La seconda occasione di Novoli E le paure di Campo di Marte
Ieri l’università, oggi la tramvia, domani la Cittadella viola Una (seconda) chance per ricucire la Città metropolitana
A Novoli c’è di tutto. C’è una concessionaria Lancia trasformata, con un bella verniciata, nel più grande supermercato Esselunga stand alone di Firenze. C’è una biblioteca da 30 mila volumi frequentata da appena 40 persone al giorno. C’è un rudere con uno stemma mediceo che resta lì a crollare, accanto alle roulotte dei giostrai. C’è l’opera ingegneristica più importante degli ultimi 30 anni, il viadotto della tramvia, che dovrebbe collegare Novoli al resto dela città. Ecco, ma di questo, cosa è Novoli? Novoli è tante cose, separate da muri. Alcuni fisici, altri virtuali. Quelli che l’operazione Cittadella viola vorrebbe abbattere, ricucendo mondi lontani .
Un milione e mezzo di metri quadri dove abitano decine di migliaia di persone. Di questa area, un trentina di ettari sono già diventati qualcos’altro: l’ex Fiat, con il parco San Donato, case, università. Arriveranno anche gli ultimi palazzi. Ma ora lo sguardo va verso la Mercafir.
Dal tetto degli uffici della Mercafir si può immaginare il progetto pensato da Alberto Rolla, l’architetto a cui la Fiorentina ha affidato il masterplan della Cittadella viola. Sotto ai piedi di chi guarda ci sarà il centro commerciale da 77 mila metri quadrati (probabilmente un «mall» di moda), girandosi verso la scuola Marescialli si alzerà lo stadio attorno a cui ruoterà una piazza alberata da 44 mila metri quadrati. Verso sud ovest si intravede Villa Pozzolini, la biblioteca che diventerà sede della società viola. Uno sforzo di immaginazione (ed economico, servono 420 milioni di euro). Perché intanto vanno abbattuti i muri che circondano il mercato. L’idea è di rendere «impermeabile» l’area, attraversabile soprattutto a piedi e in bici. Ma sempre allungando lo sguardo se ne vedono altri, di muri. Quelli che separano l’area della futura Cittadella viola dalla Fruttital e dalla Mukki. Quelli che costeggiano la strada che circonda il mercato, quello del Pignone. E poi, ce n’è uno immateriale: viale Guidoni. Lo soffre la biblioteca, manca un passaggio pedonale sul viale, per arrivare all’ingresso si fanno centinaia di metri: «Abbiamo fatto una raccolta firme, ma ci hanno detto non possono mettere un altro semaforo per i pedoni» spiega il personale, d’altronde è una direttrice di ingresso in città. Un altro muro è la ferrovia: qui dovrà nascere una fermata sulla Firenze-Pisa, dietro i binari ci sarà un grande parcheggio. Da lì, come dalle due fermate della tramvia distanti 600 e 450 metri, passaggi pedonali protetti. La chiave della mobilità è quella usata anche dal sindaco Dario Nardella quando ha presentato il progetto con Andrea Della Valle. Ferrovia, piste ciclabili. Parcheggi (anche per mezzi elettrici). E soprattutto, tramvia: la linea 2 sicuramente arriverà prima dello stadio e sicuramente rivoluzionerà il modo di vivere quell’area. Ma resta un punto: la nuova Cittadella potrà essere permeabile quanto si vuole. Ma perché bisognerebbe andarci?
«Se lo spazio viene usato tre volte a settimana solo per le partite, sarà una landa deserta» dice Pietro Poggi. Architetto, consigliere di Quartiere di opposizione (Si), racconta di una città che si trasforma lentamente: «Oggi, lo spazio multiplex (vicino alla rotatoria di via di Novoli, ndr) è vissuto. È piccolo a confronto della Mercafir, ci sono negozi, ristoranti, un supermercato, un multisala ed una palestra. Davanti e dietro ha case, accanto c’è l’università. Ma ci sono voluti 10 anni perché diventasse vivo». Era il primo tentativo (amministrazione Domenici) di mettere ordine e dare senso a Novoli, una zona cresciuta in modo bulimico e disorientante: prime case popolari anni ‘30, poi il boom senza regole urbanistiche degli anni ‘50, quello degli anni ‘70 con palazzoni trasformati ora in alberghi.
C’è da aver paura. «Il lavoro è appena cominciato», ha ammesso Rolla. E dovrà tenere conto anche della «vita normale»: d’altra parte, domandate la prima cosa che viene in mente a chiunque, pensando a Novoli. Si divideranno equamente in Palagiustizia, traffico e prostitute. Nonostante a Novoli ci sia pure una residenza piena d’opere d’arte, Villa Aruch, con una «ruota» di Mauro Staccioli visibile dal viale. Ma ci sono anche «camper che stazionano lungo il viale Guidoni, davanti al Palagiustizia, e che svuotano i rifiuti nelle caditoie» ricorda Francesco Torselli, consigliere di Fdi in Comune. Come dire: troppe le terre franche in questa periferia. Lo si vede girando nelle viuzze laterali, sporche e dimenticate. Ma anche dentro alla Mercafir, dove metà dello spazio è inutilizzato. Ecco, appunto: si torna là. Perché per fare tutto, per ricucire, occorre spostare la Mercafir a Castello. Un’operazione urbanistica (e una questione legale) complessa. Angelo Falchetti, presidente della Mercafir, guarda verso quello che dovrebbe essere il futuro spazio del mercato a Castello e commenta: «Potrebbe cambiare non un quartiere né una città ma una città metropolitana». Per ricucire anche quella, ci vorrà tanto filo.
L’architetto In questo momento l’unico spazio vivo è quello del Multiplex, ma ci sono voluti dieci anni perché accadesse