Fa una battuta. E la Thailandia lo arresta
Pensionato grossetano all’aeroporto: «Mica ho bombe nello zaino». Libero dopo 15 giorni
GROSSETO «Guardi che qui non ho mica le bombe», ha detto Giorgio Pasquinucci, prof in pensione di Grosseto, alla poliziotta che gli controllava lo zaino prima dell’imbarco sull’aereo che dalla Thailandia doveva riportarlo in Italia. E così è finito in manette. Dopo 15 giorni di arresto, prima in carcere e poi ai domiciliari in albergo, la svolta: su consiglio del suo avvocato, Pasquinucci si è dichiarato colpevole, ha pagato una multa e ora può tornare in Italia.
GROSSETO Ha rischiato di passare i prossimi cinque anni nel carcere di Phuket, in Thailandia, dove le celle non hanno né letto né sanitari. Perché? Per una battuta. Un’uscita in puro stile toscano, fatta alla poliziotta che controllava il suo zaino prima dell’imbarco sull’aereo che doveva riportarlo a casa. «Guardi che qui non c’ho mica le bombe», ha detto Giorgio Pasquinucci, 70 anni grossetano, all’agente con il sorriso sulle labbra. Ma l’agente di polizia non conosceva l’italiano, giusto un po’ di inglese: quanto basta per distinguere la parola «bomb». A quel punto tutto è precipitato: il pensionato è stato arrestato, trasferito in carcere e condotto davanti a un giudice con l’accusa di procurato allarme: su consiglio del suo avvocato, si è dichiarato colpevole, così da essere condannato ed espulso. Un buon modo per tornare a casa e chiudere una vicenda surreale.
Pasquinucci è arrivato in Thailandia per una vacanza un paio di settimane fa insieme al fratello e a un amico. Mare, paesaggi, divertimento. Poi, quando la villeggiatura è finita, il gruppo ha rifatto i bagagli e si è diretto all’aeroporto di Phuket pronto a tornare in Italia. Ma non appena passato il controllo bagagli, il 70enne viene fermato da una poliziotta, che chiede di poter ispezionare lo zaino del computer. L’uomo lo apre e si lascia andare alla battuta. L’agente, che mastica giusto un po’ d’inglese, riesce a capire soltanto «bomb» e visto il clima di tensione che si respira in Thailandia in chiave terroristica (l’ultimo attentato risale ad agosto), chiama subito i suoi colleghi e superiori. C’è una piccola discussione tra gli agenti, tra risate e confronti; poi, all’improvviso, l’uomo viene arrestato e trasferito nella cella dell’aeroporto. «Non mi hanno chiesto niente, non mi hanno dato modo di spiegare», dice Pasquinucci a Il Tirreno, che ieri ha dato la notizia.
Dalla cella dell’aeroporto di Phuket è stato trasferito in quella del carcere, dove ha trascorso due giorni in prigione senza letto né sanitari, per poi trasferirsi in un albergo dopo aver pagato una cauzione da 1.300 euro. Il pensionato ha provato subito ad allertare l’ambasciata italiana in Thailandia, ma i diplomatici hanno fatto sapere di non poter far nulla. Così gli è stato affidato un avvocato d’ufficio, con cui è riuscito a parlare soltanto grazie ad un poliziotto che conosce l’italiano. In Thailandia, la pena per il procurato allarme arriva fino a cinque anni di carcere. L’udienza doveva tenersi lunedì, ma è stata anticipata a ieri e Pasquinucci è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione, tramutabili in una multa da circa mille euro. Ma soprattutto verrà espulso: un modo per tornare a casa, per quanto assurdo. Degno di questa vicenda.