Adozioni gay, i sì del Tribunale
Svolta da Firenze: «I minori hanno il diritto di conservare anche in Italia lo status di figlio». Scontro politico Ora per due coppie omosex con bambini vale il riconoscimento già ottenuto all’estero
Il Tribunale dei minori di Firenze ha riconosciuto, con due sentenze gemelle, le adozioni fatte all’estero (in Gran Bretagna e Stati Uniti) da due coppie omosessuali: ora anche in Italia saranno i loro figli legittimi. La polemica politica divide anche il governo.
Fuori dall’Italia erano genitori a tutti gli effetti. Di due bambini che avevano regolarmente adottato in Inghilterra tre anni fa dopo un lungo iter fatto di colloqui con psicologi, assistenti sociali e test di idoneità. Ma quando varcavano il confine italiano quei figli diventavano fantasmi perché per la legge italiana non esistevano. Adesso per la prima volta è stata riconosciuta anche in Italia l’adozione di due bambini avvenuta all’estero da parte di una coppia gay. È stato il tribunale per i minori di Firenze — dopo una lunga riflessione andata avanti un anno e mezzo — ad accogliere la richiesta presentata da due uomini fiorentini di 39 e 40 anni, da più di dieci anni residenti a Londra, «ratificando» lo status di figli ai due bimbi inglesi adottati. I giudici hanno ordinato di trascrivere nei registri italiani di stato civile i due minori con il cognome del genitore, esattamente come risulta all’anagrafe inglese.
Il provvedimento — firmato dalla presidente Laura Laera, giudice relatore Rosario Lupo — è stato depositato mercoledì. Ieri un secondo decreto analogo è stato depositato dal giudice Maria Teresa Favilli e riguarda un’altra coppia di uomini, un americano e un italoamericano che vivono a New York dove hanno adottato una bambina che ora ha due anni e nove mesi. Adozioni a tutti gli effetti in entrambi i casi, di bambini che non hanno legami biologici con i padri (come invece avviene nella stepchild adoption che consentirebbe al figlio di essere adottato dal partner del genitore biologico).
«Si tratta di una vera e propria famiglia e di un rapporto di filiazione in piena regola che come tale va pienamente tutelato — scrivono i giudici nel decreto — Non vi è dubbio che va salvaguardato il diritto dei minori a conservare lo status di figlio, riconosciutogli da un atto validamente formato in un altro Paese dell’Unione europea».
I due bambini adottati nel Regno Unito — fratellini di 7 e 8 anni provenienti da una famiglia problematica con sei figli— sono stati adottati regolarmente dalla coppia dopo che la Corte inglese ne aveva dichiarato prima lo stato di abbandono, poi l’adottabilità.
«Non è stato facile — spiega l’avvocato Susanna Lollini di Avvocatura per i diritti Lgbti Rete Lenford che ha assistito la coppia — l’iter per diventare genitori anche nel Regno Unito è lungo e complicato proprio come in Italia. Non è stato fatto niente con leggerezza. La cosa incredibile è che quando è stato dato il via all’adozione i giudici hanno specificato che i due uomini, avendo sofferto nella vita episodi di discriminazione e di bullismo perché gay, avrebbero avuto risorse in più per i bambini».
Il tribunale ha trascritto le adozioni straniere in base all’articolo 36 comma 4 della legge 184/83, spiega l’avvocato Lollini. Si tratta della norma sulle adozioni che prevede sia valida anche in Italia un’adozione avvenuta in Paese straniero da parte di cittadini italiani che dimostrino di avervi soggiornato continuativamente e di avervi la residenza da almeno due anni, purché essa sia «conforme ai principii della Convezione dell’Aja» sulla protezione dei minori del 29 maggio 1993.
I giudici spiegano che la Convenzione non pone limiti allo status dei genitori adottivi, quindi non esclude di per sé le coppie gay né i single, ma richiede unicamente di verificare se i futuri genitori adottivi siano qualificati e idonei all’adozione (esame effettuato dalle autorità inglesi) e che la trascrizione non sia manifestamente contraria all’ordine pubblico. Basandosi sulla sentenza della Cassazione n. 19599 del 2016 che ha permesso di trascrivere in Italia l’atto di nascita di un bambino nato da due donne in Spagna, i magistrati hanno inoltre rilevato che la contrarietà all’ordine pubblico «non è enucleabile esclusivamente sulla base dell’assetto ordinamentale interno, ma è da intendersi come complesso di principi ricavabili dalla nostra Costituzione e dai Trattati Internazionali cui l’Italia ha aderito». Che cioè — come ha già sancito il Tribunale di Trento in merito alla trascrizione del certificato di nascita di due gemelli nati in Canada con due padri — se la doppia paternità non è prevista dalle leggi italiane non è solo per questo contraria all’ordine pubblico.
Il Tribunale infine ha ribadito l’«interesse superiore del minore» a conservare lo status di figlio, riconosciutogli da un atto valido in un altro Paese dell’Unione Europea (preceduto da una lunga e approfondita procedura di verifica), e che il mancato riconoscimento in Italia del rapporto di filiazione esistente nel Regno Unito, determinerebbe una «incertezza giuridica» che pregiudicherebbe l’identità personale dei minori.
La sentenza Si tratta di una vera e propria famiglia e di un rapporto di filiazione in piena regola che come tale va pienamente tutelato L’avvocato Non è stato fatto niente con leggerezza. Secondo i giudici inglesi i due uomini, avendo subito discriminazioni, avevano risorse in più per i figli