Del Favero, l’erede di Buffon che parava a Villa Vogel
Fiorentino doc, gioca nella Primavera della Juventus: «Per chi tifo? Per lo spettacolo...»
A volte, per un portiere, può essere più dura deviare una domanda scomoda che un pallone scagliato sotto al sette. Non per lui. «Per chi ho tifato tra viola e bianconeri nell’ultima partita al Franchi? Per lo spettacolo», dice, accennando un sorriso. Classe 1998. Nato e cresciuto a Novoli. Mattia Del Favero è oggi il portiere titolare della Juventus Primavera.
Un lungo percorso, il suo, che comincia dai giardini di Villa Vogel ed arriva fino al centro sportivo di Vinovo. Ma per un fiorentino, quella maglia bianconera, non dovrebbe essere come la kryptonite per Superman? «Da bambino tifavo per la Fiorentina — spiega Mattia — ma ho sempre avuto grande rispetto per la storia della Juve. Sono contento ed onorato di essere qui». E non è poco nei giorni del gran rifiuto alla sciarpa bianconera dell’idolo viola Bernardeschi.
Del Favero si infila i primi guantoni nella scuola calcio Desolati. La vera iniziazione fra i pali, però, avviene grazie alla famiglia. «Mio zio mi portava a giocare a pallone ai giardini di Villa Vogel», racconta Mattia. «Ero piccolissimo e lui si divertiva a farmi i tiri in porta. Anche mio babbo ha contributo a farmi avvicinare al ruolo. Quando ero a casa salivo sopra al letto e mi lanciava la palla. Mi buttavo per ore. È cominciata così. Mi sono appassionato al calcio, alle partite in tv, insomma, un po’ come tutti…». Certo, come tutti, anche se Mattia non è proprio uguale ai suoi coetanei. Ha un talento unico. E infatti la Fiorentina se ne accorge. «A dodici anni sono passato in viola. Ci sono rimasto per tre stagioni, poi non mi hanno confermato».
Dopo l’esperienza gigliata, un nuovo inizio tra le fila della Sestese. Mattia però non ha più l’ambizione del professionismo: «A quattordici anni mi sono iscritto al liceo scientifico, convinto che il calcio sarebbe restato un hobby. Poi è arrivato il Prato». È il momento decisivo della sua storia.
Sulle rive del Bisenzio, quel bimbo di Villa Vogel diventa un portierone. Prima ci sono le convocazioni in nazionale under 15. E alla fine ecco la Vecchia Signora. «Quando sono cominciate a circolare le voci di un interessamento della Juve pensavo fosse uno scherzo». Invece è tutto vero. A Torino, Mattia vive in convitto e frequenta un istituto privato gestito dal club, con orari che gli permettono di allenarsi la mattina. «Se mi mancano le ragazze in classe? Be’, i miei compagni cominciano davvero a venirmi a noia», dice, ridendo. In bianconero, Del Favero ha pure la chance di disputare la Uuefa Youth League, la Champions dei giovani. «Una competizione bellissima soprattutto quando vai in trasferta. Giochiamo prima dei grandi, ma prendiamo l’aereo con loro». Mattia ha già respirato il clima dello spogliatoio dei grandi: «La prima convocazione di mister Allegri è arrivata quando ancora ero negli Allievi. Buffon è il mio punto di riferimento. Allenarmi insieme a lui è un’emozione indescrivibile. Mi dà molti consigli». E com’è parare un tiro di Higuain? Risposta laconica quanto brillante nella sua semplicità: «Difficile».