Corriere Fiorentino

«Soldi terminati» Le Province vanno in Procura

In 8 su 9 fanno un esposto: scuole e strade senza soldi, in caso di danni la colpa è di altri...

- Salvini

«Mi incateno» Vivarelli Colonna (Grosseto): pronto a qualsiasi gesto, se Roma non interviene

Una raffica di esposti nelle rispettive Procure per denunciare le «drammatich­e» condizioni finanziari­e delle Province toscane e tutelarsi da possibili danni «patrimonia­li e penali». Un modo forte per dire: non abbiamo soldi per intervenir­e su strade e scuole e quindi non possiamo rispondere dei danni provocati dalla caduta di un controsoff­itto in un’aula o da una buca non coperta su una strada.

È questo il nuovo fronte aperto dai presidenti delle nove Province toscane che, sulla scia dell’iniziativa dell’Unione Province Italiane (Upi), da ieri hanno iniziato una battaglia con il governo che culminerà con le tre giornate di protesta indette per il 22, 23 e 24 marzo. Oggetto della contesa, i tagli per 3 miliardi di euro imposti dall’esecutivo nelle Leggi di Stabilità del triennio 2014-2017 che — dicono — impedisce alle Province di fare la manutenzio­ne ordinaria delle scuole o delle strade. Per quest’anno, a fronte dei 1,65 miliardi che le Province italiane devono allo Stato, ad ogni ente rimangono 446.000 euro per esercitare le proprie funzioni (personale, edilizia scolastica, manutenzio­ne stradale e salvaguard­ia ambientale). «È una situazione insostenib­ile — denuncia Marco Filippesch­i, presidente della Provincia di Pisa e dell’Upi Toscana — Non siamo neppure in grado di approvare il bilancio del 2017 e quindi di coprire i bisogni primari dei cittadini».

Eppure di interventi urgenti le Province toscane ne avrebbero in programma centinaia. Qualche esempio? La messa in sicurezza dell’Istituto Marconi di Viareggio o all’ampliament­o del Liceo Artistico Brunellesc­hi di Prato, passando per l’impianto sportivo Silvano Fedi di Pistoia ormai chiuso da un anno fino alle strade della lunigiana da riasfaltar­e. I «prelievi forzosi» dello Stato centrale alle Province sono stati approvati dal governo Renzi in previsione del referendum del 4 dicembre che, dopo il ridisegno delle competenze istituzion­ali introdotto dalla legge Delrio del 2014, avrebbe dovuto cancellare questi enti anche dalla Carta Costituzio­nale. Ora entro il 31 marzo, ogni Provincia dovrebbe approvare il bilancio annuale ma in queste condizioni sarà un’impresa riuscirci. «Non se ne parla nemmeno — spiega Rinaldo Vanni, presidente della Provincia di Pistoia — Dal primo aprile andremo in gestione provvisori­a e questo mette a rischio l’anno scolastico 2017-2018. Di fatto è la paralisi dell’ente».

Così, con gli esposti in Procura, i presidenti delle nove Province toscane — tutti del Pd tranne Antofrance­sco Vivarelli Colonna di Grosseto, eletto nelle fila del centrodest­ra — hanno inaugurato ieri la settimana di protesta che dovrebbe portare all’approvazio­ne di un decreto legge il prossimo 24 marzo. Il governo dovrebbe stanziare 650 milioni mentre le 76 Province italiane ne chiedono altri 600 per coprire le spese del 2017.

E se questo non avverrà? «Sono pronto a qualunque gesto possibile — spiega Antonfranc­esco Vivarelli Colonna — anche incatenarm­i pubblicame­nte». «Dobbiamo legarci di fronte a Palazzo Chigi?» si chiede rassegnato il Presidente della Provincia di Massa, Gianni Lorenzetti. Nei prossimi giorni saranno annunciate le manifestaz­ioni di protesta che coinvolger­anno anche i sindacati e i presidi delle scuole secondarie. «Siamo in ginocchio — conclude Fabrizio Nepi, presidente della Provincia di Siena — Stiamo provando a curare un malato di tumore con l’aspirina, ma alla fine rischiamo di dovergli tirare il collo».

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