Da qui all’albergo sotto la valanga «Noi, a scavare in mezzo al silenzio»
La strada bloccata da un muro di ghiaccio di quattro metri. Per arrivare all’hotel Rigopiano e cominciare a scavare sotto la valanga che l’ha travolto, i vigili del fuoco di Firenze e Pisa vengono calati col verricello dall’elicottero. Sono dell’unità Usar di ricerca e recupero, hanno con sé telecamere che si infilano nei pertugi, sensori per rilevare il minimo rumore. Ma di fronte all’inferno dell’albergo si fermano un attimo, sgomenti: «Un tragico miscuglio tra un terremoto e una valanga», raccontano. «Ho visto materassi trascinati a centinaia di metri — spiega Luca Cari — Ci sono tonnellate di neve. E tronchi di albero e detriti ovunque». Ma raccontare da Farindola, Abruzzo, è difficile: la bufera ha messo fuori uso i ripetitori, i pannelli solari che alimentano i ponti radio. Per i 31 toscani all’hotel Rigopiano, il silenzio è d’obbligo: «Dobbiamo ascoltare — dicono — deve esserci silenzio per sentire ogni rumore, ogni suono che potrebbe venire dai sopravvissuti». Ad Amatrice, Cascia, Montereale, i luoghi del terremoto, ci sono invece i volontari delle Misericordie. Sono partiti in 75. Tra i primi, già da mercoledì, Daniele Lucarelli e Alessandro Mammoli di Empoli: fanno ricognizioni, raggiungono i posti isolati con la 4x4 per passare informazioni alla protezione civile. Ieri mattina sono stati i primi ad arrivare a Cesaproba (Montereale): la tensostruttura degli sfollati era crollata sotto il peso della neve, gli abitanti avevano dormito in una struttura non sicura. Così hanno lanciato il dispaccio: portate un’altra tensostruttura e pasti caldi. Ieri mattina, da Firenze 75 persone della Protezione Civile (della Regione, della Città metropolitana, dell’Alta Val di Cecina) è invece partita alla volta di quattro Comuni marchigiani: Muccia, Pieve Torina, Pievebovigliana e Fiordimonte. Obiettivo liberare le strade dalla neve. Sono arrivati con 25 mezzi, tra spalaneve, spargisale, frese e turbine. «Liberiamo le persone isolate che vivono nelle roulotte e le poche attività economiche ancora attive».