«Sì, ma non basta Chi dà credito pensi anche al futuro»
«Siamo piccoli, ma esportiamo il 95% dei nostri prodotti, artigianato di lusso». Giacomo Lucibello, della terza generazione in azienda, presidente di Confindustria Giovani Toscana e della Scuola di Scienze Aziendali, si presenta così; una carta di identità comune nel nostro territorio. «Quello di Severini e di Intesa è uno stimolo, non certo una critica al nostro mondo», aggiunge. «L’analisi del manager di Intesa Sanpaolo e di Cassa di Risparmio di Firenze è corretta — afferma — anche se quello che ci manca non è il coraggio. Sono gli scenari incerti che non aiutano ad investire, che ci portano a giocare in difesa, consolidando i mercati in cui siamo, prima di aggredirne di nuovi. Il credito per un imprenditore è un’arma importate, ma va usata quando e dove serve, con giudizio». Dopo la premessa, il giovane imprenditore sottolinea: «Bene il coraggio ma da entrambe le parti. Devono averne anche loro, anche se capisco che per le banche non è semplice andare oltre certi parametri. Ma ci vogliono da parte loro analisi diverse, che tengano maggiormente conto non di cosa siamo ma di cosa vogliamo diventare, di progetti e sviluppo. Devono diventare consulenti delle imprese e lavorare assieme». «E se è vero che i grandi istituti sono avvantaggiati — sottolinea — è anche vero che hanno cambiato il loro linguaggio ed approccio proprio per la concorrenza delle piccole banche». Il presidente di Confindustria Giovani Toscana chiama in causa la politica. «Serve il suo supporto. La prima cosa che dovrebbe affrontare, anche coi pugni sul tavolo, è il tema delle sanzioni. Tante imprese del nostro territorio soffrono per le sanzioni alla Russia e ai Paesi dell’ex Urss: è bastato che Matteo Renzi da premier parlasse di rivederle per avere una ventata di ottimismo che ha avuto immediati esiti economici positivi. Anche la politica deve avere coraggio».