Restauro a metà, teatro da salvare
L’appello della preside del Machiavelli: lavori interrotti 8 anni fa, ora rischiamo di perdere tutto
Da dietro il fondale entrano, di soppiatto, rumori di sedie e banchi che si muovono, mormorio di ragazzi. Il palcoscenico buio e intatto deve confinare con qualche aula, la vita della liceo Machiavelli gira tutta intorno al settecentesco teatro dei Rinuccini, mentre qua dentro, tra gli stucchi bianchi, sotto l’affresco del naufragio di Aristippo e sotto l’immenso lampadario scintillante di cristalli e candele dorate regna un imbarazzante silenzio.
Dal 2008, quando gli operai incaricati dalla Provincia del restauro finirono la prima parte del loro lavoro. Dalle finestre impolverate entra poca luce ma tanto basta a svelare quello che era uno dei più prestigiosi teatri privati della città. Sotto il lampadario, davanti al palcoscenico, sembra che musicisti e attori stiano per entrare, che note e applausi, canti e gesti stiano per tornare a illuminare la scena. Pochi passi più avanti invece, aiutati dalla torcia di un cellulare si scopre che il palcoscenico intatto aveva illuso: ci sono i fili elettrici che penzolano dai muri dei camerini, gli intonaci sono lasciati a se stessi, c’è un mucchio di estintori da una parte, qualche telo da cantiere nell’anticamera, i bagni che hanno i sanitari e le piastrelle nuove non hanno porte, i radiatori hanno ancora funzioni decorative. Arrotolati su se stessi ci sono anche i sipari originali e le poltroncine, ammassate in una stanza accanto alla magica sala delle epigrafi, del tutto ignare delle moderne norme anticendio. Chi ha assistito a scuola ai lavori racconta che gli operai se ne andarono lasciando tutto in mezzo, anche le bottiglie d’acqua, forse pensavano di tornare a breve.
Eppure otto anni sono passati e il lavoro è rimasto a mezzo. Cos’è successo? «Non c’erano i fondi per iniziare il secondo lotto — spiega Giampiero Mongatti, delegato per la città metropolitana all’edilizia scolastica — Per finire quello che è stato iniziato servirebbero circa 300 mila euro. La Provincia prima, la Città metropolitana poi hanno avuto altre priorità». Oggi la priorità si chiama sicurezza e soldi per un teatro che non possono arrivare dalla Città metropolitana.
Intanto i ragazzi del Machiavelli recitano in teatri presi in affitto e la porticina che dal primo piano di palazzo Rinuccini porta al palcoscenico è sempre chiusa. È bastato affacciarsi da quella porticina alla nuova preside, Gilda Tortora, arrivata a Firenze a settembre, laureata in architettura con un passato di insegnamento di storia dell’arte, per decidere di far uscire dall’oblio il «meraviglioso gioiello» dei Rinuccini: «Se lasciamo passare ancora del tempo, con l’abbandono rischiamo di perdere anche la parte già restaurata — dice la preside — in accordo con la Città metropolitana e con la soprintendenza stiamo pensando a come attirare finanziamenti privati attraverso i vantaggi dell’Art bonus». L’appello che parte dalla scuola di via Santo Spirito interessa l’intero quartiere, l’intera città: «C’è anche un ingresso indipendente dalla scuola. Ma non potremmo in un prossimo futuro aprire il teatro a iniziative anche esterne al liceo?».