Cascine, chi sono i signori della droga
Il racconto di Jamaal, pagato dai nigeriani per andare a caccia di clienti «Il mercato è nelle loro mani, chi spaccia senza permesso finisce male»
«Lo spaccio qui nel parco delle Cascine è controllato dai nigeriani. E io lavoro per loro». Jamaal, marocchino di Marrakesh, ha 33 anni, è arrivato da più di 17 anni in Italia e da qualche mese ha un nuovo «lavoro». Jeans, maglietta, giubbino di pelle e capelli lunghi e arruffati, tra le mani stringe una bustina di plastica — tipo quelle che si usano per congelare gli alimenti — al cui interno ci sono delle stecche di hashish e delle palline di marijuana. Lui è uno dei tanti magrebini che per guadagnarsi la giornata è passato dal lavorare in proprio a essere «dipendente» dei nigeriani: «Per ogni tre clienti che gli porto mi danno 10 euro. In un giorno, se mi impegno, riesco a guadagnare anche tra i 100 e i 150 euro — si sfoga senza farsi tanti problemi — Oramai gli africani hanno il totale controllo della droga a Firenze e molti miei connazionali devono rivolgersi a loro prima di spacciare. Altrimenti finisce male».
Jamaal racconta che tre sere fa vicino alla piscina delle Pavoniere «una quindicina di ghanesi e nigeriani ha accerchiato e picchiato un tunisino che si era lamentato perché gli avevano dato della roba non buona. Ma alle risse non ci facciamo più caso, qui ne accadono tutti i giorni a tutte le ore. E sempre per lo stesso motivo, la droga. Alle Cascine non si muove nulla senza che quelli del Gambia, del Ghana, della Liberia e della Nigeria lo sappiano e diano la loro autorizzazione». Gli africani, continua il trentatreenne, aumentano sempre di più. Arrivano ogni giorno anche da Grosseto, oltre che da Pisa, Sesto e Campi, e non si sporcano le mani, perché «sono accorti, sono furbi. Loro gestiscono lo spaccio e a noi manovali tocca reperire i clienti e consegnargli lo stupefacente. Così in caso di controllo sono puliti mentre noi si finisce dentro».
Anche ieri alla fermata della tramvia Cascine — a meno di ventiquattr’ore dal blitz antidroga — il continuo andirivieni di ragazzini in cerca di sballo, alla ricerca di hashish e marijuana, non si è fermato. Ma rispetto agli altri giorni di pusher ce n’erano molti meno, segno che i controlli di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili, sono serviti a concedere un po’ di riposo al parco e ai frequentatori abituali, costretti a fare i conti con quei gruppetti di persone — una settantina, quasi tutti profughi richiedenti asilo originari soprattutto della Nigeria o del Gambia — che si trasformano nei padroni delle Cascine, rendendo off limits molte zone.
Nel corso dei controlli interforze di giovedì, coordinati dalla questura, che hanno visto l’impegno di 30 uomini in divisa e in borghese, sono state denunciate sette persone ed è stato sequestrato mezzo chilo di droga. Per due di loro, del Gambia, è scattata la denuncia per spaccio. A un pusher marocchino di 57 anni, fermato in via Il Prato, è stato notificato il daspo urbano emesso nei giorni scorsi dal questore Alberto Intini che prevede per due anni il divieto di accesso nei locali di Santo Spirito. Il marocchino era stato arrestato due volte per spaccio nel 2015 in piazza Santo Spirito ed è stato condannato in via definitiva.