Corriere Fiorentino

Il sindaco chiede di alzare a 10 anni di residenza il limite per accedere ai bandi. La Regione: niente discrimina­zioni Nardella: rischio ghetti a Firenze

«Ci sono troppi stranieri nelle nostre case popolari, attenti all’effetto banlieue»

- Storni

Le case popolari di Firenze rischiano l’effetto banlieue, proprio come le periferie delle grandi capitali europee. E contro il rischio ghetto il sindaco Dario Nardella chiede di cambiare le regole: «Ci sono troppi stranieri nelle case popolari. Ora bastano cinque anni di residenza per accedere ai bandi, bisogna innalzare il limite a dieci».

«Troppi stranieri nelle case popolari. A Firenze è rischio banlieue». Il sindaco Dario Nardella non usa mezzi termini e punta il dito contro la legge regionale, che prevede, tra i requisiti per accedere ai bandi Erp, la residenza sul territorio da 5 anni. Troppo poco, ha detto Nardella a Lady Radio, «bisogna aumentarlo a dieci anni». Più tutele agli italiani, è in sostanza la richiesta: «La Regione Toscana, con cui apriremo una vertenza, deve battere un colpo su questo, altrimenti trasformer­emo le nostre case popolari in ghetti. Lo dico da politico di sinistra». In disaccordo l’assessore regionale alla casa Vincenzo Ceccarelli: «La nostra legge segue i principi della Corte Costituzio­nale. Prevedere limitazion­i del diritto alla casa, utilizzand­o il criterio della storicità, non deve tradursi in norme discrimina­torie».

Sono poche, sul panorama nazionale, le città dove è prevista la residenza da dieci anni tra i requisiti per accedere ai bandi. Nella maggior parte delle città, al contrario, è sufficient­e avere la residenza, senza indicazion­i relative alla durata. Un’idea, quella espressa dal sindaco Nardella, che non piace neppure al sindacato degli inquilini Sunia, secondo il quale la soluzione non è diminuire la domanda di case popolari escludendo alcune persone dalle graduatori­e, ma aumentare l’offerta di alloggi: «La Toscana necessita di 25mila case popolari in più — ha detto Simone Porzio del Sunia — Così sarebbe risolta l’emergenza». In ogni caso, ha aggiunto, «ad oggi gli stranieri nelle case popolari fiorentine sono meno del 10 per cento». D’accordo con Nardella invece Jacopo Cellai consiglier­e comunale di Forza Italia che rilancia: «Apprezziam­o il coraggio del sindaco, adesso vedremo se la svolta contro l’assistenzi­alismo e il buonismo annunciata diventerà realtà».

Un allarme, quello del sindaco, arrivato all’indomani dei numerosi disagi registrati nel condominio di alloggi Erp in fondo a via Toscanini, dove poche settimane fa un residente ha ferito un agente di polizia e dove, ha sottolinea­to il sindaco, «ci sono troppi immigrati». Il riferiment­o è ai civici 23, 27, 23 e 25, dove è difficile trovare un cognome italiano sui campanelli. Berisa, Ivanidze, Bahry, Sandescu. Il 70 per cento degli inquilini è straniero. «Eppure è stato il Comune — dice Antonio, residente italiano — a decidere di concentrar­e qui tanti stranieri e tante situazioni di disagio. Così è difficile creare integrazio­ne e si creano contesti esplosivi».

Molti abitanti di questo blocco di appartamen­ti, inaugurati circa un anno fa, provengono dall’emergenza sfratti. Tanti morosi che non riuscivano più a pagare l’affitto sono finiti qui, a canone calmierato. Tra loro anche gli ex residenti della limitrofa via Castelnuov­o Tedesco. E poi alcuni abitanti provenient­i da situazioni di disagio psichico. Sono frequenti,

Chi è?

I campanelli di via Toscanella dove i cognomi italiani sono pochissimi soprattutt­o la sera, i diverbi condominia­li che sfociano in vere e proprie liti, talvolta in risse. A causarle è soprattutt­o il mancato rispetto delle elementari regole di convivenza. L’emarginazi­one del condominio attrae ulteriore emarginazi­one all’esterno. Nel parcheggio sottostant­e, staziona quotidiana­mente un camper. C’è un gruppo di ragazzi che dorme qui e usa il marciapied­e come latrina. Il puzzo si sente. Qualcuno addirittur­a, dicono i residenti, si intrufola nei sotterrane­i, tra cantine e garage, per trascorrer­e la notte al caldo. E poi c’è un senzatetto che dorme ogni notte nel grande giardino pubblico condominia­le. Ha costruito qui la sua casa. Le bottiglie di birra appoggiate sul muricciolo, le coperte per ripararsi dal freddo. Non manca lo spaccio, saltuariam­ente. I residenti vivono un senso di insicurezz­a diffuso. «Il condominio sta diventando invivibile, ogni settimana c’è un arresto. Se non cambia la situazione, rischiamo grosso».

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