Corriere Fiorentino

«Portiamo le canzoni nelle scuole»

Parte dal Verdi il tour di Arbore e dell’Orchestra Italiana. «Un progetto insieme a Nardella»

- E.S. Edoardo Semmola

«Firenze, a te dedico una serenata... napoletana. Perché lo stornello toscano pretende un modo di cantare, di intonare la voce, di cui non sono capace. Con un pensiero al grande Marasco e alla meraviglio­sa Caterina Bueno di cui ricorrono dieci anni dalla scomparsa e che ho presentato tante volte negli anni Sessanta in tanti festival». È un Renzo Arbore sentimenta­le come non mai quello che domenica dà il via al ventiseies­imo anno di tournée della sua Orchestra Italiana. Parte dal Teatro Verdi di Firenze, con una sorpresa. «Avremo ospiti dei cari amici toscani, un gruppo che si chiama Quelli del Chianti con cui intoneremo qualche canzone locale — spiega Arbore —Tra le canzoni della mia infanzia, quelle che ho imparato ad amare dai dischi di mio padre, ai primi posti c’è Odoardo Spadaro, Il valzer della povera gente, Sulla carrozzell­a. E le canzoni di Narciso Parigi. Ma la prima del mio cuore è sempre Firenze sogna».

Sarà una serata diversa dal solito per un sodalizio, quello di Arbore con la sua formazione di quindici elementi dedita alla canzone napoletana e ai classici italiani della tradizione. «Siamo l’orchestra stabile più longeva del mondo, anche più di quella di Duke Ellington che si è fermata a 15 anni. Noi da 26 siamo sempre gli stessi. Nulla è cambiato, ci tiene insieme il divertimen­to di suonare sapendo che non abbiamo più paura di nulla. Mentre la tv, ammetto, mi mette ancora un po’ timore, soffro lo stress da auditel. Salgo sul palco e già so che il pubblico fiorentino, che apre la due giorni di Irlanda in Festa, kermesse che domani sarà chiusa dai padroni di casa Whisky Trail. I Modena hanno dato alle stampe un nuovo lavoro dopo 4 anni: «Mani come rami, ai piedi radici» dove «le nostre radici appunto, la ballata come forma espressiva, il contatto con il territorio, i temi sociali, accompagna­no — racconta D’Aniello — la volontà di guardare avanti, simboleggi­ata dalle mani come rami per pur è molto esigente, mi accoglierà generosame­nte». Ad affiancarl­o troviamo artisti di calibro come i cantanti Gianni Conte e Barbara Buonaiuto, Mariano Caiano per le parti più ironiche e Giovanni Imparato con i suoi virtuosism­i. L’orchestra è diretta dal maestro pianista di Massimo Volpe e ha in Nunzio Reina, Salvatore Esposito, Salvatore della Vecchia alcuni Domenica Il nuovo tour di Renzo Arbore insieme all’Orchestra Italiana parte domenica al Verdi di Firenze esplorare il futuro e accogliere l’altro». Sempre fedeli alle tante feste irlandesi che battezzano lungo lo Stivale: «È un immaginari­o che funziona ancora nonostante si sia esaurita la spinta degli anni Novanta ma è ancora forte lo spirito di socialità di queste feste, dove il concerto è uno dei modi più naturali di declinare l’amicizia». dei più validi mandolinis­ti in circolazio­ne.

Ironia, gioco, gag, canzoni immortali. «Ho incontrato il vostro sindaco Nardella poco tempo fa e abbiamo parlato dell’importanza di valorizzar­e la canzone italiana come mezzo per diffondere la nostra lingua e cultura nel mondo. Ho scoperto che è tra i pochissimi politici in Italia sensibili a questo tema. Le istituzion­i hanno abbandonat­o la musica al suo destino mentre noi vogliamo lavorare insieme affinché nelle scuole, insieme a A Silvia e alla donzellett­a che vien dalla campagna si studi anche La donna cannone, Caruso, e tutta la musica che da Carlo Buti porta a Battisti fino a Cristicchi».

Da New York a Londra, da Parigi a Mosca, ma anche a Tokyo, Caracas, Buenos Aires, San Paolo, Rio de Janeiro, Sidney, Melbourne, Pechino, Shanghai, negli anni l’Orchestra Italiana è tra i massimi ambasciato­ri del Paese nel pianeta. Ma uno dei primissimi e più gioiosi concerti che il maestro ricordi fu «tanti anni fa alla Festa dell’Unità alle Cascine» circostanz­a in cui Arbore ha «iniziato una serie di buone abitudini che ogni volta che torno replico come in un rituale: mangiare il lampredott­o in piazza Sant’Ambrogio, poi la passeggiat­a al mercato lì accanto, andare a comprare i cappelli nelle botteghe in zona Tornabuoni, ovviamente prima che venisse trasformat­a in uno shopping center». E ogni tanto tornare «all’antica farmacia di Santa Maria Novella dove custodisco uno dei ricordi più commoventi di sempre, un meraviglio­so pomeriggio insieme a Mariangela Melato, poco prima che morisse, quattro anni fa, quando lei era impegnata lì in un lavoro per Ferragamo».

 Il sindaco di Firenze è tra i pochissimi politici sensibili ai temi della musica, ignorata dalle istituzion­i  I brani di Spadaro e quelli di Narciso Parigi li ho imparati ad amare fin dall’infanzia ascoltando i dischi di mio padre

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