Il rettore: «A Firenze servono scienza e arte contemporanea»
Dei: come a Torino, facciamo un piano a lungo termine che prescinda dai cambi degli uomini
Contemporaneità, arte, scienza, un nuovo rapporto centro-periferia. Il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, spiega gli obiettivi della partecipazione dell’Ateneo al tavolo per Firenze.
Il tavolo per Firenze può essere la svolta per la città, con progetti da sviluppare in 10-15 anni, anche e soprattutto in un nuovo rapporto centro-periferia e città-area metropolitana. Luigi Dei, laureato in Chimica nel 1980, rettore dell’Ateneo di Firenze dal novembre 2015, crede nel tavolo voluto dal sindaco Dario Nardella con Comune, Università, Camera di Commercio e Fondazione CR Firenze, e ne condivide «pienamente» filosofia e metodo.
«La grande scommessa lanciata dal sindaco e che noi condividiamo è individuare temi e azioni per lo sviluppo e la riqualificazione di parti della città e portarli avanti, indipendentemente da chi governa o ricopre le cariche di presidenza — dice Dei — Al vostro giornale il presidente della Fondazione CariFirenze, Umberto Tombari, ha giustamente fatto l’esempio del rinascimento di Torino e credo che il primo posto di Chiara Appendino, nell’indice di gradimento tra i sindaci italiani, sia frutto proprio di questo lavoro. Se ogni volta si riparte da zero...». Secondo il rettore il tavolo rappresenta non solo quattro entità significative ma anche un «pensatoio» e tessere di un mosaico complementari. E sul contributo di idee dell’Università, il rettore lancia due progetti-sfida. «Firenze deve puntare su due assi forti per il suo futuro e anche per la crescita economica, non ci dobbiamo vergognare della ricchezza. Il primo è l’arte contemporanea e la sua produzione — spiega — Firenze non si deve genuflettere al suo grande passato, ma usare questa risorsa per puntare sulla contemporaneità, come del resto si faceva nel Rinascimento. Il secondo asse è la scienza. Tramontata l’idea della città della scienza nella ex caserma sottufficiali dei carabinieri a Santa Maria Novella, si deve puntare sulla sua rivitalizzazione, su un museo interattivo e affascinante da realizzare ex novo in una periferia, anche per attrarre un turismo meno mordi e fuggi e delocalizzare i flussi dal castrum romano che con i suoi molti milioni di turisti l’anno ha problemi di gestione».
La prima scommessa in ordine di tempo è proprio la candidatura di Firenze e dell’Italia per la struttura europea di ricerca, la cui sede sarà decisa nel 2019, con il lancio di Firenze a fine marzo durante il G7 della Cultura. «Sarà decisivo anche per la internazionalizzazione della città, che deve aprirsi più al mondo — afferma — Nel mio programma avevo già parlato della necessità a Firenze di un centro europeo di restauro e come Università crediamo fortemente in E-Rish che sarà un centro di eccellenza mondiale nel settore, grazie anche alle sinergie con l’Opificio delle Pietre Dure, con una forte valenza economica e di innovazione». Un modo per attrarre o non perdere «cervelli», talenti, sia per l’Ateneo che per la città? «Un centro di eccellenza europea e mondiale è di per sé un polo attrattore, poi sta a noi far sì che alcuni di questi talenti si fermino da noi — risponde — Come città questo sarà uno strumento strategico di attrazione e crescita ed è importante presentarlo in occasione del G7 della Cultura. E come Università, anche se abbiamo margini molto più ridotti di altri Paesi sull’attrazione, loro possono pagare di più, ci stiamo muovendo su questo fronte. Abbiamo deliberato un aumento del 10% dello stipendio a nostro carico per i vincitori del premio Levi Montalcini e così è venuto a Firenze uno statistico di Houston, usiamo le chiamate dirette come per il cardiochirurgo Antonino Morabito che da Manchester diventerà nostro ordinario e lavorerà al Meyer, abbiamo premi per i dipartimenti, stiamo attivando corsi di laurea in inglese come per Geo-ingegneria».
Una delle chiavi da risolvere, e che sarà sul tavolo, è il rapporto centro-periferia, ancora irrisolto e con collegamenti e e trasporti pubblici spesso insufficienti. «Noi, me lo lasci dire, siamo un esempio di come si può gestire questa scommessa. Dagli anni Novanta, con il rettore Franco Scaramuzzi di cui abbiamo appena festeggiato i 90 anni, e poi con tutti i suoi successori, abbiamo pensato e messo in piedi il disegno di un campus metropolitano. Così a Sesto c’è il polo scientifico, a Calenzano quello del design industriale, il centro a Prato, la stessa operazione di Novoli. Abbiamo aiutato a modificare il concetto di periferia, rivitalizzandole, come a Novoli grazie anche al Palagiustizia e al parco di San Donato. Del resto — aggiunge — ragionare di area metropolitana è la dimensione necessaria per il futuro». Anche per la tramvia: «Sono sicuro che le linee 2 e 3 saranno un grande successo come lo è stato la prima linea e i cantieri mi sembrano procedere più velocemente. Spero che la tramvia arrivi dall’aeroporto Vespucci fino all’Ipercoop di Sesto, così da collegarci, anche perché pensiamo di allargare il polo». Come? «Portandovi la parte scientifica e tecnologica di Agraria, che oggi è alla Cascine. Non con il vecchio progetto faraonico, ma con un’operazione che vede coinvolti il Comune di Sesto, la Regione e la Città Metropolitana, nella quale noi cediamo il terreno per il nuovo liceo Agnoletti e lì vicino, su terreni nostri che non sono interessati da particolari vincoli per la futura pista di Peretola, tra 4-5 anni apriremo una nuova sede di Agraria». E per il centro, conclude il rettore, l’Università di Firenze continua a puntare sul polo umanistico e letterario: «Stiamo per terminare un altro lotto del restauro di Santa Teresa, apriremo alla città spazi chiusi da quasi 300 anni, e nel 2019 apriremo la sede di Lettere e Filosofia in via della Pergola, nell’ex Orbatello, lasciando le attuali sedi dove siamo in affitto. Mentre portiamo avanti, un passo alla volta, la grande biblioteca da 50 milioni di piazza Brunelleschi, contribuendo a riqualificare una zona che ne ha tanto bisogno».
In periferia Un museo hi-tech fuori dal quadrilatero, aiuterà a contrastare le visite mordi e fuggi Nell’hinterland Il Polo di Sesto crescerà, per questo speriamo che la nuova tramvia possa passare anche da lì