IL TERZO MUSEO DAI LONGOBARDI AL ‘900
Dopo vent’anni riapre l’antico conservatorio San Piero con duecento opere I dipinti sacri, le opere della collezione Bilenchi visibili per la prima volta e i quadri di Walter Fusi. Un itinerario che racconta la città e il suo territorio
COLLE VAL D’ELSA (SIENA) Per circa 20 anni il Museo San Pietro è rimasto confinato nella carta. Un progetto ambizioso ma destinato a rimanere un’occasione perduta per Colle Val d’Elsa. Nonostante i continui rinvii, questa opportunità alla fine si è concretizzata e così, da domani, la comunità colligiana può fregiarsi del terzo museo cittadino.
Collocata all’interno del conservatorio omonimo e suddivisa su due livelli per 2 mila metri quadri di superficie, la struttura ospita circa duecento opere. In prevalenza di proprietà della Curia. «Sono convinto — ha sottolineato don Andrea Bechi — che i pezzi esposti mettano in risalto il ruolo rivestito in questo territorio dalla diocesi nel corso dei secoli. Non solo a livello spirituale ma anche in qualità di promotore dell’arricchimento artistico e culturale della comunità». I beni conservati rappresentano al meglio le forze che sono in scese in campo per dare concretezza al progetto. L’arcidiocesi, l’amministrazione comunale e i privati, che hanno unito i pezzi provenienti dal Museo Civico e Diocesano d’Arte sacra, dalla collezione del Conservatorio e da quelle dello scrittore Romano Bilenchi e del pittore Walter Fusi. «Il percorso è stato lungo, ma siamo convinti che questo luogo possa diventare motivo d’orgoglio per Colle e non solo — ha affermato il vicesindaco Lodovico Andreucci — Rispetto al passato, la svolta è stata quella di fissare una data e dire “questo giorno si apre”. I buoni propositi sono andati a braccetto con 5 milioni di euro, necessari per finalizzare l’operazione. Realizzata anche con i contributi della Regione, di Ales SPA e della Fondazione Mps. Per quanto riguarda il percorso espositivo, creato con la partecipazione della Fondazione Musei Senesi, si tratta di un lungo viaggio dal VI secolo fino ai giornI nostri attraverso personaggi e opere che hanno arricchito il patrimonio culturale di Colle. Dal Tesoro di Galognano, un antico corredo eucaristico di epoca longobarda, ai maestri fiorentini e senesi attivi Tra
trecento e Quattrocento e autori di preziose pale d’altare. Con il diciottesimo secolo si chiude la sezione dedicata all’arte sacra e inizia quella di matrice laica. Dai lavori dello scultore Antonio Salvetti alle xilografie di Mino Maccari fino all’astrattismo geometrico di Walter Fusi. Il pittore colligiano, insieme a Romano Bilenchi, è celebrato anche al piano inferiore del museo, dove trovano collocazione vari pezzi delle collezioni private. Fusi è messo in risalto attraverso una rassegna temporale dei suoi periodi artistici più importanti, mentre Bilenchi è celebrato con una vasta serie di volumi e alcune opere, tra le quali spiccano i paesaggi di Rosai e i disegni di Levy.