«La politica è lenta, così un giudice la sostituisce ancora una volta»
«Certo che è un caso strano eh, veramente particolare. Sono molto perplessa. Bisogna ponderare bene...». Rosa Maria Di Giorgi, vicepresidente del Senato (Pd) sembra stupita della decisione del tribunale di Firenze di riconoscere l’adozione, avvenuta in Gran Bretagna, di due bambini da parte di una coppia gay toscana. «Un’interpretazione piuttosto ardita rispetto a quanto stabilito dalle nostre norme. E per questo deve essere guardata con attenzione».
Il potere giudiziario di fatto «legifera» in luogo del legislativo. Lei è vicepresidente del Senato, si sente superata?
«Si tratta di una circostanza, l’ennesima, in cui un tribunale si sostituisce al Parlamento. Questo ci deve far riflettere sul ritardo che abbiamo accumulato nel legiferare su una materia, le adozioni, su cui c’è estremo bisogno di norme certe. Lo dico da tempo».
La giustizia spesso arriva prima della politica quando sono in campo le esigenze concrete delle persone.
«L’unico modo per evitare che proseguano queste fughe in avanti da parte dei magistrati, che tra l’altro accadono in continuazione, è arrivare velocemente alla nuova legge sulle adozioni che possa regolare tutta questa materia».
Da cattolica del Pd lei fu molto critica un anno fa durante il dibattito sulla stepchild adoption.
«In questi frangenti il mio pensiero corre immediatamente al problema dell’utero in affitto, rispetto al quale ero e resto del tutto contraria, non lo condivido nel modo più assoluto».
In questo caso però, c’è di mezzo un altro ordinamento, un altro Paese: la Gran Bretagna. Si tratta di una famiglia che là è stata riconosciuta.
«Infatti, nel caso specifico, è comprensibile che un giudice abbia potuto pensare di decidere in modo tale da non turbare l’equilibrio dei bambini rispetto a quanto già normato in un altro Paese: non si è voluto sconvolgere ciò che era diventato un dato di fatto, la costituzione del nucleo familiare. Ma è un caso limite». Cosa cambierà adesso? «Non è di un caso particolare come questo, che porta nel discorso la normativa di un altro paese, che la nuova legge che studieremo dovrà occuparsi: a noi spetta il compito di definire una volta per tutte la situazione dei cittadini italiani». Quanto è vicina la legge? «Non siamo ancora vicini a trovare una sintesi tra le posizioni presenti in Parlamento. La situazione è abbastanza complessa. Ma sono fiduciosa che ci riusciremo».
In questi casi penso subito all’utero in affitto, a cui resto molto contraria