Prima forestali, adesso carabinieri Questione di adesivi (e di pistole)
Da gennaio la legge Madia ha fuso i due corpi. Ma il lavoro è rimasto lo stesso
PIEVE SANTO STEFANO (AREZZO) Adesivi, cappelli, divise e stemmi. Se non fosse per le icone, che nell’Arma hanno la loro importanza, sarebbe difficile percepire il passaggio dai poliziotti ai carabinieri forestali. «Adesso facciamo parte di questa nuova organizzazione insieme con il Nucleo Operativo Ecologico e quello presso il ministero delle Politiche agricole», dice il tenente colonnello Alberto Veracini che indossa la classica divisa nera sulla quale spicca il distintivo della Forestale e che ci accoglie al Centro Nazionale Biodiversità di Pieve Santo Stefano, lì dove inizia il nostro viaggio all’interno del nuovo Corpo, che dal primo gennaio si chiama Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, della provincia di Arezzo.
Un passaggio che proprio sulle icone ha registrato alcuni curiosi contrattempi. Dalla mancanza degli adesivi per le macchine delle unità cinofile ai baschi imposti in prima battuta e poi ritirati per tornare al classico copricapo dei forestali. Mentre sui social la scritta carabinieri sulle auto bianche e verdi ha scatenato facili ilarità: «La differenza è che essendo passati all’Arma pure gli ufficiali adesso hanno la pistola, mentre i gradi sono stati equiparati», ricorda il comandante provinciale Claudio D’Amico. Con lui risaliamo la strada che porta verso Chiusi della Verna e le porte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dove la presenza dei carabinieri forestali assume senso compiuto: «Come m’immagino il futuro prossimo? — confida D’Amico — Credo che l’affiatamento porterà alla sinergia per contrastare meglio il traffico di rifiuti tossici da e per l’Italia».
Sotto il Santuario troviamo Titan e Puma, cani specializzati nella ricerca di bocconi avvelenati, che colpiscono i lupi come i cani da tartufo, guidati dal carabiniere scelto Nicola Gonfiacani. Continuando verso Camaldoli, attraverso Rimbocchi, incrociamo una macchina dei carabinieri, come siamo soliti riconoscerli, e scatta un fugace saluto nel quale non c’è il tempo di percepire la qualità dei rapporti: «Abbiamo trovato un clima di collaborazione — rassicura D’Amico — e il passaggio ai carabinieri esalta la nostra vocazione per il risultato, oltre la burocrazia». La legge Madia ha riorganizzato le polizie italiane, con l’intento di evitare doppioni, mentre la vulgata faceva presagire il peggio per il Corpo Forestale, forse perché passando all’Arma l’anima sindacale e sindacalizzata non aveva più ragione d’essere.
A Camaldoli troviamo il posto fisso dipendente dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio che diventerà Coordinamento Territoriale Carabinieri per l’Ambiente (ancora con la vecchia e bellissima insegna in ceramica, che sarà presto rimossa), per la Sorveglianza del Parco. «Dove finisce l’asfalto iniziamo noi», ricorda il maresciallo ordinario Fabio Ciampelli che insieme al maggiore Paola Ciampelli e al brigadiere capo Antonio Zoc- cola ci mostrano gli strumenti del lavoro. Un centro di sapere e investigativo visto l’episodio del 26 dicembre scorso, l’incendio su una rupe di erba secca: «Dobbiamo capire se colposo o doloso — dice il tenente colonello Marco Mencucci, che stropiccia il cappello ripensando all’inutile basco —, nel secondo caso se è un atto contro il Parco o contro di noi». Mentre, a livello nazionale, è già scoppiata la guerra di competenze tra vigili del fuoco (nei quali sono confluiti ex forestali con specifiche esperienze) e carabinieri per l’accavallamento di competenze sul servizio antincendio boschivo e la conseguente assegnazione di finanziamenti milionari.
Insieme Abbiamo trovato un clima di collaborazione, questo passaggio va oltre la burocrazia