Corriere Fiorentino

La «rimontona» e il dovere di provarci

Credere ancora nell’Europa per dare un senso alle partite che restano

- di Alessandro Bocci

L’ultima speranza è lieve, un soffio di vento nella notte buia e tempestosa di un campionato che, ragionevol­mente, a undici tappe dalla fine non ha più niente da dire. Almeno per la Fiorentina. Ma non si può giocare senza un orizzonte, vuoti dentro.

E poi, dopo i 6 gol del Barcellona al Camp Nou, niente è impossibil­e: neppure rimontare 9 punti alla sesta in classifica (l’Inter in questo momento). Le statistich­e sono impietose: non c’è squadra, nel campionato dei tre punti, che ha fatto quello che sogniamo possa fare la Fiorentina. Però oggi, a poche ore dalla sfida con il Cagliari che un senso vero non ce l’ha, un senso logico dobbiamo trovarlo. Si gioca per la dignità e l’orgoglio di Firenze e perché sbracare sarebbe un’umiliazion­e ancora più cocente dei 4 gol subiti in meno di 20 minuti dal Borussia Moenchengl­adbach.

E perché sin che c’è la speranza di rientrare nel giro europeo, bisogna crederci. La remuntada, che per noi è sempliceme­nte la rimontona, è appesa a un filo. Basta sbagliare una partita che il sogno va in frantumi. Perché la realtà bisogna guardarla negli occhi senza nascondere la testa sotto la sabbia. Servono determinaz­ione e soprattutt­o continuità. La Fiorentina deve vincere le prossime tre partite, oggi contro il Cagliari, domenica prossima a Crotone, dopo la Nazionale con il Bologna e stando a quanto successo sino adesso, è meno facile di quanto possa apparire. Mai, sino adesso, i sousiani sono riusciti a mettere insieme tre vittorie consecutiv­e in campionato, ma si sono sempre fermati a due.

È il momento di cambiare passo e tentare di superare i propri limiti. Il Franchi, in questa stagione grigia, è una contraddiz­ione: in casa la Viola non ha mai perso, ma ha lasciato volare via punti cruciali e se adesso è così lontana dall’Europa, è per le occasioni svanite. Sousa è il re dei pareggi, 9 come il Torino, 7 dei quali davanti ai propri tifosi. Alcuni, vere e proprie occasioni gettate al vento: Crotone, Sampdoria, Genoa, sino al Toro. 8 punti regalati. Dunque, dentro il Franchi, croce e delizia, l’obbligo è non distrarsi. E sinora è accaduto spesso, lo dice con sincerità anche Rastelli, l’allenatore del Cagliari. «La Fiorentina è una squadra di qualità, però a volte spegne la luce e noi dovremo approfitta­rne».

Bernardesc­hi, che torna, è una speranza in più. Senza di lui, nelle ultime tre partite, sono arrivati appena 2 punti. All’andata, con una doppietta, il dieci aveva dato slancio alla sua stagione. Ora è il faro, il ragazzo in grado di trascinare la Fiorentina oltre le proprie debolezze. Forse persino il futuro capitano anche se intorno a lui gli spifferi si moltiplica­no.

Sarà il simbolo del riscatto viola o finanzierà la prossima campagna acquisti? Le parole del presidente Cognigni allargano i confini dell’incertezza. Ma la volontà della proprietà è chiara: allungare il contratto a Federico (sino al 2022) e blindarlo almeno per altri due campionati. Lui sembra starci. Vediamo se arriverà un’offerta in grado di sparigliar­e le carte. Sarebbe un guaio. In attesa di capire meglio il domani, speriamo che l’oggi sia dolce. Anzi, meno amaro.

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Il presidente Mario Cognigni

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