Etruria a Ubi, Bankitalia dice sì Resterà soltanto il marchio
Via libera alla vendita dell’istituto aretino, che in tre anni ha perso quasi 3 miliardi di raccolta
È arrivato il via libera di Banca d’Italia alla cessione di Nuova Banca Etruria — assieme a Nuova Banca delle Marche e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti — ad Ubi Banca al prezzo simbolico di un euro. L’offerta del gruppo bergamasco scadeva ieri a mezzanotte e il sì atteso ad Arezzo e non solo è arrivato alle 18.
L’annuncio della cessione chiude una fase iniziata nel novembre del 2015, con il decreto del Consiglio dei Ministri del governo Renzi e la nascita della Nuova Etruria con azionista unico Banca d’Italia, ma la fase di transizione per l’istituto aretino da sempre «banca dell’oro» non è terminato. A giorni ci sarà la stipula del contratto preliminare di vendita tra Palazzo Koch e Ubi, poi scatteranno i 90 giorni per avere l’ok delle autorità di vigilanza europee, quindi si firmerà il contratto di cessione e successivamente Ubi renderà noto il piano industriale con i dettagli sul futuro della banca, compreso il destino di dipendenti e filiali. Quello che già si sa è che Banca Etruria sarà incorporata per fusione in Ubi — il cui piano industriale prevede di arrivare ad una sola banca, incorporando tutte quelle del gruppo nella capofila, con anche importanti benefici fiscali — e perderà il consiglio di amministrazione, mentre il marchio dovrebbe invece restare anche perché Ubi in Toscana ha appena sette sportelli contro gli oltre ottanta di Etruria. L’istituto aretino aveva comunque già in programma una cura dimagrante da qui al 2019 con 150 lavoratori in uscita, che si aggiungono agli altri 250 che già dal 2012 hanno lasciato, e la chiusura di qualche decina di sportelli; sindacati e istituzioni locali, sindaco di Arezzo in testa, chiedono che non siano effettuati altri tagli. Oggi l’istituto ha 1.470 dipendenti e 166 filiali in tutta Italia, per una raccolta diretta complessiva di circa 4,3 miliardi di euro al 30 giugno 2016 e impieghi allo stesso periodo di 3,5 miliardi, e continuerà ad operare normalmente anche in questa fase di passaggio verso Ubi.
Ieri l’amministratore delegato della Nuova Banca Etruria, Roberto Bertola, non ha commentato il passaggio di proprietà del gruppo che comprende anche la fiorentina Banca Federico Del Vecchio, specializzata nella gestione del credito e dei patrimoni, e anche i vertici di Ubi non hanno rilasciato dichiarazioni, ma intanto la lunga fase di transizione è costata cara alla banca. Secondo i dati pubblicati dal Sole 24 Ore Banca Etruria in tre anni ha perso il 41% della raccolta, passata da 7 miliardi nel 2013 a 4,1 miliardi nel 2016, e i finanziamenti concessi si sono dimezzati dai 7,3 miliardi nel 2013 a 3,5 del 2016. Un conto salato, insomma, frutto delle turbolenze che hanno portato prima al commissariamento del febbraio 2015, arrivato proprio mentre si svolgeva il Cda che avrebbe dovuto approvare i risultati del 2014 con un rosso per oltre 140 milioni, e poi alla good bank da cedere sul mercato. Con, nel frattempo, le indagini per bancarotta fraudolenta (per i tanti milioni di euro concessi da Banca Etruria e mai rientrati) che nel dicembre dello scorso anno hanno visto gli avvisi di chiusura per ventidue indagati.