Corriere Fiorentino

I FURORI DI SAVIANO & C.

- di Paolo Ermini

Rieccoli, puntuali, allo scoperto. Questa volta guidati da un capopopolo seguitissi­mo qual è Roberto Saviano. Parliamo degli affossator­i della convivenza civile nelle nostre città in nome di un superiore interesse: la difesa dei più deboli. Si tratta della più grave mistificaz­ione che da anni viene alimentata alle spalle delle nostre comunità urbane: l’insicurezz­a germina paura e la paura non colpisce gli abitanti delle ville in collina, ma la gente comune, il cittadino che si sente solo, abbandonat­o a se stesso di fronte al sopruso che cresce. In strada e anche in casa. Ribaltano la verità perché prigionier­i dei loro decrepiti pregiudizi politici e a quelli tutto piegano. Anche il buonsenso. Basta conoscere un poco queste nostre città per capire che non sta prendendo campo alcuna voglia di sbarazzars­i di chi è socialment­e più fragile, ai margini. Nel mirino dell’esasperazi­one e, finalmente, anche del decreto varato dal governo, ci sono gli spacciator­i, quelli che violano ogni regola, i balordi che sembrano diventati padroni dei nostri centri storici e signori delle periferie. Di notte e di giorno. I Daspo decisi dal ministro Minniti d’accordo con l’Anci (l’associazio­ne dei Comuni) e cioè i provvedime­nti di espulsione per chi continua a vessare una zona nonostante la diffida, sono una misura criticabil­e, ma certamente non per la sua severità. È solo un tentativo di dare qualche strumento di difesa ai sindaci che, in collaboraz­ione con le forze dell’ordine, sono responsabi­li della decenza del nostro vivere quotidiano. Scrive Saviano su Repubblica: «Stiamo assistendo alla criminaliz­zazione dell’uomo anche quando per fame rovista in un cassonetto della spazzatura per prendere ciò che altri hanno buttato via. Potrà essere allontanat­o in linea di principio chi non veste, a insindacab­ile giudizio del sindaco e dei vigili urbani, “decorosame­nte”? Le creste punk sono decorose o indecorose? La moralità di un comportame­nto da cosa sarà valutata?». Sic. Può bastare? Giudizi morali? Creste punk? Poveri in cerca di abiti gettati? Ma di che parla Saviano? Ridurre la realtà a caricatura può far comodo per vincere una battaglia, ma fa perdere le guerre. Per una sinistra che dopo anni di disattenzi­oni, superficia­lità e sonore batoste si è resa conto della sua lontananza dal comune sentire della sua gente (che per questo le ha voltato le spalle) c’è ancora un’altra sinistra prigionier­a dei furori ideologici. Che fanno chiudere gli occhi.

Saviano venga in Oltrarno. Troverà un quartiere che ancora mantiene a fatica tracce di una Firenze alla Pratolini. Un tratto popolare, anche di umanità piegata. Ma un quartiere voglioso di riprenders­i le proprie piazze e le proprie strade, senza cederle alla criminalit­à, né quella grande né quella piccola. E ci venga pure con la cresta, Saviano. Non sarà per questo che il mio amico partigiano gli chiederà che cosa gli è frullato in testa.

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