I ricordi perduti di Haber (malato di Alzheimer)
A Massa con Lucrezia Lante della Rovere fa il vecchio padre
Settant’anni da festeggiare con una prima nazionale al teatro Guglielmi di Massa: in scena torna Alessandro Haber, con Il Padre di Florian Zeller, venerdì e sabato. Andrea è un padre malato di Alzheimer, un personaggio tragicomico che inizia a perdere i i suoi ricordi e a scollegarsi con la realtà, «e nel suo perdersi diventa ridicolo — racconta Haber — prima sono un bambino, poi strabordo di lucidità, vedo gli altri intorno a me non capirci nulla e sono io che dico loro ‘fatevi curare’. Si ride e alla fine si soffre atrocemente, insieme a me che torno bambino e piango perché voglio mia madre».
Un testo geniale secondo Haber, interpretato con Lucrezia Lante della Rovere, dove sta peggio chi rimane lucido. Haber è sempre lo stesso: un attore dalla sterminata gavetta, che ha interpretato, dall’uomo comune a Bukowski. È un fiume in piena, mentre racconta di questa sua ultima fatica teatrale, passa dal sesso, alla vita, la malattia e la morte: «Non mi preparo mai, faccio incazzare registi e colleghi perché non so mai la parte fipaura. no al giorno prima; me la faccio sotto a ogni spettacolo; quando lessi per la prima volta il testo di Zeller non mi fece grande impressione, lo amai dopo, decisi di creare Andrea. Credo nella verità, il perfezionismo recitativo mi fa cagare, lo scriva pure. Preparare un personaggio è come un preliminare nel sesso. È quello l’eccitante, poi arriva l’orgasmo ma a quel punto il bello finisce, il personaggio è pronto, è finita». Ha settanta anni e interpreta un anziano malato di Alzheimer, ma non vede analogie con se stesso: «Non mi sento vecchio, me ne accorgo solo quando mi guardo allo specchio e mi sento la sciatica; il teatro è la mia salvezza, mi permette di rimanere con i miei giocattoli; ma una riflessione sulla morte è naturale, mi fa Penso che sarà triste trovarsi in quell’eterno grigio. Cosa ci salverà? Non credo nella reincarnazione, ma credo che si debba credere in qualcosa». Scopre che il Guglielmi è già tutto esaurito per la sua prima nazionale: «Mi stupisco a vedere tanta gente affamata di cultura. È raro. Oggi vedo intorno soltanto tanti telefonini e ragazzi che vorrebbero fare gli attori solo per apparire». Sembra essere arrivato il tempo dei bilanci, ma non per Haber: «Fateli voi giornalisti che siete più capaci. I miei esordi, i miei film, i premi, i tempi bui, i grandi con cui ho lavorato; il cinema che mi ha fatto conoscere al grande pubblico; quando sembra che ti abbiano dimenticato tutti e poi arriva quella telefonata». E ci lascia così, con il ricordo di quel cameo in Amici miei atto II di Mario Monicelli, davanti alla tomba della sua impareggiabile moglie Adelina: «Ancora mi fermano per strada — racconta —e mi dicono: ‘Non dovevi andare in Germania’”».
L’attore «Il teatro è la mia salvezza, mi permette di rimanere insieme con i miei giocattoli»