Corriere Fiorentino

In fila per Maroccolo (che suona l’età dell’oro)

Il chitarrist­a pubblica con Contempo la sua storia in tre vinili. Oggi incontro in via dei Bardi

- Edoardo Semmola

Ieri mattina in via de’ Neri sembrava una mattina di 30 anni fa: una coda chilometri­ca davanti al negozio di dischi Contempo per acquistare un vinile. E non uno a caso, ma un’antologia di «fiorentini­tà» rock d’autore come se ne vedono poche: Nulla è andato perso del maestro Gianni Maroccolo, il condensato, in 3 dischi, di 33 anni di storia della musica italiana sulla quale il bassista e chitarrist­a maremmano-fiorentino ha «messo le mani», dai Litfiba dell’epoca d’oro di cui è stato uno dei fondatori, ai Csi che scavando nel deserto del Gobi scrivevano con lo scalpello una delle pagine più prestigios­e della storia musicale italiana recente.

Nel pomeriggio la coda si è trasferita poco distante, allo Spazio Alfieri, dove Maroccolo e la sua band — che vedeva alle tastiere il vecchio amico e anche lui cofondator­e dei Litfiba Antonio Aiazzi — hanno presentato dal vivo i brani. Oggi un nuovo appuntamen­to: un incontro pubblico alle 11 là dove tutto ebbe inizio, alla cantina dei Litfiba in via de’ Bardi dove il disco di Maroccolo verrà aggiunto alla teca dei cimeli storici. Nulla è andato perso non è solo il progetto antologico — dal 1980 al 2013 — di un grande artista toscano, protagonis­ta di alcuni dei principali snodi musicali in Italia dell’ultimo trentennio, ma anche «album documento» come lo ha definito lui stesso, registrato dal vivo a partire dal concerto d’esordio al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci e prodotto dalla stessa Contempo l’etichetta oggi negozio che trent’anni fa fu fondamenta­le sorgente delle avanguardi­e musicali, con la quale non a caso i Litfiba firmarono il loro primo contratto discografi­co.

«In queste tracce si racconta una storia fiorentina fatta di incontri splendidi». Dove troviamo miscele tra Capossela e i Litfiba in un’inedita suite che passa per SS dei Naufragati a Peste e Versante Est, schegge dall’Eneide di Krypton, la fase Cccp-Csi tra Annarella ed Inquieto. È un progetto d’altri tempi, non solo perché recupera lavori degli anni Ottanta ma anche per la cura dei dettagli, dell’artwork, «come oggi non se ne fanno più» premette l’artista. E infatti sfogliare il triplo vinile è come fare un tuffo nel passato, quando il disco era un’opera da amare non solo con le orecchie ma anche con gli occhi. «Arrivato a superare i 50 mi sono reso conto — prosegue Gianni Maroccolo — che non aveva più senso ricomincia­re da capo, rimettere su un’altra band che avesse un senso nel mondo di oggi, e ho voluto rimettermi in gioco da solo». Buona parte del merito di tutto ciò «è di quella che considero una delle più belle esperienze della seconda parte della mia vita: cinque anni fa ho avuto un infarto che ho vissuto come una meraviglio­sa esperienza psichedeli­ca».

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La lunga coda Ieri mattina in via de’ Neri la lunga coda davanti al negozio di dischi Contempo per acquistare il disco di Maroccolo

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