Corriere Fiorentino

Dov’è nata l’automobile

All’Istituto Ximeniano è custodito il prototipo del primo motore a scoppio La sua invenzione si deve al fiorentino padre Eugenio Barsanti, anche se fu attribuita a un tedesco

- di Daniela Cavini

Uno scienziato morto misteriosa­mente, un’invenzione scippata: è la storia di come il primo motore a scoppio — inventato a Firenze, ora in mostra all’Osservator­io Ximeniano — fu attribuito a un tedesco. Mentre il vero artefice della scoperta, padre Eugenio Barsanti, si spegneva con strani sintomi in Belgio, dopo aver tentato di far partire la produzione industrial­e del suo prototipo.

Benvenuti allo Ximeniano, antico laboratori­o astronomic­o fondato dal gesuita Leonardo Ximenes, oggi ente di ricerca meteorolog­ica e geofisica, stazione di rilevament­o di temperatur­a e polveri inquinanti. Un luogo di scienza ancora attivo nelle stanze in cui nacque, nel 1756. Qui un modello (ricostruit­o) del motore Barsanti-Matteucci — i due ingegneri che lavorarono alla scoperta — fa bella mostra di sé: pistoni e valvole raccontano di un’epoca capace di sfruttare pressione, metano e una scintilla, per sparare l’uomo nel futuro. È il primo motore a combustion­e interna della storia, superiore alla macchina a vapore perché più maneggevol­e, più sicuro, facile da avviare. Il primo passo verso l’automobile. Un progetto tutto fiorentino: nasce nel 1853 nei locali dello Ximeniano, fra il Duomo e San Lorenzo, dove padre Barsanti vive e insegna matematica; viene realizzato nei laboratori della Pignone, allora Fonderie Bernini, e il brevetto depositato all’Accademia dei Georgofili (poi anche in Francia, Prussia e Piemonte). Ma questa è un’Italia pre-unitaria, priva della forza di uno stato centrale capace di tutelare le scoperte a livello internazio­nale; e priva anche di un’industria meccanica di precisione, dunque costretta a guardare oltrefront­iera per la realizzazi­one delle proprie idee. Così, di fronte al moltiplica­rsi delle richieste di produzione e commercial­izzazione del motore, Barsanti decide di andare a Seraing, in Belgio, rivolgendo­si alla società di John Cockeril. Il quale — incredulo — chiede allo scienziato di portargli il prototipo, di (ri)montarlo e farlo funzionare. Cosa che puntualmen­te l’italiano fa. «Gli operai rimangono a bocca aperta — racconta il professor Renzo Macii, dell’Osservator­io Ximeniano — lo sappiamo dalle lettere qui inviate da Barsanti, e conservate in archivio. La scoperta italiana è una rivoluzion­e». Purtroppo dopo due mesi il padre del motore a scoppio si ammala e muore, proprio lì, a Seraing. È il 1864. La diagnosi è tifo petecBarsa­nti chiale. «Ma i telegrammi che il fratello invia all’Osservator­io durante la malattia — continua Macii — evidenzian­o strani sintomi: un medico fiorentino avanza l’ipotesi di veleno». Poco dopo, l’invenzione del motore a combustion­e viene ufficialme­nte attribuita all’ingegnere tedesco Nikolaus August Otto, autore di disegni stranament­e simili a quelli dei due italiani. Il Bel Paese perde la partita. Eppure al Deutsches Museum di Monaco una riproduzio­ne della macchina a grandezza naturale è oggi esposta con la seguente targhetta: «Modello del primo motore a scoppio della storia, ideato e costruito da Eugenio e Felice Matteucci»…

Non è solo il futuro dell’automobile, a essere concepito in via Borgo San Lorenzo. La storia della scienza batte fra le mura di questo sacro edificio fin dalle sue origini. È qui, nel collegio dei nobili edificato dai gesuiti nel convento di San Giovannino, che viene alla luce la meteorolog­ia: siamo nella seconda metà del ‘600, dalle stanze dell’Istituto padre Luigi Antinori coordina il primo servizio meteorolog­ico del mondo, la cosi detta rete medicea, network di stazioni meteo situate proprio nei collegi dei nobili che i Gesuiti hanno sviluppato a Innsbruck, Bologna, Parigi, Varsavia, Milano. La rete lavora con i barometri e i termometri inventati dai membri dell’Accademia del Cimento, consorteri­a di discepoli di Galileo sostenuta dal Granduca Ferdinando II dopo la morte dello scienziato. Quando arriva padre Ximenes, cento anni dopo, anche le lenti vengono puntate verso il cielo: agli interessi di idraulica, il grande matematico aggiunge quelli di astronomia, e in un’epoca ancora restia ad ammettere la centralità della scienza, fa brillare l’Istituto per la qualità dei suoi studi sull’obliquità dell’eclittica o sull’influenza della luna sulle maree. Tale il prestigio di Ximenes che quando la Compagnia di Gesù viene soppressa e i locali affidati agli Scolopi (che installano le proprie scuole pie, oggi Liceo Galileo), allo scienziato è concesso di restare e continuare gli studi fino alla morte. Oggi la collezione astronomic­a a lui dedicata espone telescopi, bussole, strumenti geodetici. Ma ci sono anche i sismografi, attivi fin dall’800. C’è il cannocchia­le per misurazion­i trigonomet­riche con cui padre Giovanni Inghirami realizza nel 1830 la prima «Carta geometrica della Toscana»: un lavoro così importante che quando l’Accademia delle Scienze di Berlino intraprend­e la prima costruzion­e di un atlante astronomic­o, assegna al sacerdote italiano una porzione della mappa del cielo, e lui la fa così bene, che gli astronomi tedeschi gli dedicano una valle della luna e un cratere, ancor oggi denominato «cratere Inghirami». Firenze, luogo di rinascimen­to anche nella ricerca scientific­a. Lo scrigno storico dello Ximeniano contiene altre gemme, i barometri, gli igrometri. Svetta su tutti il gigantesco telescopio newtoniano — incastonat­o nella torre dell’Istituto — presentato al 3° Congresso degli scienziati italiani del 1841, a Firenze. «Due sono gli eventi disastrosi che mettono fine alle osservazio­ni astronomic­he dello Ximeniano — continua Macii — l’introduzio­ne in piazza Duomo di una stazione di posta, un tram a cavallo con ruote cerchiate; e l’arrivo dell’illuminazi­one pubblica a gas». Siamo nella seconda metà dell’800: vibrazioni e luce diffusa scacciano dal centro fiorentino l’osservazio­ne del cielo, che si sposta ad Arcetri. Il telescopio rimane lì, agganciato alla cupola, ancor oggi visibile a tutta la città; muto testimone dello splendore scientific­o di un luogo e di un tempo in cui scienza e fede smettono di combatters­i. E se non riescono ad abbracciar­si pubblicame­nte, almeno in privato si tendono la mano.

10 Continua. Le precedenti puntate sono uscite il 23/3, 12/4, 6/5, 14/6, 14/9, 30/10, 20/11, 17/12 2016 e il 24/1 2017

 Nasce qui nella seconda metà del ‘600, anche il primo servizio di meteorolog­ia del mondo

 ??  ??
 ??  ?? Telescopio Newtoniano
Telescopio Newtoniano
 ??  ?? La Biblioteca dello Ximeniano
La Biblioteca dello Ximeniano
 ??  ?? Da sapere A sinistra il primo motore a scoppio inventato a Firenze da padre Eugenio Barsanti e da Felice Matteucci Sopra una cartolina con l’immagine di padre Eugenio Barsanti
Da sapere A sinistra il primo motore a scoppio inventato a Firenze da padre Eugenio Barsanti e da Felice Matteucci Sopra una cartolina con l’immagine di padre Eugenio Barsanti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy