«Tiziano? Non si fermerà, in casa il vero politico è lui»
Parla il fratello. Lui: mi viene la tachicardia...
Ci sono più giornalisti che cittadini nelle strade di Rignano sull’Arno, il paese della famiglia Renzi. «Non possiamo dire niente — spiegano le commesse della farmacia — il titolare ce l’ha espressamente detto». Chi parla è il fratello di Tiziano Renzi, Amerigo: «Tiziano non si fermerà per lasciare spazio a Matteo, il politico vero in famiglia è lui».
«Fermarsi e lasciare spazio a Matteo? Ma in famiglia il politico è Tiziano, il politico vero in casa è lui. Ha iniziato con la Dc, seguendo Zaccagnini, non ha mai smesso e non gli si può chiedere di smettere. Non è di certo perché Matteo è diventato presidente del Consiglio che si fermerà». Amerigo Renzi, fratello di Tiziano, si sporge dalla ringhiera del giardino di casa, a San Clemente, per dire che tutta la famiglia è unita: «Tiziano è molto addolorato — spiega — E noi siamo certi che non abbia fatto nulla di sbagliato. Una vita intera da imprenditore e non è mai stato sfiorato da un’indagine. Non appena suo figlio diventa premier, un’inchiesta dietro l’altra. A me non sembra un caso…».
Per Amerigo, nulla potrà mettere un freno alla passione politica di Tiziano. Era il 2012, a Rignano c’erano le primarie Pd per scegliere il candidato sindaco, e babbo Renzi, che sosteneva l’attuale primo cittadino Daniele Lorenzini, si chiuse a riccio: «Non parlo con la stampa — disse — altrimenti Matteo mi prende a legnate». Due anni dopo, con le dimissioni di Enrico Letta da premier e l’arrivo del figlio a Palazzo Chigi, rincarò: «D’ora in poi io non esisto». «Stento a credere che Tiziano abbia mai detto delle frasi del genere, non è da lui», chiosa Amerigo.
Il passo indietro, Tiziano lo farà probabilmente domani sera. «Lunedì 6, ore 21,15, assemblea degli iscritti. Odg aggiornamenti. T.R.», ha scritto con un pennarello nero su un foglio attaccato alla porta della sede rignanese del Pd. Si era già dimesso da segretario comunale quando fu coinvolto nell’inchiesta sulla bancarotta della Chil Post, per poi tornare in sella una volta ottenuta l’archiviazione. «Sono indagato, non posso dire niente — spiega da dietro una porta a vetri della sua casa di Torri — Mi è venuta anche la tachicardia».
In paese, a Rignano, il clima è plumbeo: Tiziano ha una storia, e un peso. E tra i bar e i negozi sono pochi quelli che si sbottonano. «Non possiamo dire niente — spiegano le commesse nella farmacia di piazza XXV Aprile, a venti metri dalla casa in cui Matteo Renzi è cresciuto — il titolare ci ha espressamente detto che non possiamo parlare di queste cose». Stessa musica dalla parrucchiera di fronte: «Quel che penso sono fatti miei». «Il paese è spaccato in due, colpevolisti e innocentisti — spiega la titolare di un negozio — ma i colpevolisti lo dicono sottovoce». «Ci arresteranno tutti», grida con tono scherzoso un anziano che passa davanti alla chiesa di Santa Maria Immacolata.La sede del Pd è chiusa. Accanto, al bar Feroci — dove ieri mattina Tiziano si è affacciato per il caffè e dove i Renzi vengono spesso a comprare le paste amate da Matteo (ieri l’auto dell’ex first lady Agnese all’ora di pranzo, quando nessuno era in casa, era parcheggiata nel giardino del suocero) — dettano la linea: «Ognuno si deve fare i fatti suoi». Solo alla casa del popolo, raccolti a un tavolino per giocare a carte, alcuni anziani tra una mano e l’altra sono pronti a dire la loro. Non sull’inchiesta, ma sui mille impegni di Tiziano: «Farebbe bene a stare di più a casa con i nipoti», commenta uno, «ma forse per i Renzi è meglio così, per loro è comunque tutta pubblicità», gli risponde un altro. Nessuno dice se è un sostenitore del segretario Pd o no. «Io i politici non li sopporto, nemmeno uno», alza la voce un anziano. Ma quando deve citare i peccati dei leader della sinistra, l’invettiva parte da Enrico Rossi e prosegue con la barca a vela di D’Alema per finire con il vitalizio di Bertinotti. E su Renzi? Silenzio.
Le commesse della farmacia: «Il titolare ci ha detto di non parlare di queste cose»