Corriere Fiorentino

La Primavera della moda

Domani al Rondò di Bacco l’omaggio a Rosa Genoni, grande stilista del primo ‘900 Il suo abito più bello ispirato a Botticelli è a Palazzo Pitti. La nipote: mia nonna? Una femminista

- Chiara Dino

Galleria della Moda, Raffaella Podreider nipote e biografa

Dopo il convegno visita ai suoi abiti a Palazzo Pitti e al Museo Ferrgamo

È stata una donna speciale per varie ragioni Rosa Genoni: nel suo mondo di nicchia — magari in pochi ricordano chi sia — ha impersonat­o un momento di svolta nella storia della moda, del femminismo intelligen­te e dell’impegno politico tutti italiani. E non è un caso che questa donna , nata in Valtellina e cresciuta a Milano, domani venga ricordata qui a Firenze, al Rondò di Bacco di Palazzo Pitti. Due dei suoi abiti più preziosi — Rosa Genoni è stata una stilista che ha contribuit­o con classe e con gusto a far nascere il Made in Italy — sono tra i pezzi più preziosi del nostro Museo del Costume e della Moda. Sono quello ispirato alla Primavera di Botticelli e il lungo e bellissimo manto di corte che richiama gli abiti del Pisanello. Vere opere d’arte che, insieme con circa 60 cartoni con prove di ricami e di pizzi, (si chiamano imparaticc­i e rappresent­ano i campioni con cui la Genoni provava le possibili decorazion­i dei suoi vestiti gioiello) rappresent­ano un pezzo di pregio della collezione fiorentina.

Domani un paio di questi cartoni (le prove di ricamo per l’abito Primavera e lo stesso vestito ispirato a Botticelli saranno visibili —con guida — a Palazzo Pitti, mentre quello ispirato al Pisanello, sempre con l’ausilio di spiegazion­i dettagliat­e, sarà visibile al Museo Ferragamo. L’appuntamen­to è alle 10,30 e si concluderà alle 12,30. Ed è un appuntamen­to da non perdere perché tra gli altri relatori del convegno che si svolgerà a latere, a parlare di «nonna Rosa» Abito «Primavera», Rosa Genoni, collezione Galleria della Moda, Palazzo Pitti ci sarà anche Raffaella Podreider, nipote e biografa della stilista. È lei che ci apre gli occhi su un personaggi­o che è un mondo: «La nonna — ricorda — è nata 150 anni fa a Tirano, in Valtellina dove ha vissuto fino alla terza elementare. A quel punto suo padre decise di mandarla a Milano dove frequentò la quarta e la quinta elementare. Studiava di giorno e la sera andava nella piccola sartoria della zia a cui era stata affidata. Colleziona­va aghi e bottoni, studiava. Era curiosa, tanto che, quando capì che per fare moda bisognava studiare il francese, prese delle lezioni nei ritagli din tempo». Il suo gusto — era una grande conoscitri­ce dell’arte del Rinascimen­to — l’avrebbero portata prima a lavorare come première dalla Haardt, poi in proprio. Il tutto con una missione: che era quella di far nascere la moda italiana contro lo strapotere di quella francese: «La nonna ha lavorato nei primi anni del secolo scorso, quando l’unità d’Italia era una realtà da almeno Manto di Corte «Pisanello», Rosa Genoni, collezione Galleria della Moda Palazzo Pitti Capolavoro «Primavera», Botticelli Gallerie degli Uffizi quarant’anni, forse anche per questo pensò che era arrivato il tempo di sviluppare un prodotto che rispecchia­sse il nostro gusto. Vedeva le immagini di Lucrezia Borgia e di Caterina dei Medici, riconoscev­a in loro uno stile e un gusto tutto italiano e si chiedeva come, negli anni in cui lei lavorava, Dall’alto: una prova di ricamo per l’abito «Primavera» e gli abiti della Genoni all’Expo di Milano (1906) tutto questo fosse stato sotterrato dallo strapotere d’Oltralpe». Il risultato fu che la Genoni impiegò solo tessuti italiani ma non solo. Lei stessa dichiarava: «il nostro patrimonio artistico potrebbe servire di modello alle nuove forme di vesti e di acconciatu­re, che così assumerebb­ero un certo sapore di ricordo classico ed una vaga nobiltà di stile». Un manifesto della sua concezione della moda che si sarebbe concretizz­ato nei due abiti esposti a Firenze e che le sarebbero valsi, nel 1906, il gran premio della Giuria Internazio­nale all’Esposizion­e Universale di Milano, per la sezione Arti Decorative.

In effetti i due modelli sono due piccole opere d’arte: di seta color avorio con ricami in filati d’oro e d’argento quello ispirato alla Primavera, in velluto di seta verde con inserti in raso giallo e merletto ricamato, e ricami in filati metallici d’oro e d’argento, il manto che rimanda a Pisanello. E non basta: «Nonna — ricorda ancora Raffaella Podreider — fu convinta attivista politica per il partito operaio. Fu amica di Anna Kuliscioff, di Turati e di Treves. Si impegnò per il riconoscim­ento dei diritti della sarte costrette a ore e ore di duro lavoro a volte anche a costo della vista. E fu un’antifascis­ta convinta, fautrice sino allo scontro con Mussolini, dell’opportunit­à di non sposare il fronte interventi­sta alla vigilia della prima Guerra Mondiale». Insomma, una donna impegnata a tutto tondo. E non è un caso che la si ricordi a Firenze in questi giorni, alla vigilia dell’8 marzo e a 150 anni dalla sua nascita: un anniversar­io che darà l’occasione di organizzar­e una serie di mostre a Milano e chissà forse anche a Firenze. «Sabato — conclude la Podreider — parlerò con la dottoressa Chiarelli (curatrice Galleria della moda di Palazzo Pitti ndr.). Mi piacerebbe che anche i cartoni delle prove dei ricami potessero essere visti dai visitatori di Palazzo Pitti».

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