Bufera sul «tornerei» di Rossi Parrini: «Il Pd non è un taxi»
«Potrei tornare nel Pd»: Rossi, un caso E Tiziano Renzi si sospende dal partito
La frase di Enrico Rossi («Rientra nel Pd se vince Orlando alle primarie?», «Se ne può discutere, credo di sì») diventa un caso. Prima smentita dal suo staff, poi «spiegata» dallo stesso Rossi come una «risposta in un contesto fatto di battute e di siparietti». Insomma, più che domandarsi se lui esce, Rossi domanda cosa farebbero i renziani se vincesse Orlando. Ma nel Pd si arrabbiano: «Il Pd non è un taxi da cui si scende e si risale a piacimento», attacca il segretario Dario Parrini. Intanto a Rignano Tiziano Renzi si autosospende da segretario dem, si va verso una reggenza a due.
«Il Pd non è un taxi da cui si scende e si risale a piacimento». Il monito arriva dal segretario regionale del Pd Dario Parrini e dal sindaco di Firenze Dario Nardella. Il destinatario è il governatore Enrico Rossi, che mercoledì, alla Feltrinelli Red, è stato intervistato da Alan Friedman, durante la presentazione dell’ultimo libro del giornalista americano: «Se Andrea Orlando viene fatto segretario del Pd, Enrico Rossi ci tornerebbe nel Pd?», ha chiesto l’anchorman. «Se ne può discutere... Credo di sì», ha risposto il governatore, precisando però che prima vorrebbe vedere il programma politico. La frase, riportata dal Corriere Fiorentino e immortalata dalle telecamere del Tgr Rai, ha provocato ieri un vespaio di reazioni. Ma, dopo che il suo staff in mattinata aveva diffuso dei messaggi per smentire la dichiarazione rilasciata alla Feltrinelli Red, ieri il primo a intervenire sul caso è stato proprio Rossi, per precisare la presa di posizione del giorno prima: «Calma tutti, chiarisco e preciso tutto quel che penso su Orlando e il Pd. Quel che ho detto rispondendo a una domanda in un contesto fatto di battute e siparietti, merita una spiegazione. Sto così bene fuori dal Pd che a rientrarci non ci penso proprio». Insomma, per il governatore la risposta a Friedman era solo una battuta. Ma, stavolta sul serio, Rossi ribadisce una delle frasi pronunciate mercoledì: «Semmai la domanda su cosa avverrebbe nel caso in cui vincesse Orlando andrebbe rivolta ai renziani». E invita i non renziani del Pd, in caso di vittoria di Renzi, ad aderire alla scissione e a correre con il Movimento dei Democratici e Progressisti.
Ma nel Pd non la prendono bene. Durissima la reazione di Dario Parrini, segretario regionale del partito: «Rossi, che ha già offeso centinaia di migliaia di elettori democratici facendo la scissione — attacca — non creda di poterli offendere ancora trattando questa comunità politica come un taxi da prendere o lasciare a seconda delle proprie convenienze personali». E aggiunge: «Piuttosto pensi a governare bene la Regione, assolvendo i propri doveri nei confronti di chi lo ha eletto». Identica la metafora utilizzata da Nardella, anche se i toni del sindaco non sono altrettanto duri: «Conosco troppo bene Enrico, ho troppo stima di lui, della sua intelligenza politica e della sua coerenza per pensare che voglia una cosa del genere: entrare o uscire come se il partito fosse un taxi da prendere o lasciare, a seconda poi di chi guida il taxi». Il consigliere regionale e vice segretario toscano del Pd, Antonio Mazzeo, cambia mezzo di trasporto e sceglie invece il bus: «E dunque è chiaro. Il problema non era la politica, ma una persona — attacca attraverso Facebook — Il problema non era il partito, ma il timore di non essere abbastanza forti da affermare le proprie idee dall’interno. Ecco le vere ragioni dell’uscita. Niente di programmatico ma solo una motivazione personalistica. Ma si può guardare al partito col quale si è stati rieletti e votati da migliaia di cittadini solo come una sorta di autobus da cui salire e scendere a piacimento non giudicandone la destinazione ma se l’autista ci piace o meno? È questa la rivoluzione socialista della politica che si vuole proporre come ricetta del futuro?».
«Ma quindi non conveniva restare nel Pd e cercare tutti insieme di battere Renzi?», aveva chiesto mercoledì a Rossi il direttore del Corriere Fiorentino, Paolo Ermini, presente all’iniziativa organizzata alla Feltrinelli Red. «Non siamo rimasti perché non eravamo graditi — era stata la risposta del governatore — E io in casa d’altri se non sono gradito non ci sto. Quando ti accorgi che non c’è rispetto delle tue idee, diventa una questione di dignità».