MESSERI SHOW RINASCIMENTO DA RIDERE
Da stasera a domenica l’attore porta in scena al Niccolini «Maledetti Toskani» «Faccio satira storica per riscoprire personaggi folgoranti e regnanti imbecilli Lorenzo il Magnifico? Un proto-rottamatore. La nostra ironia? Sempre potente»
«La comicità corre su solchi ben tracciati nel tempo. Figuriamoci, ci sono barzellette che ci portiamo dietro dai tempi dei romani…» La prende alla larga Marco Messeri, da stasera a domenica in scena al Teatro Niccolini con i suoi Maledetti Toskani. Con la kappa, che sa di «veleno e sarcasmo». Più che toscani «siamo tos-cani, che mordono». «La storia stessa — dice — se si guarda bene, è comica». C’è un Lorenzo il Magnifico «proto-rottamatore» che vuol far passare la sua «riforma della pubblica amministrazione del bestiame e del verde pubblico». E un Leon Battista Alberti che ammonisce: «Bisogna frequentare solo persone eccellenti». «Ma non fatemi dire che avrebbe criticato il giglio magico o il problema della selezione della classe dirigente, perché non faccio satira politica. Faccio satira storica».
In questo gioco di rimandi tra il Quattrocento e la contemporaneità, il comico fiorentino mette in scena un Rinascimento demitizzato «che visto nelle sue problematiche quotidiane fa molto ridere». Puntando su due personaggi: il Magnifico dei Medici e il poeta Burchiello le cui vite sommate «coprono l’intero arco del secolo quindicesimo». Si domanda: «Ma quando a Lorenzo per combattere la gotta gli prescrivono una cura a base di infuso di perle e pietre preziose tritate da mangiare? Oggi la chiameremmo una terapia Cartier».
Curiosando «dentro il magma della storia, nella polvere dei secoli», Messeri ha trovato «il perché di questo sarcasmo toscano così effervescente, potente, sempre presente in tutte le parole di ogni fiorentino. Come mai, mi sono chiesto? Voglio ficcarci il naso». E dopo una piccola ricerca, da «appassionato di storia», ha scoperto «una tempesta di idee dimenticate negli scaffali, personaggi folgoranti, regnanti imbecilli come Carlo VIII, piccino e con la bocca come il Gabibbo, fatto a risparmio dalla natura a parte che nei piedi dove ha sei dita per parte, che una sera batte la testa contro lo stipite di una porta e muore. O co-
m’erano piccine le stanze del Rinascimento per far battere la testa anche ai piccirilli?». E che dire «del figlio dell’intelligentissimo Lorenzo de’ Medici definito dallo studioso Pieraccini come “un imbecille di grado superiore?”. È l’unico di tutta la dinastia Medici che riesce a morire di morte sfortunata e accidentale. Infatti passa alla storia come Piero lo Sfortunato».
Salta come un grillo nella storia di Firenze, Messeri. Mostrando come «se guardi il risvolto divertente di personaggi che ti vengono sempre presentati in pompa magna, su un piedistallo, e tu corrodi quel piedistallo, vedi come certe dinamiche di sovrani e governanti si somigliano».