Profughi-pusher, indagine interna a villa Basilewsky
I gestori del centro: «Pronti a revocare l’accoglienza»
Pronti a revocare l’accoglienza se come risulta in questura tra gli ospiti della villa Basilewsky ci sono alcuni pusher delle Cascine identificati nel blitz di giovedì.
Non è un giorno qualunque a Villa Basilewsky. I migranti si aggirano per i corridoi. Qualcuno si riscalda il tè, qualcun altro esce dalla doccia. C’è chi sgranocchia un biscotto, chi si asciuga i capelli. Gli operatori sociali, come sempre, prestano loro assistenza. Ma tira un’aria diversa. Alcuni dei profughi controllati nelle scorse settimane alle Cascine durante i blitz antidroga, proverrebbero proprio da questa struttura d’accoglienza, gestita dalla cooperativa Il Cenacolo. Così risulta alle forze dell’ordine dopo il blitz di giovedì. Per gli educatori che seguono i 94 ospiti di Villa Basilewsky un fulmine a ciel sereno. «È una brutta notizia, ma noi cosa possiamo fare? — si chiede il responsabile Lorenzo Ottonetti — I nostri richiedenti asilo sono persone libere di muoversi durante la giornata, non possiamo certo sorvegliarli». Appresa la notizia, i responsabili del centro, oltre a mettersi in contatto con le forze dell’ordine, hanno avviato un’indagine interna per risalire ai responsabili ed eventualmente allontanarli dalla struttura.
«Ho parlato personalmente con gran parte dei nostri ospiti — racconta Ottonetti — ma tutti si sono detti estranei all’accaduto. Continueremo le verifiche e prenderemo i necessari provvedimenti». Provvedimenti che, già in passato, sono stati adottati. Raccontano dal Cenacolo: «Abbiamo revocato l’accoglienza ad alcuni migranti che non hanno tenuto un comportamento corretto, tra cui uno che spacciava». Pugno duro anche per l’assessore al sociale Sara Funaro: «I richiedenti asilo colti in attività illegali devono essere immediatamente allontanati dalle strutture ed espulsi». Ma non è facile monitorare quello che i richiedenti asilo fanno al di fuori della struttura, dove per altro trascorrono gran parte della giornata. Tutti i migranti di Villa Basilewsky frequentano lezioni d’italiano: sei ore obbligatorie a settimana nel centro di formazione di viale Lavagnini. Chi non le segue, viene segnalato alla prefettura. Ci sarebbero anche i corsi di formazione professionale ma sono facoltativi e non tutti ci vanno.
Cosa fanno allora i migranti nel tempo libero? «Vanno in giro, hanno la loro rete di amicizie — spiega Elena, una delle operatrici di Villa Basilewsky — Oppure seguono le nostre attività di volontariato». Sono molti di loro, che hanno anche la necessità di mandare soldi alla famiglia in patria, il lavoro rimane un’utopia. Quasi tutti i profughi rientrano a Villa Basilewsky per pranzo e cena. Il menù, diverso ogni giorno, è esposto su una bacheca. Riso all’olio, hamburger, pane e frutta. A servirlo c’è un italiano, addetto anche alle pulizie. L’orario dei pasti è spiegato in tre lingue, così come il regolamento interno. I migranti hanno l’obbligo di rientrare per la notte ma non per i pasti. I portieri tante e ben illustrate nelle bacheche informative: corso di fotografia, orto sociale, assistenza agli anziani, pulizia con gli Angeli del Bello, cura degli animali al canile. C’è chi s’impegna assiduamente, c’è chi si stufa dopo poche settimane. «Ogni giorno cerchiamo attività lavorative per i migranti — spiegano dal Cenacolo — ma non tutti accolgono i profughi a braccia aperte». E così per registrano entrate e uscite.
E ieri mattina, dentro la struttura c’erano gli stessi ospiti di sempre, nigeriani, gambiani, ghanesi. Gli ospiti della struttura si muovono a piedi, in bus o in bici. Fuori dalla villa, decine di biciclette allucchettate. «Vado a fare un giro in centro», dice uno di loro. E un altro: «Ho lezione d’italiano». E un altro ancora, più semplicemente: «Vado a fare due passi». Chissà se qualcuno di loro ritorna alle Cascine. A domanda diretta negano: «Siamo tutti bravi ragazzi, vogliamo solo lavorare». Poi ringraziano gli operatori sociali del Cenacolo: «Grazie a loro, abbiamo un tetto sotto cui vivere».
Gli operatori Fanno corsi d’italiano, sei ore a settimana Gli cerchiamo un lavoro, ma è molto difficile