LARGHE INTESE PER SANTO SPIRITO
Santo Spirito, i ristoratori: furti e molestie. Ieri due volanti in piazza. Divide l’idea dei vigilantes
Dava un certo sollievo ieri incrociare in Santo Spirito gli agenti di polizia (in divisa, ma anche in borghese) che hanno presidiato per tutto il giorno la piazza e le strade adiacenti, dove usualmente spadroneggia lo spaccio di droga. Due-trequattro pusher. A volte anche una decina, sparpagliati (però dal tramonto in poi, non a mezzogiorno…) nei tradizionali punti vendita (come l’imbocco di via Mazzetta, via delle Caldaie, via Sant’Agostino e via Serragli, subito dopo l’incrocio del «Canto della Cuculia»). Due Volanti (o due «Gazzelle» dei carabinieri) possono ridare a un intero quartiere la sicurezza perduta? Se potessimo rispondere sì significherebbe che l’emergenza potrebbe essere facilmente risolta. Non è così. Ma una pattuglia può ribaltare quel senso di abbandono, impotenza e rassegnazione che deriva da anni e anni di allarmi caduti nel vuoto, segnando un primo recupero di fiducia. Che dovrebbe essere l’obiettivo pregiudiziale di tutte le nostre istituzioni di fronte a un disagio crescente dei cittadini.
Lo scaricabarile delle responsabilità può servire a qualcuno per autoassolversi, non a ridare tranquillità agli abitanti di un intero quartiere. Tanto più che per sconfiggere lo spaccio senza freni che abbiamo portato alla ribalta in questi giorni serve una combinazione di fattori: 1) la consapevolezza che non si può più sottovalutare l’entità del fenomeno; 2) una collaborazione fattiva e costante a tutti i livelli (Comune-Prefettura-Forze dell’ordine); 3) la capacità di coinvolgere residenti e commercianti in una sfida che va oltre la gestione stretta dell’ordine pubblico.
Sul caso di Santo Spirito non vanno sollevati polveroni che durano 48 ore e lasciano inalterata la realtà. Né è utile scatenare polemiche fini a se stesse. Più volte, come Corriere Fiorentino, noi abbiamo chiesto che finalmente si apra il dossier Oltrarno nella sua completezza, perché la sicurezza non germoglia da sola ma è l’aspetto più delicato e urgente di una maggiore vivibilità complessiva del quartiere, dalla difesa della sua identità al sostegno delle sue attività economiche. I frati agostiniani, dal canto loro, simboleggiano la concreta disponibilità della cosiddetta società civile a dare una mano vera, nell’esclusivo interesse di chi in Santo Spirito lavora, abita, vive. Bisogna evitare che l’esasperazione finisca per travolgere la (residua) speranza di una svolta. Che sarebbe storica.
Ridotti a presidiare le posate. Al ristorante Borgo Antico di piazza Santo Spirito i gestori hanno chiesto ai loro dipendenti di non apparecchiare più i tavoli esterni perché le lame venivano sistematicamente rubate dagli spacciatori. «Cosa ne fanno? Semplice, ci tagliano l’hashish per dividerla in pezzi da 20 euro. Come lo abbiamo capito? Abbiamo sorpreso due di loro a lavoro. Si erano perfino appoggiati su un tavolo, accanto a dei clienti inorriditi dalla scena». Ma è in via delle Caldaie che i pusher dell’Oltrarno danno il peggio: «Una settimana fa siamo rimasti scioccati da un immagine: in cinque, completamente ubriachi, si sono azzuffati a colpi di bottiglie, calci e pugni — dice il barista del ristorante Gurdulù — Poi, come se nulla fosse successo, hanno inziato a controllare ogni angolo della strada alla ricerca di un voluminoso pacchetto ritrovato accanto a una delle nostre vetrine».
Ma non è solo in piazza Santo Spirito e via delle Caldache lo spaccio in Oltrarno dà il peggio di sé. In via dei Serragli commercianti e residenti si sentono assediati da quel gruppetto di nordafricani che si è diviso il quartiere per piazNegli zare meglio dosi di hashish e cocaina. E lo smercio avviene a tutte le ore del giorno e della notte sia davanti ai negozi che davanti agli ingressi delle abitazioni. E poco importa se, nel momento della cessione, passano uomini, donne e bambini perché gli spacciatori si comportano come dei ras a cui tutto è dovuto, soprattutto il rispetto. Ma qualcuno ha provato a ribellarsi, senza purtroppo sortire alcun effetto se non quello di scatenare la rabbia dei pusher. Ne sa qualcosa il titolare dell’antica trattoria Ginone che si è visto costretto a smontare il suo dehors perché nelle piante ornamentali che aveva messo sulla pedana ci veniva nascosta la droga. Non solo: «Quando dividono il fumo o la coca hanno perfino
La pagina del Lungarno torna domani, le rubriche Vite vissute e Via Lattes saranno pubblicate martedì
la faccia tosta di chiedermi della carta stagnola. Spesso ci litigo e li butto fuori dal ristorante ma con tutto quello a cui siamo costretti ad assistere potrei scriverci un bestiario. Qualche giorno fa avevano steso della polvere bianca sul cofano di un’auto, erano in quattro, e uno alla volta hanno inziato a sniffare. Tutti, in questa strada, sanno dove viene nascosto lo stupefacente: sotto i paraurti delle auto, nei bauletti dei motorini lasciati aperti e nei tubi di scappamento, ma nessuno parla perché questa gente ha seminato il terrore. anni ho presentato tante denunce e a dire la verità alcune retate le hanno anche fatte ma dopo qualche giorno gli spacciatori erano di nuovo davanti al solito internet point a fare i loro comodi. A questo punto mi faccio gli affari miei perché non vorrei ricevere una coltellata».
Ieri, per la prima volta dopo mesi, i pusher dell’Oltrarno hanno evitato le strade e le piazze del quartiere. Merito della presenza, in Santo Spirito, di due volanti della polizia e di alcuni agenti in borghese che sono rimasti nel rione fino alla notte. Ci torneranno anche domani e nei prossimi giorni, fanno sapere dalla questura, e fino a quando il problema non sarà risolto. Intanto, la proposta lanciata ieri sul Corriere Fiorentino da alcuni commercianti e residenti che, per combattere degrado e spaccio, si dicono pronti ad assoldare i vigilantes sembra dividere il quartiere: «Pagare delle guardie giurate? Ci si può riflettere ma non è la soluzione. Non abbiamo la forza per tirare fuori altri euro. Ci pensasse la polizia a ripulire le strade e il Comune mettesse più telecamere e fari».