È di una pratese il testo della Mannoia favorita a Sanremo
La cantautrice pratese ha firmato la canzone della Mannoia per molti possibile vincitrice
L’ottimismo ha il turbante in testa. E il sorriso di chi sa essere tanto dolce nelle parole quanto Amara nel nome. L’abbiamo conosciuta due festival fa, Erika Mineo. Nome d’arte Amara. Cantautrice pratese, 30 anni, in gara a Sanremo tra le Nuove Proposte con la canzone Credo. Molto cliccata, molto applaudita. E lei con quell’immagine accattivante e quel copricapo esotico, più da sikh che islamico, che l’aveva subito fatta ribattezzare «la cantante col turbante». Non sfondò nonostante una buona canzone, buona presenza, bella voce. Che sapesse scrivere si era capito e infatti è tornata protagonista e data addirittura per super-favorita: è lei l’autrice di Che sia benedetta il brano di Fiorella Mannoia che tutti danno per probabile trionfatrice stasera all’Ariston. Se Marco Masini e Francesco Gabbani hanno una forte spinta ma forse non sufficiente da arrivare alla vittoria finale, forse Sanremo si tingerà di toscano grazie ad Amara.
Lei, da casa, fa il tifo: «Sto ricevendo messaggi bellissimi, importanti, pensieri profondi e intimi, parole forti e commoventi. Mi toccano dentro. Mi smuovono» scrive dai social alla vigilia della finale. È stata letteralmente sommersa di complimenti per la canzone. «Sono io che ringrazio voi — risponde — grazie per esserci con questa sincerità. Siamo il cammino, la storia, la verità, la verità che vive oltre il visibile. Siamo tutti uno, una cosa sola. Unica come la grandezza dell’essenza che portiamo addosso: la vita!». Concludendo con un’autocitazione da Che sia benedetta: «Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore».
L’ottimismo, dicevamo. Lo spirito positivo di fronte a ogni avversità. Per Amara è una cifra stilistica imprescindibile: «Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta» scrive in questo brano in cui alla vita dà del tu, come fosse un’amica. Lei che prima di arrivare ad accarezzare il sogno d’artista ha fatto la vivaista, la cameriera in un bar sul lungomare maremmano, l’artigiana nel campo del riciclo, ha tentato con Amici dodici anni fa, poi cinque volte le selezioni di Area Sanremo. Fino al 2015, quando finalmente passò. «A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio / A chi lotta da sempre e sopporta il dolore» prosegue, e sembra proprio stia parlando di se stessa. Come nel brano che portò al Festival con quella sfilza di «credo» che definì una «preghiera d’amore».
Da Credo a Che sia benedetta tornano i riferimenti, pur laicamente, ai temi sacri. Non inganni il turbante infatti, Amara è un’ex bambina cattolica che ha messo la fede in discussione, «sempre in cerca del divino, a volte perdendolo» fino ad abbracciare la filosofia buddista. «La musica stessa — dice — è un dono divino».