Renzi padre dai Pm, e il figlio in tv «Condanna doppia se è colpevole»
Quattro ore davanti ai pm romani, per ribadire la propria totale estraneità alla vicenda Consip. Tiziano Renzi nega ogni contatto con l’azienda pubblica degli appalti e sostiene di non aver mai incontrato l’imprenditore Alfredo Romeo. «Si è abusato del cognome di Renzi. L’incontro con Marroni c’è stato ma per tutt’altra faccenda» dice alla fine dell’interrogatorio l’avvocato Federico Bagattini. Poco dopo c’è un altro Renzi sotto i riflettori: Matteo ritorna in tv, ospite a La 7. «Io so chi è mio padre, conosco i valori della mia famiglia — dice l’ex premier — Ma se mio padre è colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia».
«D’ora in poi, io non esisto». Nel giorno delle dimissioni di Enrico Letta e dell’arrivo del figlio a Palazzo Chigi, Tiziano Renzi si impegnava a «silenziarsi». Così non è stato. Anche secondo l’inchiesta Consip parlava molto e con tante persone. A Rignano non si stupiscono, perché Tiziano Renzi è sempre stato «ambizioso e chiacchierone», racconta un renziano della prima ora. Non si stupisce neanche un amico come Franco Bonciani, ex segretario Pd locale, dimessosi dopo un avviso di garanzia: «Per il suo lavoro (imprenditore e consulente, ndr), Tiziano ha bisogno di muoversi. Però vede: l’8 dicembre 2013, suo figlio stava per essere eletto segretario Pd, Tiziano prende il suo cellulare e me lo dà: “Vado a messa, rispondi te, anche ai messaggi”. Non è un atteggiamento di chi ha segreti da nascondere».
Democristiano in un Comune rosso, «malato» di politica fin da bambino, Tiziano si ritrova da oppositore Dc a sostenere un sindaco Ds, Massimo Settimelli, con il Ppi. Poi i popolari escono dalla maggioranza: «Lo sa come si chiamava la nostra lista contro la loro? — dice Settimelli — Democratici e progressisti». Una nemesi: lo stesso nome di chi ha lasciato il Pd di Renzi. Settimelli racconta chi era il Tiziano «pre Matteo». Una delle battaglie politiche di Renzi senior contro Settimelli, per l’appalto su una circonvallazione, si trasforma in un’inchiesta: l’ex sindaco uscirà assolto per non aver commesso il fatto 13 anni dopo. Settimelli (che, ovvio, oggi ha il dente avvelenato) scoprirà che negli atti «ci sono proprio le dichiarazioni di Tiziano Renzi, considerato dalla Finanza “testimone attendibilissimo”».
Faranno la stessa fine le dichiarazioni di Luigi Marroni sull’inchiesta Consip?
Chi invece non ne può più di sentirsi domandare dei Renzi (padre e figlio) è l’attuale sindaco di Rignano, Daniele Lorenzini. «Mi chiedono se Matteo ha comprato un biscotto al bar la domenica invece di parlare delle cose che facciamo come Comune», risponde gentile ma un po’ stufato. Tiziano, però, è anche il «suo» segretario del Pd. «Certo, lo sento regolarmente, nel rispetto dei ruoli: lui è segretario di partito, io mi occupo di amministrazione. C’è un rapporto confidenziale, d’altra parte sono il medico di famiglia». Lunedì prossimo c’è la direzione del Pd: si dovrebbe dimettere? «Lo chieda a lui. Ma non credo che ci sia bisogno dell’assemblea». Tiziano è davvero così entrante e presente, anche grazie al «peso politico» del figlio? «Mah... Dobbiamo — dice il sindaco — consegnare un premio, le “Tre corone d’oro”, a Matteo, dal 2014. L’ex segretario ancora non l’ha ritirato, nonostante io abbia chiesto a Tiziano di ricordarglielo, più volte». Però alla festa de
l’Unità, Tiziano è riuscito a portare due volte Luca Lotti, una volta Matteo... «Beh, noi la facciamo ancora, la festa».
Superattivo e ambizioso, Tiziano, «ma anche con una gran voglia di fare». Ha promesso più volte di star zitto sulla politica ma si è ritrovato a fare il segretario del Pd locale. Contraddizioni, tipiche di chi è stato a guardare il potere da lontano (Dc nel dominio Pci) e ora invece il potere ce l’ha in casa? Chissà. Ora è nei guai con la giustizia. Settimelli, cosa si augura? «Non so cosa abbia augurato a me: sicuramente, gli avrebbe fatto piacere fossi condannato — dice con un filo di voce l’ex sindaco — però vede, quando è arrivata la seconda sentenza, in cui ero condannato solo per peculato, l’amministrazione Domenici (è dipendente del Comune di Firenze, ndr) non prese provvedimenti. Arrivò sindaco Renzi, fui sospeso 16 mesi. Io auguro a Tiziano che possa dimostrare tutta la sua estraneità ai fatti. Dato che non sono Tiziano Renzi, non gli auguro di essere condannato».
Il compagno di partito La sera in cui Matteo fu eletto segretario, lui mi lasciò il cellulare e mi disse: «Vado alla messa, rispondi tu agli sms» Non è uno che ha segreti da nascondere