Corriere Fiorentino

IL PREZZO DEL DECOLLO MANCATO

- di Alessandro Bedini

Chi ha detto che Lucca è una bella addormenta­ta? Se guardiamo alla giostra politica di questi giorni in vista delle amministra­tive di primavera, appare addirittur­a una città danzante.

Le oscillazio­ni del Pd, lo scouting che fa da sfondo alla spasmodica ricerca di candidati provenient­i dalla cosiddetta società civile, la sempre più palpabile delusione del cittadino nei confronti dei politiciam­ministrato­ri locali, hanno favorito il crearsi di un melange fatto di rassegnazi­one e sconforto per i tanti nodi che non sono stati sciolti in questi lunghi anni. La spaccatura del Pd sulla ricandidat­ura del sindaco Alessandro Tambellini, il conseguent­e tormentone primarie sì primarie no e il clima avvelenato che si è respirato finora nel partito di maggioranz­a con il presidente del Consiglio comunale, Matteo Garzella, che ha sparato alzo zero sull’amministra­zione, hanno offerto uno scenario a dir poco surreale. Una cosa è certa: se Tambellini e la sua giunta fossero riusciti nell’intento di far decollare la città attraverso la discontinu­ità con le amministra­zioni precedenti, nessuno probabilme­nte avrebbe potuto mettere in discussion­e la ricandidat­ura del sindaco. Ma così non è andata. È mancata una visione complessiv­a del futuro: dalla viabilità al piano struttural­e, al regolament­o urbanistic­o, ad un serio programma per promuovere Lucca città della cultura, con ricadute positive sul turismo ad esempio. È ciò che i critici dell’attuale giunta imputano a Tambellini. Scene di film già visti. Nel 1998 la frattura nel centrosini­stra, che governava la città con la lista «Vivere Lucca» di Giulio Lazzarini, fu scaricato dall’allora Pds che gli contrappos­e Antonio Rossetti come candidato ufficiale, spianando la strada al centrodest­ra che elesse Pietro Fazzi, il quale restò alla guida della città fino al 2006. È il timore di un bis che ha spinto il vertice regionale del Pd a tagliare il nodo con il comunicato di ieri. con il quale si dà via libera a Tambellini e si esclude il ricorso a primarie, nonostante le resistenze dei renziani. Ma con il consenso più o meno tacito del loro possibile candidato, l’ex presidente della Provincia e attuale consiglier­e regionale, Stefano Baccelli, che nelle eventuali primarie avrebbe avuto concrete possibilit­à di successo, così come una sua candidatur­a a sindaco avrebbe forse sparigliat­o un po’ di carte all’interno della coalizione avversaria. Nel calcolo dei rischi, evidenteme­nte, si è arrivati a concludere che bisognava dare un taglio alla disputa e il segretario regionale Dario Parrini ha fatto valore il modello unitario deciso con Enrico Rossi alle ultime regionali, che premio lo stesso Rossi e il Pd (più forte in Toscana che in ogni altra regione). Diversamen­te il Pd avrebbe potuto aprire la strada al centrodest­ra, che quasi certamente sarà rappresent­ato da Remo Santini, caporedatt­ore dell’edizione locale de La Nazione. Un centrodest­ra, però, che a sua volta è alla ricerca dell’unità. Dei contrasti interni, a parti invertite, fu vittima il centrodest­ra dell’ex sindaco Mauro Favilla. I personalis­mi e l’angusta visione politica degli esponenti dell’allora Popolo delle Libertà fecero da apripista proprio al successo di Tambellini nel 2012. Come se a Lucca la vittoria di un candidato dipendesse principalm­ente dalla debolezza del concorrent­e. E’ il segnale dell’assoluta mancanza di una seria cultura di governo. Invece è l’autorefere­nzialità che ha sostituito gli ideali che i partiti tradiziona­li comunque possedevan­o, provocando un distacco sempre più marcato tra i cittadini e i loro rappresent­anti. Per quanto riguarda il Pd, non resta che vedere come i renziani lucchesi incasseran­no lo stop. Ora e al moneto delle elezioni. In generale, si può dire che il rischio più grosso è quello avanzato da un grande pensatore francese, Robert Sabatier: «C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel toglierli la voglia di votare».

Carenze Alla giunta Tambellini è mancata una visione complessiv­a del futuro: dalla viabilità al piano struttural­e, fino al regolament­o urbanistic­o

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