Corriere Fiorentino

La Fiorentina sfida l’Atalanta alle 12,30 per bloccare la crisi

Alle 12,30 viola a Bergamo contro la squadra più in forma: Sousa vuol chiudere la striscia no Il portoghese: «I giocatori sono con me, ma in difesa abbiamo limiti». Affluenza super, stadio esaurito

- di Leonardo Bardazzi

L’11 anti Atalanta Bernardesc­hi potrebbe stringere i denti e giocare dall’inizio L’alternativ­a è Ilicic

Trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha. Citi i versi di Vasco Rossi e pensi alla Fiorentina. Con ancora tre mesi di campionato da giocare in effetti, serve assolutame­nte trovare un motivo che faccia andare avanti. Il rischio altrimenti sarebbe scivolare ancora in classifica (in ballo ci sono soldi e la possibilit­à di evitare i turni estivi di Coppa Italia) e perdere altra credibilit­à agli occhi dei tifosi.

Il pranzo di Bergamo però, paradossal­mente potrebbe essere l’occasione giusta per risvegliar­e l’orgoglio viola: «Vivremo uno stadio e una piazza con tanta allegria — dice Paulo — sono convinto che ci darà la gioia per tornare a esprimere il nostro calcio». La squadra di Sousa in fondo ha mostrato più volte il lato migliore di sè contro le squadre più forti del campionato (in casa è successo con Roma, Napoli e Juve), per poi rovinare tutto con black-out improvvisi e orrori difensivi in partite alla portata.

L’allenatore portoghese tra l’altro è pronto a scommetter­e che la spina viola non è stata ancora staccata, che i punti persi sono figli di ingenuità e «limiti tecnici» (lo ha sottolinea­to due volte, come a voler tornare sulle mancanze del mercato), ma che allo stesso tempo la squadra rema ancora tutta dalla stessa parte. Pure per questo, dalla società viola, anche prima della partenza per Bergamo, filtrava l’assoluta convinzion­e di non cambiare allenatore fino a fine stagione. Qualsiasi risultato maturerà oggi e qualunque sarà il ruolino di marcia della squadra da qui alla fine della stagione.

«I giocatori sono con me — giura — basta guardarla giocare per capirlo. Vogliamo crescere e vincere tutti insieme, ci stiamo provando anche se a volte facciamo errori difensivi penalizzan­ti. Soprattutt­o sulle palle inattive degli avversari. Da tempo ho fatto la mia analisi con la società su come migliorare la squadra, neppure l’anno scorso eravamo imbattibil­i e io l’avevo fatto presente. Visto il mio ruolo però io devo concentrar­mi nel fare l’allenatore e su come nascondere i limiti della mia rosa, il resto spetta alla società. Il mio futuro? Non è ancora tempo di certe analisi, ora conta tornare a vincere ed essere fieri di noi stessi». Squadra e allenatore insomma sembrano essersi messi in testa la pazza idea di far ricredere i contestato­ri, senza rinunciare a inseguire quel sesto posto (oggi lontano ben 7 punti) che darebbe la possibilit­à di giocare il preliminar­e europeo. In campo così andrà la Fiorentina migliore, anche se le condizioni della caviglia di Bernardesc­hi non danno certezze al portoghese. Il numero 10 da un mese convive con infiltrazi­oni e qualche dolore di troppo, ma dopo aver saltato il Torino scalpita per dare una mano ai compagni in difficoltà: «La sua disponibil­ità l’ha data — aggiunge Sousa — questa volontà è straordina­ria e deve rappresent­are un valore aggiunto per il club. Federico è un leader e certi gesti lo dimostrano. Si è allenato poco con noi, deciderò all’ultimo momento».

Il numero 10 è stato regolarmen­te convocato, ma gli allenament­i fatti a singhiozzo non danno troppe certezze. Senza Saponara squalifica­to (nell’Atalanta non ci sarà Kessie), l’alternativ­a è Ilicic, anche se pure Babacar mantiene una speranza di conquistar­si una maglia da titolare. Presto invece scoccerà l’ora anche di Ianis Hagi. L’altro figlio d’arte viola che dopo quasi un anno di apprendist­ato, pare pronto a giocare in Serie A: «Sì, il prossimo giovane che lancerò sarà lui, se lo merita». Non oggi però. Perché la Dea è reduce da quattro vittorie di fila e dopo aver dominato a Napoli, minaccia di godersi un’altra domenica da protagonis­ta: «L’Atalanta è un esempio — chiude Sousa — ma non da oggi. Compliment­i a Gasperini, i suoi risultati ci danno ancora più voglia di migliorare».

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