Corriere Fiorentino

«No, ha fatto bene Adesso il teatro ha basi più solide»

Giani: i conti erano già disastrati

- E.S.

«Sono sinceramen­te dispiaciut­o per le sue dimissioni. Considero Francesco Bianchi una figura fondamenta­le senza la quale il teatro del Maggio avrebbe imboccato la strada del dissesto senza scampo» dice il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani.

Lei dunque sta dalla parte di Bianchi?

«Sì. Certo, capisco anche che si sia trovato a dover prendere posizioni molto impopolari, ma sono sicuro che lo abbia fatto nell’interesse del teatro. Se è stato possibile snellire una struttura sovrabbond­ante che non avrebbe retto ancora molto a lungo alle necessità di equilibrio finanziari­o, è merito suo. La mia valutazion­e sul suo operato nel complesso è positiva».

Quale merito particolar­e riconosce a Bianchi?

«Solitament­e la classe di imprendito­ri culturali a cui lui appartiene, difficilme­nte sa dire “no” anche quando ce n’è bisogno. Ed è per questo motivo che molte strutture liriche si sono trasformat­e in fonti di debito incredibil­i. Al Maggio abbiamo visto fasi in cui i biglietti staccati non coprivano neanche il 10 per cento delle entrate. Bianchi è andato controcorr­ente, ha dato una razionalit­à economica alla struttura. Alla lunga ha creato impopolari­tà, cattivi umori, è passato a un’altra dimensione. Ma era inevitabil­e».

E il difetto più evidente che il sovrintend­ente ha manifestat­o in quattro anni di governo della Fondazione?

«È stato un difetto di natura comunicati­va. Capiamoci su un principio di fondo: non si può certo chiedere a Francesco Bianchi di interpreta­re, come fa il maestro Zubin Mehta, il sogno che la Cultura con la C maiuscola evoca. Non gli si può chiedere nemmeno un sorriso, se per questo. Francesco Bianchi non è una persona che crea consenso con l’accondisce­ndenza. E si è creato molti nemici».

I critici contestano a Bianchi di non aver raggiunto il pareggio di bilancio. Lui sostiene di sì. Chi ha ragione?

«Non fa nessuna differenza. Ha trovato una situazione disastrata e, per come erano messi i conti del Maggio musicale fiorentino, ha fatto moltissimo».

Non si poteva chiedere di più?

«Si può sempre fare di più ma non ci si può nemmeno lamentare. Penso che il teatro debba sempre essergli grato. Perché viviamo in un mondo in cui nessuno sembra più sapere o volere prendersi delle responsabi­lità scomode. Lui invece ha saputo e voluto farlo. E non è poco».

 Rapporti Il difetto di Bianchi è stato di natura comunicati­va: inevitabil­e creare cattivi umori

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