Primarie Pd, che derby in casa Sindaci contro vice e assessori
Da Campi a Bagno a Ripoli il congresso divide le giunte. E c’è chi passa da Renzi a Orlando
Il triangolo no, i compagni di Bagno a Ripoli non l’avevano considerato. Ma da qui al 30 aprile, giorno delle primarie del Pd, dovranno farci l’abitudine: il sindaco Francesco Casini sostiene Matteo Renzi, la sua vice Ilaria Belli farà campagna per Michele Emiliano e il segretario locale dei Democratici Gian Bruno Ravenni appoggia Andrea Orlando. «Siamo il perfetto laboratorio del Pd», dice con un po’ di autoironia Casini. Bagno a Ripoli non è l’unico caso in cui il congresso del Pd sarà anche un «derby» di giunta tra sindaci, vicesindaci e assessori. A Signa, per esempio, il sindaco Alberto Cristianini e altri due assessori si sono schierati con Emiliano, seguendo le orme del consigliere regionale ed ex primo cittadino Paolo Bambagioni, mentre la vicesindaca Sara Ambra ha scelto Orlando. «Emiliano è l’unico che può unire il Pd e riportare a casa gli scissionisti, ma a Signa sosterremo lealmente chi vincerà», dice Cristianini.
Situazione simile a quella di Campi Bisenzio, dove però la sorpresa è un’altra: il sindaco Emiliano Fossi, che nel congresso 2013 votò Renzi, ha annunciato che sosterrà il ministro della Giustizia. Metà della sua giunta lo seguirà , l’altra metà resterà con Renzi. «Fossi? Ha saltato il fosso!», ironizza qualche renziano (non campigiano). Ma lui ribatte: «Ho sempre pensato con la mia testa e non ho mai dato un’adesione incondizionata a qualcuno. Ho sposato mia moglie e politicamente il Pd, non un leader». Da Renzi a Orlando è passato un altro sindaco di provenienza Ds come Alessandro Franchi di Rosignano Marittimo. È l’effetto del richiamo della foresta diessino? «No — risponde Franchi — Semplicemente, dopo 4 anni al governo durante i quali abbiamo fatto diverse cose positive, come Pd dobbiamo chiederci perché dal 2015 in poi abbiamo perso tutti gli appuntamenti elettorali. Perché ai Parioli ci votano e nelle periferie no?». Cambi di fronte come quelli di Fossi e Franchi fanno discutere, ma non bisogna dimenticare che la grande maggioranza degli amministratori toscani appoggia Renzi e che tra loro ci sono molti con inattaccabili cursus honorum di sinistra. Due esempi su tutti: il sindaco di Siena Bruno Valentini (cresciuto nella Figc e poi in tutte le evoluzioni del Pci) e Gianni Anselmi, ex sindaco della rossissima Piombino. Senza dimenticare che alla guida della città capoluogo di regione c’è Dario Nardella, cresciuto all’ombra della Quercia, che insieme a tutta la sua giunta sostiene Renzi. «Non è vero che il popolo che viene dai Ds sia andato con D’Alema — ha detto ieri Nardella a Radio Toscana — in gran parte è dentro il Pd e ce n’è una parte rilevantissima che sostiene Renzi». Anche se, con il sindaco di Campi passato tra le fila di Orlando, Firenze inizia ad essere un po’ «assediata» dai Comuni a marca non renziana, visto che Sesto è governata da Lorenzo Falchi di Sinistra Italiana e Fiesole da una lista civica guidata dall’ex Ds Anna Ravoni. «Da sindaco — spiega Fossi — dico che i posizionamenti politici non cambiano e non devono cambiare i rapporti istituzionali. Da dirigente Pd dico: vediamo come andrà il congresso, ma non credo che ci sarà un monocolore renziano. Quindi nel partito ci sarà bisogno di una gestione unitaria e si dovranno trovare persone adatte a rappresentare le diverse sensibilità». Il segretario regionale Dario Parrini, renziano doc, è avvertito. C’è da dire che, a guardare il Risiko Democratico dell’area fiorentina, Scandicci, Impruneta e Bagno a Ripoli restano saldamente renziane. «Io voterò Matteo perché credo che si debba dare continuità alla sua segreteria e perché mi convince il ticket con Martina», dice Sandro Fallani da Scandicci. «Convintamente con Matteo», rincara Casini da Bagno a Ripoli». «Chiunque vincerà la vedo bigia», dice invece Alessio Biagioli, sindaco di Calenzano, da sempre a sinistra. «Io non mi schiero con nessuno e anzi ho seri dubbi sulla mia permanenza nel Pd. Ma uscire è una scelta che non si può fare in fretta». E anche i sindaci di Pistoia e Lucca, Samuele Bertinelli e Alessandro Tambellini, rimarranno fuori dalla contesa, ma per tutt’altro motivo: tra 3 mesi ci saranno le Amministrative e loro, non renziani ricandidati dal Pd senza passare dalle primarie (ma non senza polemica), vogliono restare lontani da polemiche e divisioni.
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