Carmine, una battaglia contro i mulini a vento
Caro direttore, ho letto il suo articolo su piazza del Carmine, pubblicato domenica scorsa sul Corriere Fiorentino, ed innanzitutto le riconosco una buona dose di coraggio e di oggettività, doti oggi quasi introvabili nel giornalismo. Ancora pochi anni ed articoli come il suo finiranno nelle «fake news»! Nulla da eccepire, quindi, del resto voi abitanti dell’Oltrarno siete in «punizione» per la vostra opposizione al progetto del garage sotterraneo: e se qualcuno nel frattempo è costretto a traslocare verso altre zone in Comune brindano! Quanto alla sua nostalgia per il Pci dei tempi andati sarei prudente: io che ho frequentato la zona dai tempi della scuola media (anno 1956) ed ho assistito a tutta la trasformazione fino ad oggi, le posso assicurare che già il vecchio Pci — contiguo ai poteri che dominano a Firenze — aveva pianificato l’espulsione dei residenti e delle attività produttive dalle zone di interesse turistico, alberghiero, immobiliare e residenziale con un doppio risultato: allontanare ceti bassi e predisposti alla protesta con clientela ricca pagante e con servi utili meglio se stranieri, ovvero estranei alla tradizione fiorentina. Questa operazione, lungi dall’essere terminata, accelera o rallenta secondo le crisi o le resistenze del tessuto sociale, ma è inesorabile. Il centro storico oramai non appartiene più ai fiorentini. La tecnica è elementare e consolidata: impedire l’esercizio delle attività commerciali utili al residente, a quelle produttive ed artigianali interrompendo il flusso veicolare, con il relativo corteggio di multe, sanzioni, regole, eccetera eccetera. Il discorso andrebbe inserito in un contesto economico e finanziario che si delinea nel sottofondo, ma questo è un breve commento. Un ultimo cenno, però, lo devo fare: per rendere immuni ed insensibili gli amministratori della cosa pubblica sono stati selezionati ad ogni livello, anche nazionale, i i soggetti in circolazione più ignoranti ed obbedienti. Auguri.