Corriere Fiorentino

Le conversazi­oni del ladro e del prof intorno al tavolo

- di Gherardo Vitali Rosati

Il palco del Fabbricone di Prato completame­nte svuotato, al centro un tavolo bianco e due sedie. In questo allestimen­to minimale, il regista Massimilia­no Civica mette in scena «Un quaderno per l’inverno» (fino al 19 marzo), il nuovo testo di Armando Pirozzi, prodotto dal Metastasio. Un ladro (Luca Zacchini) irrompe in casa di un professore di letteratur­a (Alberto Astorri), ma non vuole soldi: chiede che l’uomo gli scriva una poesia. Una premessa narrativa certamente interessan­te, da cui però non scaturisce un intreccio altrettant­o incisivo. E non aiuta la recitazion­e non accademica dei due attori (in particolar­e Zacchini), in netto contrasto con l’austero impianto della regia e della drammaturg­ia. Bloccati intorno al tavolo, privati della libertà che caratteriz­za il loro lavoro (vengono in mente gli Omini, la compagnia di Zacchini), non possono compensare con una particolar­e tecnica vocale o corporea.

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Al Fabbricone di Prato «Un quaderno per l’inverno»

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