In fila per Maroccolo (che suona l’età dell’oro)
Il chitarrista pubblica con Contempo la sua storia in tre vinili. Oggi incontro in via dei Bardi
Ieri mattina in via de’ Neri sembrava una mattina di 30 anni fa: una coda chilometrica davanti al negozio di dischi Contempo per acquistare un vinile. E non uno a caso, ma un’antologia di «fiorentinità» rock d’autore come se ne vedono poche: Nulla è andato perso del maestro Gianni Maroccolo, il condensato, in 3 dischi, di 33 anni di storia della musica italiana sulla quale il bassista e chitarrista maremmano-fiorentino ha «messo le mani», dai Litfiba dell’epoca d’oro di cui è stato uno dei fondatori, ai Csi che scavando nel deserto del Gobi scrivevano con lo scalpello una delle pagine più prestigiose della storia musicale italiana recente.
Nel pomeriggio la coda si è trasferita poco distante, allo Spazio Alfieri, dove Maroccolo e la sua band — che vedeva alle tastiere il vecchio amico e anche lui cofondatore dei Litfiba Antonio Aiazzi — hanno presentato dal vivo i brani. Oggi un nuovo appuntamento: un incontro pubblico alle 11 là dove tutto ebbe inizio, alla cantina dei Litfiba in via de’ Bardi dove il disco di Maroccolo verrà aggiunto alla teca dei cimeli storici. Nulla è andato perso non è solo il progetto antologico — dal 1980 al 2013 — di un grande artista toscano, protagonista di alcuni dei principali snodi musicali in Italia dell’ultimo trentennio, ma anche «album documento» come lo ha definito lui stesso, registrato dal vivo a partire dal concerto d’esordio al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci e prodotto dalla stessa Contempo l’etichetta oggi negozio che trent’anni fa fu fondamentale sorgente delle avanguardie musicali, con la quale non a caso i Litfiba firmarono il loro primo contratto discografico.
«In queste tracce si racconta una storia fiorentina fatta di incontri splendidi». Dove troviamo miscele tra Capossela e i Litfiba in un’inedita suite che passa per SS dei Naufragati a Peste e Versante Est, schegge dall’Eneide di Krypton, la fase Cccp-Csi tra Annarella ed Inquieto. È un progetto d’altri tempi, non solo perché recupera lavori degli anni Ottanta ma anche per la cura dei dettagli, dell’artwork, «come oggi non se ne fanno più» premette l’artista. E infatti sfogliare il triplo vinile è come fare un tuffo nel passato, quando il disco era un’opera da amare non solo con le orecchie ma anche con gli occhi. «Arrivato a superare i 50 mi sono reso conto — prosegue Gianni Maroccolo — che non aveva più senso ricominciare da capo, rimettere su un’altra band che avesse un senso nel mondo di oggi, e ho voluto rimettermi in gioco da solo». Buona parte del merito di tutto ciò «è di quella che considero una delle più belle esperienze della seconda parte della mia vita: cinque anni fa ho avuto un infarto che ho vissuto come una meravigliosa esperienza psichedelica».