«Dobbiamo trovare nuove soluzioni contro la solitudine»
Proprio ieri gli psicologi toscani erano a convegno a Firenze su come misurare e gestire il risultato dei loro interventi e Lauro Mengheri, presidente dell’ordine, sottolinea come i nuovi scenari siamo sempre più complicato e richiedono una approccio integrato.
Presidente, il rischio solitudine, la paura di abbandonare a se stesso un figlio disabile dopo la propria morte, come si affrontano?
«La paura di lasciare una persona a cui si vuole bene, magari disabile, in difficoltà o sola è un sentimento spesso molto forte negli anziani, di cui a volte si colgono segnali di allarme, a volte no. In generale i segnali sono dati da picchi inconsueti di comportamento. C’è poi il problema che in famiglia si parla sempre meno e che siamo davanti a cambiamenti sociali veloci e radicali, come mai accaduto».
Può esserci anche il pudore a chiedere aiuto dietro a situazioni simili?
«Direi che in Toscana non si registra un simile fenomeno. La tutela della salute è di buon livello e c’è anche una buona informazione verso i cittadini sia da parte delle Asl che delle istituzioni».
Cosa può fare uno psicologo per aiutare una famiglia in difficoltà?
«Prima le visite a casa di medico, psicologo e assistente sociale erano la prassi, ora non è così: le risorse sono poche e ne servirebbero molte di più, anche per fare nuove assunzioni dato che gli psicologi delle Asl sono in tutto 260. Più risorse e più servizi integrati. La relazione diretta è fondamentale: uno psicofarmaco somministrato durante una vista ha una efficacia del 25% maggiore di una pasticca presa da soli».
E cosa si può fare contro la solitudine e la malattia?
«È fondamentale avere relazioni sociali, fare attività fisica in modo strutturale, avere luoghi di aggregazione. Servono modelli diversi dal passato, con tutti gli specialisti che agiscono assieme perché ormai nessuno può pensare di fare da solo, per rispondere ad una società che sta cambiando rapidamente».
Le risorse sono poche Non è più prassi fare visita ai nostri pazienti