In 14 a Campi e a Bagno a Ripoli: «Ma a marzo via»
Oggi il trasferimento dei profughi che hanno accettato le soluzioni temporanee offerte dai Comuni
Accoglienza a tempo e nessuna integrazione (almeno per ora). La diaspora dei senzatetto somali — che fino all’incendio dell’11 gennaio scorso occupavano abusivamente l’ex mobilificio Aiazzone, all’Osmannoro — si arricchisce di un nuovo capitolo: ieri, i Comuni di Bagno a Ripoli e di Campi si sono fatti avanti per accogliere 10 dei 14 rifugiati (gli altri 84 hanno occupato l’ex convitto dei gesuiti a Firenze) ospitati da due giorni nell’ex biblioteca di via Fratti, a pochi passi dal municipio di Sesto. I dieci somali questa mattina raggiungeranno le nuove destinazioni, ma potranno restarci solo per due mesi e mezzo. Questo, infatti, prevede l’accordo tra i sindaci Falchi, Casini e Fossi: «Non lasciamo nessuno per strada e con l’aiuto della Caritas e delle associazioni del territorio offriremo a questi ragazzi tutto il supporto necessario — sottolinea il primo cittadino di Bagno a Ripoli — ma con il Co- mune di Sesto siamo stati chiari: entro il 31 marzo, o anche prima, i cinque somali dovranno lasciare la casa d’accoglienza».
Stesso discorso per Campi che ha deciso di alloggiare gli altri cinque rifugiati nella villetta di via delle Viole, confiscata alla mafia: «Ci siamo fatti carico delle situazioni più vulnerabili — spiega l’assessore al sociale Luigi Ricci — perché la struttura si occupa proprio di persone con gravi problemi psicofisici. La sistemazione sarà temporanea ed entro fine marzo dovrà essere libera».
Per gli ultimi 4 somali, infine, l’assessore al welfare, Camilla Sanquerin, è alla ricerca di sistemazioni ad hoc perché «si tratta di situazioni delicate che vanno trattate con la massima cautela. La donna del gruppo, però, ha accettato l’ospitalità nella casa Caritas di Santa Chiara a Sesto». Resta, però, un nodo (e neanche di poco conto) da sciogliere: cosa faranno i somali fino al 31 marzo? E chi si occuperà della loro integrazione? «Hanno la residenza, possono cercarsi un lavoro — aggiunge il sindaco Francesco Casini — Non sono più richiedenti asilo e quindi per loro non dobbiamo organizzare corsi o altro». «Valuteremo con gli assistenti sociali in base alle loro attitudini — gli fa eco l’assessore Ricci di Campi — ma è presto per parlare di questo. Ora la priorità è sistemarli».
Intanto, le indagini sul rogo dell’ex mobilificio Aiazzone vanno avanti: ieri pomeriggio il nucleo investigativo antincendio dei Vigili del fuoco è tornato in via Avogadro per fare chiarezza su quell’incendio che la notte dell’11 gennaio ha ucciso Alì Muse.
Il sindaco Casini «Integrazione? Ma quali corsi. Hanno la residenza, possono cercarsi un lavoro»