciti e intestazione fittizia di beni, aggravati dalla finalità mafiosa. Una montagna di soldi quella accumulata dal boss fino a metà degli anni Novanta, soprattutto con il traffico di droga e le bische clandestine: l’equivalente di 33 miliardi dell’epoca che ora ammonterebbero a circa 50 milioni di euro.
Maniero è tornato in libertà nel 2010 con una nuova identità, dopo una condanna a 11 anni di carcere. Adesso lavora con il figlio in un’azienda che si occupa di depurazione di acque. È stato lui stesso a rivelare i dettagli di quel tesoro, in un interrogatorio avvenuto nel marzo dello scorso anno. Ha raccontato che nel corso degli anni avrebbe passato i suoi 33 miliardi ai familiari e a Di Cicco spiegando che nel 1982, quando era latitante in Spagna, fu il cognato a proporsi in custode del denaro. «Mi chiese in prestito 50 milioni di lire», racconta Maniero. Da quel momento inizia un rapporto di «collaborazione». Dopo il suo arresto, ha messo a verbale Maniero, ha fatto avere al cognato circa 350 milioni di lire alla volta per un somma complessiva di 5-6 miliardi. «Dalla scarcerazione fino al 1993 ho dato 15 miliardi di lire». Che sommati ai precedenti portano la cifra a 20-21 miliardi di lire. Sarebbe stato il cognato a recarsi da lui periodicamente a Campolongo Maggiore, Venezia, dove Maniero stesso gli faceva trovare il denaro «impacchettato».
I soldi venivano riciclati in titoli italiani e poi, attraverso Brotini, investiti in titoli internazionali in Svizzera. Molti soldi sono finiti poi in beni immobiliari: «Con i soldi che gli ho dato mio cognato ha acquistato sicuramente tre immobili, due a Santa Croce e uno a Marina di Pietrasanta». Tantissime anche le polizze finite sotto sequestro. Una decina i conti correnti sequestrati, anche in Svizzera.