Nardella alle Cascine «Non permetterò mai una zona franca»
Il sindaco e l’emergenza spaccio: non lascerò il parco ai pusher, non lo permetterò mai
Prima la provocazione sui troppi stranieri nelle case popolari e il rischio ghetti, poi ieri, il sindaco è andato alle Cascine, ormai da mesi ostaggio di un gruppo di spacciatori.
Una visita alle Cascine per sincerarsi di quanto sta succedendo, dopo i recenti casi di cronaca (la rissa con gli spacciatori, le foto dei ragazzi che si fumano droga, probabilmente eroina, sotto al ponte della tramvia). È il segnale di un’attenzione del sindaco Dario Nardella al parco di Firenze. Un bilancio, secondo Nardella, in chiaro scuro. «Ho trovato un contesto tranquillo, con tanta gente in bici e a correre. Come hanno evidenziato i mezzi d’informazione però c’è uno spazio, accanto alla fermata della tramvia, dove la situazione è complicata poiché è di fatto in mano ad un piccolo gruppo di spacciatori. Questo spazio deve essere restituito al più presto alla città ed alle famiglie» ha scritto su Facebook Nardella al termine del sopralluogo, concludendo che attiverà la polizia municipale: «Non lascerò che qualche delinquente possa rovinare la bellezza delle Cascine. Non lo permetterò mai». Sotto al suo post, i commenti si dividono: chi lo ringrazia, chi si sente preso in giro («vacci durante la settimana», «vieni di notte» e altre frasi più amene), altri lo prendono in giro: «A quando le slide?... Matteo docet...».
Il gesto di Nardella è però il segno di una inversione di tendenza, di un approccio più «legalitario» rispetto al passato? Una domanda che si sono fatti in molti, anche dopo le dichiarazioni del sindaco sulle case popolari da dare agli immigrati «dopo 10 anni di residenza», frasi che hanno fatto esaltare molti esponenti del partito di Salvini: «Nardella è diventato leghista». Un nuovo approccio? O in città c’è una maggiore percezione di insicurezza?
A rispondere sulle Cascine è l’assessore alla sicurezza Federico Gianassi. «Non a Firenze — contestualizza Gianassi —ma tutta la società globale sta cambiando, con effetti sulle comunità locali. Ci troviamo con strumenti tradizionali ad affrontare fenomeni eccezionali». E quindi? «Il tema — precisa Gianassi — che anche con la polizia municipale stiamo affrontando è quello di una marginalità straniera che arriva nel territorio: non degli stranieri tal quali, ci sono tanti stranieri che lavorano e sono residenti. Questa marginalità invece è fuori dal contesto di ogni inclusione sociale, a volte anche per loro volontà. Per preservare la coesione sociale, occorre legalità. Cascine? Quel pezzo delle Cascine ha problemi, alla fermata Monni della tramvia, con stranieri marginali, senza rete e che non rispettano regole».
Non si può parlare di una virata, secondo Gianassi, ma di problemi nuovi che vanno affrontati con strumenti diversi. Nardella, dopo il suo annuncio di voler cambiare i criteri di assegnazione delle case popolari per limitare l’accesso agli stranieri ed evitare «ghetti» stile «banlieu» parigine, ieri non ha parlato. La proposta dei 10 anni di residenza per accedere alle case popolari però è poco più di una provocazione: la Corte costituzionale ha già bocciato regolamenti analoghi, proposti principalmente da amministrazioni locali e regionali di centrodestra. Anche perché dopo 10 anni di residenza, lo straniero può ottenere la cittadinanza italiana. La legge regionale già prevede 5 anni di residenza per partecipare ai bandi.
L’assessore «La svolta per la legalità? Affrontiamo fenomeni nuovi, ma con vecchi strumenti»