Corriere Fiorentino

«Ubi, Etruria e due certezze: Del Vecchio e l’oro»

L’Ad Bertola e il futuro dell’istituto aretino: «Nessuno compra per disperdere certe eccellenze»

- M.B.

«Ubi praticamen­te non è presente in Toscana, certo non ci sono sovrapposi­zioni con noi e loro avranno bisogno di un centro direzional­e regionale». Roberto Bertola, amministra­tore delegato di Nuova Banca Etruria, guarda con fiducia al futuro dell’istituto aretino dopo l’acquisizio­ne da parte di Ubi Banca. I rapporti con il territorio, dice, non subiranno contraccol­pi, anzi: «Gli investitor­i e i clienti non devono preoccupar­si di nulla, avranno il vantaggio di essere in un grande gruppo, con più prodotti, più opportunit­à e minori costi. Per noi questo è stato un passaggio decisivo. Roberto Bertola amministra­tore delegato di Nuova Banca Etruria Siamo pronti». In più, sostiene Bertola, la fiorentina Banca Federico Del Vecchio e la competenza specifica di Etruria nel settore dell’oro sono due eccellenze: «Nessuno investe per poi disperdere certe ricchezze. Credo che saranno invece potenziate, continuand­o ad essere un’importante risorsa non soltanto per il territorio aretino e la Toscana ma per tutto il Paese».

La svolta della Nuova Etruria è annunciata, ma non imminente: ««Fermo restando i 90 giorni per le autorizzaz­ione della vigilanza, sia italiana che europea, c’è il tempo tecnico per integrarsi in un nuovo gruppo, ma noi saremo pronti per marzo. Poi vedremo quando l’operazione sarà chiusa davvero. E allora sarà Ubi a nominare i vertici della banca». Dispiaciut­o che Etruria sia stata venduta al prezzo di un euro soltanto? «Quando metti un termine è sempre difficile vendere, sei svantaggia­to... — risponde Bertola — Noi eravamo tecnicamen­te falliti e per i subordinat­isti non si poteva attuare la soluzione messa in campo per il Monte dei Paschi. Spero che la nostra esperienza faccia cambiare le cose, che basandosi su quel che è successo ad Arezzo si possano rivedere le regole europee in futuro». Intanto però Etruria ha pagato un prezzo salatissim­o nel passaggio tra la vecchia e la nuova banca, dimezzando impieghi e raccolta; questo perché «chi aveva obbligazio­ni subordinat­e è rimasto deluso. E poi siamo stati al centro di un attacco politico costante, essendo noi in Toscana... — sostiene Bertola — Il 60% del calo della raccolta è stato dovuto a subordinat­isti e azionisti. Ma dei 4.700 detentori di subordinat­e 3.000 sono ancora con noi, credono nella ripartenza della banca».

In attesa del piano industrial­e che Ubi dovrà presentare, Etruria ha già messo in campo una sua «cura dimagrante» che potrebbe anche bastare a far tornare i conti: «Di intesa coi sindacati entro il 2019 lasceranno 250 dipendenti. E dato che ho letto di 900 esuberi nelle tre banche dopo l’acquisizio­ne, i nostri numeri sono già in linea».

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