«Enrico è ancora un dipendente Pd In aspettativa»
«Enrico Rossi avrà anche fatto la scissione dal Pd. Ma del Pd di Pisa è rimasto dipendente, tanto che la Regione continua a pagargli i contributi pensionistici con denaro pubblico». Quello che emerge dall’assemblea provinciale del Partito democratico pisano è già un caso politico, con cellulari roventi, militanti arrabbiati e consiglieri regionali dem increduli. Ce l’hanno tutti con il presidente della Regione, che nei giorni scorsi ha abbandonato il Pd in solitudine, per approdare in Mdp assieme ai compagni Bersani e D’Alema. Il governatore toscano, di lavoro, fa il funzionario politico: prima nei Ds e poi nel Pd. Nella sua carriera politica è stato sindaco di Pontedera (riuscendo, con una grande vittoria politica, a fermare la delocalizzazione in Campania della Piaggio), per poi essere eletto in Regione con i Ds, diventare assessore alla Sanità e nel 2010 governatore, rieletto nel maggio 2015, sempre per il Pd. Rossi, in questo lungo arco di tempo, è stato inquadrato come dipendente di partito, con i relativi contributi pensionistici pagati legittimamente (come prescrive la legge) dalle relative istituzioni che ha governato. Lunedì sera, a Pisa, i vertici del Pd si sono riuniti per eleggere il nuovo segretario provinciale, dopo che Alessio Lari, sindaco di Buti e in quota renziana, aveva fatto un passo indietro. Nell’ambito di un accordo unitario, a succedergli è stato nominato Massimiliano Sonetti, già vicesindaco di Pontedera e anche lui renziano. Mentre sulla poltrona di tesoriere, dopo Nicola Landucci siederà Paolo Panattoni, già sindaco di San Giuliano Terme. Nell’ambito delle trattative tra correnti è però saltato fuori che tra i dipendenti del partito di Pisa risulta anche un nome che ha lasciato tutti sorpresi: Enrico Rossi, per cui appunto la Regione paga i contributi. Rossi, verificati i documenti, risulta infatti essere ancora funzionario dipendente del partito che ha mollato in polemica con Renzi. «Non voglio certo fare polemiche populiste, perché quello di Rossi è un diritto previsto a tutela di ogni lavoratore che si impegna in politica — spiega il tesoriere uscente Landucci — Ma è evidente, dopo l’addio al nostro partito, che la coerenza politica indicherebbe una strada precisa»: licenziarsi da dipendente del partito. Landucci, nell’ultimo anno, con i finanziamenti pubblici al lumicino, ha dovuto fare i conti con debiti importanti. Sono lontani i tempi in cui il partito pisano aveva ben 15 dipendenti: oggi, dopo una lunga cassa integrazione per rimettere in pari il bilancio, ci sono 2 lavoratori, uno ancora in «cassa», un collaboratore. E tre dipendenti in aspettativa: Filippeschi (sindaco di Pisa), Guidi (sindaco di Bientina) e, appunto, il governatore. Soltanto che i primi due sono rimasti nel Pd anche dopo la scissione dalemiana. Rossi, interpellato, si limita ad una battuta: «C’è sempre il Jobs act .... ».
«Per coerenza politica dovrebbe dimettersi dalla forza politica che ha abbandonato»