Altro fronte per Lotti in Senato
Domani la battaglia sul caso Consip. A Rignano l’assemblea del partito chiede a Tiziano Renzi di restare segretario La sfiducia dei grillini, ora la censura dei fuoriusciti Pd: così il ministro prepara la difesa
Non solo la mozione di sfiducia di M5S. Domani al Senato si discuterà anche della richiesta degli scissionisti di Mdp di ritiro delle deleghe a Luca Lotti da parte del premier Gentiloni dopo il caso Consip. Lotti parlerà in aula, smontando la mozione dei grillini punto su punto, anche sottolineando non senza ironia la pochezza dei loro argomenti, basati solo su «si apprende dalla stampa». Il ministro dello sport fa sapere di essere sereno anche per la forza dei numeri. Enrico Rossi non si sbilancia sull’iniziativa dei colleghi senatori: «C’è una richiesta a Gentiloni, non una sfiducia verso il governo».
Domani il ministro allo sport Luca Lotti sarà in aula al Senato, dove si discuterà della mozione di sfiducia individuale presentata verso di lui dal Movimento Cinque Stelle. E Lotti parlerà, usando anche l’ironia per smontare gli argomenti dei pentastellati. Ma in aula — è la novità di ieri — si discuterà anche la mozione di censura degli scissionisti di Mdp, che chiedono al primo ministro Paolo Gentiloni di ritirare le deleghe a Lotti.
L’affondo degli ex compagni di partito è stato annunciato dalla capogruppo a Palazzo Madama, Cecilia Guerra: «Non voteremo la mozione M5S di sfiducia a Lotti, ne presenteremo una noi in cui chiediamo che il ministro si dimetta o che, in alternativa, il presidente del Consiglio gli ritiri le deleghe. Per noi bisogna tenere separata la questione penale, nel cui ambito Lotti ha tutto il diritto di proclamare la propria innocenza, e per noi esiste la presunzione di innocenza, dalla questione politica, che è molto seria — ha aggiunto — Un intreccio di rapporti politici, di affari, e istituzionali, in una cerchia ristretta, amicale, familiare e territoriale, che getta poca trasparenza sull’operato del governo e delle istituzioni in generale, Consip compresa, che è una società molto importante perché gestisce gli appalti pubblici». Il testo della mozione parla di «un groviglio del potere cresciuto intorno a Renzi, come autorevolmente sostenuto in un editoriale da Ezio Mauro su La Repubblica».
Tra gli scissionisti in Senato c’è anche la senatrice toscana Manuela Granaiola, ex Dc ed ex Pd, che ha deciso lo strappo per la necessità «di un nuovo, radicale riformismo». Lotti, da quanto si apprende, è sereno, deciso a parlare in aula mentre continuerà a non parlare coi giornali — come ha fatto finora — della vicenda dell’inchiesta Consip. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio risponderà punto sui punto alla mozione di sfiducia del M5S, puntando sull’inconsistenza delle motivazioni della mozione, tutta basata su «a quanto si apprende dalle notizie di stampa», senza alcuna base «giuridica» per la richiesta di sfiducia individuale. Lotti userà l’ironia, sottolineando la pochezza e la strumentalità della mozione «a mezzo stampa», inoltre come dirà in aula è stato lui stesso ad andare dai magistrati. Un Lotti sereno, anche per la forza dei numeri che rendono impossibile una sua sfiducia, e per l’appoggio del partito, minoranza di sinistra compresa.
In aula non solo non voteranno la sfiducia gli azzurri di Forza Italia, ma neppure gli scissionisti, che però hanno alzato i toni. Enrico Rossi, ieri impegnato in un lungo tour sul territorio nel Nord della regione, con attenzione al mondo del lavoro, spiega sull’iniziativa annunciata ai «suoi» senatori. «Io ho chiesto al premier Gentiloni di mettere la faccia su questa vicenda, che sia lui che dica a chi si deve dare credito. Adesso Gotor e gli altri mi sembra vadano oltre, suggerendo a Gentiloni cosa fare. Ma stando ben attenti a non sfiduciare il governo».