Corriere Fiorentino

QUESTIONE DI SFIDUCIA (PER LE SCARCERAZI­ONI)

- Ginevra Cerrina Feroni

Al centro della cronaca di questa settimana c’è stato il nuovo, gravissimo, episodio di violenza contro una donna, aggredita a Novoli da uno sconosciut­o nel buio della notte, dopo un estenuante inseguimen­to durato tre chilometri.

Sulla base della ricostruzi­one dei fatti, l’uomo, di nazionalit­à indiana, una volta raggiunta la donna di spalle, l’ha messa in ginocchio e le ha stretto con forza un laccio intorno al collo. Soltanto la prontezza della donna nello svincolars­i, reagendo con colpi ben assestati — ricordi di un’esperienza nel campo delle arti marziali — ha sventato l’irreparabi­le. Lui prima ha detto di avere agito per scopo sessuale, poi ha ritrattato. E il giudice per le indagini preliminar­i ha ritenuto di non disporre alcuna forma di carcerazio­ne nei suoi confronti. Colpisce che la maldestra autodifesa dell’indagato abbia sbiadito, per così dire, agli occhi del giudice il preciso racconto della donna aggredita. Che qualche giorno dopo al Corriere Fiorentino ha dichiarato: «Hanno creduto a lui, non a me». C’è, evidenteme­nte, qualcosa che non torna… La Procura ha già annunciato ricorso. Ma aldilà degli sviluppi processual­i, ciò che lascia l’amaro in bocca è la sensazione, ancora una volta, che nel nostro Paese la trasgressi­one venga, di fatto, tollerata. Che i mascalzoni riescano in qualche modo a farla franca. E che sia l’impunità ad avere spesso la meglio, senza che sia stata fatta giustizia. È una pagina che fa male. Per la dignità di tutte le donne, che non possono non sentirsi offese da questa decisione. Per il rispetto che si deve alle forze dell’ordine, il cui lavoro, così importante e complicato, viene, anche simbolicam­ente, a vanificars­i se — come avvenuto in questo caso — solo a poche ore dalla commission­e del reato il reo viene rimesso a piede libero. Per tutti i cittadini che hanno fiducia nell’operato della magistratu­ra. Questo è il nodo cruciale. La fiducia. Non esiste alcun ordinament­o al mondo che possa reggere se non vi è alla base la fiducia dei consociati nell’operato delle istituzion­i. È da questa fiducia che consegue, infatti, la spontanea osservanza delle regole giuridiche. Quelle regole, per il cui inadempime­nto è, appunto, prevista una reazione da parte dello Stato. Ma se alla violazione delle regole non segue alcuna reazione, cioè non segue alcuna sanzione da parte di coloro che dovrebbero irrogarle, è tutto il sistema che si inceppa. Anzi crolla proprio. E le conseguenz­e per quell’ordinament­o sono nefaste.

Il caso di via Baracca Si diffonde sempre di più la sensazione che nel nostro Paese i mascalzoni riescano a farla sempre franca, che l’impunità prevalga

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