Corriere Fiorentino

Se è vero che vi amate allora datevi da fare

- Di Enzo Fileno Carabba

Lei era al primo anno di architettu­ra, lui sembrava più grande. Elisabetta vide Gian Pietro e lo inquadrò subito: doveva essere un assistente, ne aveva il fascino pensoso. Invece risultò che era un coetaneo, studente anche lui. Studiarono insieme, con altri ragazzi, in gruppo. Eleonora veniva da fuori. Gian Pietro abitava a Firenze con la famiglia. Lui era fidanzato in casa, Elisabetta fuori casa. Si furono subito simpatici ma non accadde niente tra loro, erano persone serie e rispettose. Lui per un anno si distaccò dalla fidanzata e una sera, davanti alla sorella di Elisabetta, disse meditabond­o: «Elisabetta assomiglia molto alla mia donna ideale». Queste parole si stamparono nella mente della futura cognata, anche se lui ci mise circa venti anni per avvicinars­i. Gian Pietro si sposò con la fidanzata da cui si era distaccato. Anche Eleonora si sposò. Lui pensò: «Beh, ci si sposa... ci si separa...Niente è perduto. Chissà cosa potrebbe succedere». Ma poi le nacque un figlio, Cosimo, al che lui si disse: «Un figlio! A questo punto non succederà niente tra noi». La prima visita che ricevette Eleonora in ospedale dopo il parto fu quella di Gian Pietro con la moglie. Tempo dopo lui si separò e durante il triennio 1993-1996 cercò col grande impegno di recuperare il rapporto col sesso femminile in generale, dandosi a un’esistenza gaudente. Eleonora aveva come la sensazione che il marito la tradisse. Tutti negavano. Poi la verità emerse in circostanz­e teatrali e il matrimonio finì, anche se su certi punti importanti, come il bene del figlio, rimase la solidariet­à. A questo punto sia Gian Pietro che Eleonora erano liberi. Lei era sempre più simile alla sua donna ideale. L’amicizia si fece più stretta. «Lui era ben consapevol­e che avevo un figlio e 39 anni. Non so se mi spiego» dice Eleonora. Lui abbandonò la seconda giovinezza per entrare nella maturità. Iniziò la relazione. Si trasferiro­no in una casa priva di letti ma provvista di materassi. Il rapporto di Gian Pietro col figlio di Eleonora era già buono: si trasformò, crebbe. Il bambino, che aveva sei anni, voleva una sorellina o un fratellino. Disse: «Se è vero che vi amate datevi da fare». Voleva la prova di un amore vero, e qualcuno con cui giocare. Eleonora, per ragioni mediche che non staremo qui a spiegare, aveva un termine ultimo per rimanere incinta, poi basta: l’ultimo giorno utile coincideva con la fine dell’anno. Il 22 dicembre 2000 risultò che aspettava una bambina. Dissero a Cosimo: «Non lo dire a nessuno». Il bambino immediatam­ente chiamò il padre: «Ti devo dire una cosa importanti­ssima, la mamma aspetta mia sorella. Si chiamerà Elettra».

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Gian Pietro ed Eleonora nella loro seconda vita
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