IL PREZZO DEL DECOLLO MANCATO
Chi ha detto che Lucca è una bella addormentata? Se guardiamo alla giostra politica di questi giorni in vista delle amministrative di primavera, appare addirittura una città danzante.
Le oscillazioni del Pd, lo scouting che fa da sfondo alla spasmodica ricerca di candidati provenienti dalla cosiddetta società civile, la sempre più palpabile delusione del cittadino nei confronti dei politiciamministratori locali, hanno favorito il crearsi di un melange fatto di rassegnazione e sconforto per i tanti nodi che non sono stati sciolti in questi lunghi anni. La spaccatura del Pd sulla ricandidatura del sindaco Alessandro Tambellini, il conseguente tormentone primarie sì primarie no e il clima avvelenato che si è respirato finora nel partito di maggioranza con il presidente del Consiglio comunale, Matteo Garzella, che ha sparato alzo zero sull’amministrazione, hanno offerto uno scenario a dir poco surreale. Una cosa è certa: se Tambellini e la sua giunta fossero riusciti nell’intento di far decollare la città attraverso la discontinuità con le amministrazioni precedenti, nessuno probabilmente avrebbe potuto mettere in discussione la ricandidatura del sindaco. Ma così non è andata. È mancata una visione complessiva del futuro: dalla viabilità al piano strutturale, al regolamento urbanistico, ad un serio programma per promuovere Lucca città della cultura, con ricadute positive sul turismo ad esempio. È ciò che i critici dell’attuale giunta imputano a Tambellini. Scene di film già visti. Nel 1998 la frattura nel centrosinistra, che governava la città con la lista «Vivere Lucca» di Giulio Lazzarini, fu scaricato dall’allora Pds che gli contrappose Antonio Rossetti come candidato ufficiale, spianando la strada al centrodestra che elesse Pietro Fazzi, il quale restò alla guida della città fino al 2006. È il timore di un bis che ha spinto il vertice regionale del Pd a tagliare il nodo con il comunicato di ieri. con il quale si dà via libera a Tambellini e si esclude il ricorso a primarie, nonostante le resistenze dei renziani. Ma con il consenso più o meno tacito del loro possibile candidato, l’ex presidente della Provincia e attuale consigliere regionale, Stefano Baccelli, che nelle eventuali primarie avrebbe avuto concrete possibilità di successo, così come una sua candidatura a sindaco avrebbe forse sparigliato un po’ di carte all’interno della coalizione avversaria. Nel calcolo dei rischi, evidentemente, si è arrivati a concludere che bisognava dare un taglio alla disputa e il segretario regionale Dario Parrini ha fatto valore il modello unitario deciso con Enrico Rossi alle ultime regionali, che premio lo stesso Rossi e il Pd (più forte in Toscana che in ogni altra regione). Diversamente il Pd avrebbe potuto aprire la strada al centrodestra, che quasi certamente sarà rappresentato da Remo Santini, caporedattore dell’edizione locale de La Nazione. Un centrodestra, però, che a sua volta è alla ricerca dell’unità. Dei contrasti interni, a parti invertite, fu vittima il centrodestra dell’ex sindaco Mauro Favilla. I personalismi e l’angusta visione politica degli esponenti dell’allora Popolo delle Libertà fecero da apripista proprio al successo di Tambellini nel 2012. Come se a Lucca la vittoria di un candidato dipendesse principalmente dalla debolezza del concorrente. E’ il segnale dell’assoluta mancanza di una seria cultura di governo. Invece è l’autoreferenzialità che ha sostituito gli ideali che i partiti tradizionali comunque possedevano, provocando un distacco sempre più marcato tra i cittadini e i loro rappresentanti. Per quanto riguarda il Pd, non resta che vedere come i renziani lucchesi incasseranno lo stop. Ora e al moneto delle elezioni. In generale, si può dire che il rischio più grosso è quello avanzato da un grande pensatore francese, Robert Sabatier: «C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel toglierli la voglia di votare».
Carenze Alla giunta Tambellini è mancata una visione complessiva del futuro: dalla viabilità al piano strutturale, fino al regolamento urbanistico