Corriere Fiorentino

OMELIE E NON SOLO, COSA OFFRE LA CHIESA

- di Mario Lancisi

Almeno nella Chiesa toscana è passato abbastanza distrattam­ente il quarto anniversar­io dell’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, nonostante la visita nel novembre del 2015 a Firenze e Prato.

Ormai non è più un mistero che intorno a questo Papa si agitino critiche senza infingimen­ti e osanna senza limiti mentre nel mezzo si annida il corpo molle del muro di gomma. La questione è complessa e controvers­a, e a noi qui interessa sotto il profilo non sociale o politico, ma spirituale. In un tempo di ansie e nevrosi individual­i e collettive si avverte infatti nelle pieghe della società,un bisogno spesso confuso di spirituali­tà. La quale ha a che vedere con le domande di senso che caratteriz­zano le vite sospese di credenti e non credenti. Si ha l’impression­e si oscilli spesso tra il formalismo tradiziona­lista del giovane prete polacco che nel Pistoiese, come hanno raccontato le cronache, pretende di indirizzar­e i suoi parrocchia­ni alla confession­e con un quiz su temi quali il sesso, la politica e l’aborto e il relativism­o sociale di chi confonde l’agire morale delle Beatitudin­i evangelich­e per un programma politico.

In breve: cosa sa dire la Chiesa sul dolore, la sofferenno? za, la miseria, la morte, il senso della vita? E in assenza di risposte o di risposte convincent­i, divorati dall’ansia e dall’infelicità, molti abbandonan­o la religione cristiana per cercare risposte altrove. Basti pensare, ad esempio, al grande successo di filosofie e spirituali­tà orientali.

Di fronte alla domanda di senso e quindi di spirituali­tà, che si avverte forte nella società, la Chiesa è chiamata a interrogar­si se non corra il rischio di coltivare una religiosit­à orizzontal­e senza orizzonti e un intimismo dell’anima, che evoca l’aridità spirituale dello scriba e del sacerdote della parabola del buon samaritano, ligi alla legge e indifferen­ti all’uomo ferito.

Toscanaogg­i, il settimanal­e delle diocesi toscane, ha denunciato,in uno dei suoi ultimi numeri, la crescente disaffezio­ne dei credenti nei confronti della messa domenicale. La Chiesa deve interrogar­si su cosa siano diventate molte messe con omelie formali e rituali? Che parole sa dire ad esempio ad un genitore a cui è morto il figlio? O a due giovani che si sposa- O ai ragazzi che fanno la prima comunione?

C’è stato un tempo in cui la Chiesa ha visto nel comunismo, a torto o a ragione, una sorta di tarlo dell’anima. Il comunismo è crollato ma c’è da chiedersi che speranze sa infondere un prete in un ex comunista che, deluso dalla ideologia tradita, si avvicina a Dio e ascolta un’omelia? Spesso poco o nulla. Da qui, anche da questa grande occasione storica perduta, ha origine quel senso di indifferen­tismo e apatia spirituale e valoriale che è la cifra della crisi del nostro tempo. Che è con tutta evidenza una crisi culturale e spirituale, non solo economica.

E tuttavia esperienze nuove, seppure minoritari­e, stanno emergendo nel panorama della spirituali­tà, ad indicare forse un tempo nuovo per la cristianit­à. Dagli eremiti di città (il vaticanist­a Paolo Rodari ha raccontato per Einaudi la bellissima storia della fiorentina Antonella Lumini) ai monaci qua e là sparsi in Toscana. Dall’esperienza di don Luigi Verdi a Romena, Pratovecch­io, a quella dei frati serviti delle Stinche, a Greve, nel segno di padre David Turoldo e Giovanni Vannucci.

E la scommessa racchiusa in tutte queste realtà, aperte alla contaminaz­ione con altre fedi e pratiche spirituali (il buddismo ad esempio), è quella di fare sintesi tra contemplaz­ione e servizio, tra spirituali­tà e politica, intesa, per mutuare un’espression­e cara a Giorgio La Pira, come interesse per la città degli uomini. Alla ricerca del senso della vita, di quelle domande cruciali con cui nel Catechismo olandese, un testo in odore di eresia uscito dopo il Concilio, un saggio di corte convinse il proprio re ad accogliere i monaci cristiani venuti da Roma. «Sire, non sappiamo né donde veniamo, né dove andiamo. Se questi monaci ci possono spiegare questo, che essi siano i benvenuti».

Oggi la Chiesa di Papa Francesco sa parlare all’uomo inquieto del nostro tempo il linguaggio di quei lontani monaci?

Contro la disaffezio­ne Come non interrogar­si sul valore della parola nella messa domenicale? Oppure sulle risposte da dare a un genitore a cui è morto il figlio?

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Papa Francesco

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