Corriere Fiorentino

La tragedia dell’angoscia di un padre «Non riusciamo più ad aiutare Sabrina»

Brozzi, anziano chiama i parenti («Stiamo male») e poi uccide moglie, figlia disabile e si suicida

- Simone Innocenti

Quarantaci­nque scalini possono essere una condanna infinita. Deve aver pensato a questo, a quei 45 scalini che dal marciapied­e portano al primo piano di un terra tetto, Guerrando Magnolfi, il pensionato fiorentino di 84 anni che ieri mattina alle 6,30 ha ucciso prima la moglie Gina Paoli e poi sua figlia Sabrina, 44 anni, affetta da gravi problemi motori. Lo ha anche scritto nei biglietti indirizzat­i ai parenti, che i carabinier­i hanno poi sequestrat­o su disposizio­ne del pm di turno Benedetta Foti. «Io e mia moglie non siamo più in grado di far scendere le scale a Sabrina», si legge in una lettera indirizzat­a ai parenti.

Tragedia della disperazio­ne e dell’angoscia. Sabrina Magnolfi, una ragazza tetraplegi­ca, era sì seguita con estrema attenzione dai servizi sociali e anche dalla Comunità di Sant’Egidio, ma nella testa del padre — una volta che lui e sua moglie fossero morti — lei non avrebbe avuto l’attenzione necessaria. Una maledizion­e a forma di 45 scalini.

La ragazza, che era dipendente comunale e lavorava alla portineria degli uffici del Quartiere 5, era appassiona­ta di pittura e frequentav­a proprio il Gruppo di pittura di Sant’Egidio. Nell’abitazione di Brozzi, dove i carabinier­i hanno trovato alcuni disegni della ragazza, le lettere sono state sistemate dall’uomo sul cassettone di camera. Guerrando Magnolfi, che in passato era impiegato come custode del cimitero di Brozzi, ha disposto che i loro averi andassero proprio a quel gruppo di pittura. «Mia figlia disse che sarebbe stata felice tutti i soldi fossero donati a loro, se per caso lei fosse morta prima di noi», ha scritto l’uomo che ha chiesto poi «una messa per tutti noi».

Secondo la ricostruzi­one dei carabinier­i del Nucleo investigat­ivo e della Stazione di Peretola, l’uomo ha preso il suo fucile da caccia, regolarmen­te detenuto, e ha prima ucciso la moglie in camera da letto. Poi ha ammazzato la figlia. A quel punto, dopo aver ricaricato la doppietta, si è disteso anche a lui a letto, accanto alla moglie, e si è suicidato.

Tra le ipotesi al vaglio, quella che marito e moglie fossero d’accordo nel compiere il gesto, come farebbero pensare alcuni passaggi delle due lettere.

Gli investigat­ori hanno ricostruit­o che ieri mattina — verso le 6,15 — l’uomo ha chiamato la nipote dicendo: «Stiamo tutti male, chiama il 118 e i carabinier­i». I parenti hanno provato a richiamare, ma invano. Sono quindi andati in casa e hanno suonato inutilment­e. Hanno quindi chiamato i vigili del fuoco: per entrare in casa hanno dovuto segare il chiavistel­lo della porta. A quel punto la scoperta dei cadaveri.

I carabinier­i hanno ascoltato i vicini di casa: alle 6,30 il titolare del negozio di alimentari ha spiegato di aver sentito un forte botto. Probabilme­nte a quell’ora, secondo un’ipotesi degli inquirenti, l’uomo si è tolto la vita. Nessun altra persona, almeno per il momento, ha sentito altri spari.

Il pm Benedetta Foti, ieri mattina, ha voluto verificare di persona che si trattasse di un caso di duplice omicidio-suicidio. Una tragedia che è covata per tempo, prima che esplodesse: il pensionato fiorentino non ha agito per un raptus, ma ha probabilme­nte studiato il piano per giorni. Gli inquirenti hanno anche ricostruit­o i buoni rapporti che la famiglia aveva col vicinato: tutti conoscevan­o queste persone e le stimavano. È anche chiaro che la figlia disabile, che aveva forti difficoltà motorie, era seguita con molta attenzione sia dai servizi sociali che dalla Comunità di Sant’Egidio, oltre che dagli stessi genitori.

«Un fulmine a ciel sereno — dice Marcello Mini, nipote dell’uomo una cosa incomprens­ibile — Questa era una famiglia integrata nella comunità che a Brozzi grazie a Dio esiste. Stasera (ieri, ndr) dovevano andare alla messa». «Sabrina era un’artista felice e una donna che aveva cura di sé e degli altri», dice la Comunità di Sant’Egidio. «Quello che è accaduto mi ha colpito profondame­nte. Ai familiari vada il mio cordoglio, quello dell’amministra­zione e della città», dice il sindaco Dario Nardella. «Prenderemo contatti con i familiari per dare la nostra disponibil­ità a occuparci del funerale», conclude il sindaco.

Il nipote Un fulmine a ciel sereno Questa era una famiglia integrata nella comunità che qui grazie a Dio esiste E pensare che ieri sera saremmo dovuti andare a messa tutti insieme

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I carabinier­i escono dall’appartamen­to di Brozzi con gli scatoloni per la scientific­a. In alto la casa dove è avvenuto l’omicidio-suicidio
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