QUESTIONE DI SFIDUCIA (PER LE SCARCERAZIONI)
Al centro della cronaca di questa settimana c’è stato il nuovo, gravissimo, episodio di violenza contro una donna, aggredita a Novoli da uno sconosciuto nel buio della notte, dopo un estenuante inseguimento durato tre chilometri.
Sulla base della ricostruzione dei fatti, l’uomo, di nazionalità indiana, una volta raggiunta la donna di spalle, l’ha messa in ginocchio e le ha stretto con forza un laccio intorno al collo. Soltanto la prontezza della donna nello svincolarsi, reagendo con colpi ben assestati — ricordi di un’esperienza nel campo delle arti marziali — ha sventato l’irreparabile. Lui prima ha detto di avere agito per scopo sessuale, poi ha ritrattato. E il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto di non disporre alcuna forma di carcerazione nei suoi confronti. Colpisce che la maldestra autodifesa dell’indagato abbia sbiadito, per così dire, agli occhi del giudice il preciso racconto della donna aggredita. Che qualche giorno dopo al Corriere Fiorentino ha dichiarato: «Hanno creduto a lui, non a me». C’è, evidentemente, qualcosa che non torna… La Procura ha già annunciato ricorso. Ma aldilà degli sviluppi processuali, ciò che lascia l’amaro in bocca è la sensazione, ancora una volta, che nel nostro Paese la trasgressione venga, di fatto, tollerata. Che i mascalzoni riescano in qualche modo a farla franca. E che sia l’impunità ad avere spesso la meglio, senza che sia stata fatta giustizia. È una pagina che fa male. Per la dignità di tutte le donne, che non possono non sentirsi offese da questa decisione. Per il rispetto che si deve alle forze dell’ordine, il cui lavoro, così importante e complicato, viene, anche simbolicamente, a vanificarsi se — come avvenuto in questo caso — solo a poche ore dalla commissione del reato il reo viene rimesso a piede libero. Per tutti i cittadini che hanno fiducia nell’operato della magistratura. Questo è il nodo cruciale. La fiducia. Non esiste alcun ordinamento al mondo che possa reggere se non vi è alla base la fiducia dei consociati nell’operato delle istituzioni. È da questa fiducia che consegue, infatti, la spontanea osservanza delle regole giuridiche. Quelle regole, per il cui inadempimento è, appunto, prevista una reazione da parte dello Stato. Ma se alla violazione delle regole non segue alcuna reazione, cioè non segue alcuna sanzione da parte di coloro che dovrebbero irrogarle, è tutto il sistema che si inceppa. Anzi crolla proprio. E le conseguenze per quell’ordinamento sono nefaste.
Il caso di via Baracca Si diffonde sempre di più la sensazione che nel nostro Paese i mascalzoni riescano a farla sempre franca, che l’impunità prevalga