Corriere Fiorentino

«I nostri figli si sentono italiani Il Dna non c’entra con i genitori»

Il racconto della coppia fiorentina: difficile capire i ritardi del nostro Paese

- di Antonella Mollica

Per gli amici, quelli di sempre, che hanno seguito tutta la storia fin dall’inizio, loro sono sempliceme­nte «i due babbi». Babbo uno e babbo due. A Firenze li chiamano così e ogni volta che tornano da Londra per venire a trovare le famiglie di origine, è sempre una festa per tutti. Per i bambini, che hanno scoperto l’Italia con il suo cibo e i suoi paesaggi così diversi da quelli inglesi, per i nonni, per gli zii e per i cugini che hanno condiviso questa scelta.

Una lunga vita insieme, diciassett­e anni trascorsi tra Firenze e Londra. La scelta dell’adozione è stata quasi naturale cinque anni fa: «Abbiamo pensato che fosse giusto aiutare chi è stato meno fortunato di noi». Così è iniziata la lunga trafila nel Paese dove hanno scelto di vivere quasi dieci anni fa e dove potevano coronare il sogno di diventare genitori. Le domande, gli psicologi, gli assistenti sociali, gli incontri con i bambini che erano già stati allontanat­i dalla famiglia, la conoscenza dei genitori biologici, le visite in istituto, l’arrivo a casa, sempre sotto la sorveglian­za dei servizi sociali, le prove di vita familiare.

«Che gioia sapere che i nostri figli adesso hanno gli stessi diritti degli altri bambini — dicono adesso — A noi sembra di aver fatto solo quello che era giusto fare. È stato faticoso — ammettono — ma ne è valsa la pena, anche se le difficoltà iniziali sono state più grandi di quel che pensavamo». L’Italia, dicono, è difficile da capire su molte cose, soprattutt­o sui temi che riguardano le famiglie omogenitor­iali. «La scelta dell’adozione o della maternità surrogata è personale, nessuna delle due ha a che fare con l’orientamen­to sessuale. Per noi il dna non ha nulla a che vedere con l’essere genitori. Noi non sentivamo bisogno di ricorrere alla maternità surrogata quando ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia. Un buon genitore adottivo lo è sulla base di qualità che trascendon­o dal suo orientamen­to sessuale. Fine del dibattito. E diamoci una mossa ad aiutare le migliaia di bambini italiani che hanno bisogno di cura e attenzione di una famiglia per sempre e non di assistenti sociali».

All’inizio pensavano ad un solo bambino ma quando la Corte inglese ha dato la disponibil­ità per due fratellini di 4 e 5 anni, non hanno avuto dubbi. I bambini fino a ieri ancora non sapevano di essere diventati cittadini italiani a tutti gli effetti. «Loro si sentono già italiani — racconta uno dei due babbi — è bene che lo siano anche sulla carta. Adesso entreranno a pieno titolo nel nostro asse ereditario e questo è un bel traguardo».

I bambini sono talmente innamorati del nostro Paese che ogni volta che arrivano qui chiedono di essere chiamati con il nome tradotto in italiano. È il loro modo per dimostrare la gratitudin­e a quei due uomini che il destino ha messo sulla loro strada e che stanno cercando di costruire una vita normale intorno a loro, quella che non hanno mai avuto. Nel loro passato c’è una famiglia disastrata fatta di sei figli, due sorelle più grandi che sono state date in adozione (separatame­nte) prima di loro, e due fratelli più piccoli che loro non hanno mai conosciuto perché quando sono nati loro erano già nell’istituto.

«Il nostro sogno più grande è vedere i figli crescere forti — raccontano — vogliamo dare loro la sicurezza e l’affetto di cui hanno bisogno, superando tutte le difficoltà». Che non sono state poche: «I primi tempi, per noi come per tutte le famiglie adottive, sono stati durissimi, ma l’importante è continuare nel ruolo di genitori terapeuti, tenendo a mente i migliorame­nti e senza perdere mai l’ottimismo».

Che valore ha questo decreto? «È importante per il significat­o che può avere nel dibattito della legge sulle adozioni. Che è sicurament­e inadeguata e deve essere rivista.

 Non abbiamo mai sentito il bisogno di ricorrere all’utero in affitto, ci sono tanti bimbi che hanno bisogno di una famiglia

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