Corriere Fiorentino

«All’ex premier serve un reset: progetti e facce nuove»

La politologa Campus: nessun colpo di grazia, ma il nuovismo non basta più

- di Claudio Bozza

«Non essendo coinvolto direttamen­te nello scandalo Consip, per Matteo Renzi non parlerei di colpo di grazia. Indubbiame­nte, però, il coinvolgim­ento di suo padre Tiziano e del ministro Luca Lotti, non hanno ripercussi­oni positive. Ma mi pare prematuro vedere la caduta definitiva dell’ex premier». Donatella Campus, docente dei Scienza della politica all’Università di Bologna, è autrice de Lo stile del leader. Decidere e comunicare nelle democrazie contempora­nee, saggio edito da Il Mulino che indaga sul governo dei grandi leader europei, attuali e passati.

Però Renzi deve affrontare mediaticam­ente questa inchiesta subito dopo la batosta del referendum. Quali sono i rischi reali che corre?

«È un leader che sta affrontand­o una fase difficile: la scissione del Pd mette in luce l’incapacità di risolvere un problema Donatella Campus, docente di Scienza politica all’Università di Bologna, è autrice de Lo stile del leader, saggio de Il Mulino, che analizza modo di decidere e comunicare delle democrazie contempora­nee di dissenso nel partito. Anche se riuscirà a vincere le primarie del 30 aprile non godrà di ricadute positive, nonostante che il divorzio interno ai democratic­i sia una sconfitta generale del Pd e non di Renzi e basta».

Come giudica la strategia di Renzi per tentare di recuperare la leadership del Pd?

«Ci sono diversi modi di reagire ad una battuta d’arresto. Storicamen­te ci sono stati dei leader che hanno preferito fermarsi un giro. Renzi ha invece scelto di proseguire la sua partita politica. Si è preso anche una pausa di riflession­e, ma non è stato un distacco chiaro. Ha accettato il fatto che le cose non siano andate come diceva lui, e ora si sta riposizion­ando: una strategia dalla natura un po’ ambigua».

È come se si fosse quasi auto rottamato?

«Non si può che attendere, per capire se Renzi riuscirà a rigenerare la propria immagine. Ora però l’ex premier si dovrà reinventar­e, e non sarà facile visto che non potrà più puntare sulla forza del suo profilo energico e rottamator­e che gli ha consentito di massimizza­re il consenso e bruciare le tappe verso Palazzo Chigi».

E allora che mossa gli resta da giocare?

«Non può che rilanciars­i con un progetto politico basato su un nuovo stile e nuovi contenuti, che vada oltre certe caratteris­tiche personali che lui incarnava: il nuovismo su tutte».

È la prima volta che Renzi non dà le carte nell’agone politico e. Quanto lo mette in difficoltà questo fattore?

«Ha avuto anche altri momenti in cui non era in posizione di forza. Secondo me deve essere una fase diversa: per questo ha deciso di non staccare e rimanere in campo».

Deve rinnovare anche i volti di chi gli sta attorno, come sta tentando di fare anche Berlusconi?

«Quando Renzi avrà deciso per bene quale sarà il nuovo messaggio politico, le persone verranno di conseguenz­a. L’ex premier dovrà essere abile a valorizzar­e le facce nuove, dinamica per lui un po’ paradossal­e. Questo, d’altra parte, è il compito di un leader: scegliere una squadra coerente con il proprio programma».

Aver perso per strada i compagni della «ditta» è un bene o un male per il futuro del Pd ad eventuale trazione renziana?

«Essere arrivati alla scissione, mostrando che non c’era una capacità di ricomporre il dissenso è una sconfitta per tutti. L’elettorato è un po’ spiazzato e deluso davanti a questo esito: alle elezioni vedremo quanto dai numeri».

Se si tornasse alle urne con il proporzion­ale, la sfida di Renzi diventereb­be ancora più difficile?

«Non si può dire con certezza. Dipende da quando si vota da cosa succederà. Adesso non è facile dire chi può favorire questo o quel sistema elettorale».

Come deve cambiare lo stile di Renzi?

«È stato percepito come arrogante, anche perché c’è stata una vera sovrapposi­zione tra il suo stile di leadership ed il suo stile personale. Ora deve resettarsi. Io penso che Renzi sia un leader agentico: trasmette assertivit­à, capacità di decisione ed energia. In positivo sono elementi che lo hanno valorizzat­o, ma in negativo hanno condiziona­to la capacità di ascolto e di aggregazio­ne di idee diverse».

 Il compito del leader? Scegliere una squadra coerente con il suo programma

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