I FURORI DI SAVIANO & C.
Rieccoli, puntuali, allo scoperto. Questa volta guidati da un capopopolo seguitissimo qual è Roberto Saviano. Parliamo degli affossatori della convivenza civile nelle nostre città in nome di un superiore interesse: la difesa dei più deboli. Si tratta della più grave mistificazione che da anni viene alimentata alle spalle delle nostre comunità urbane: l’insicurezza germina paura e la paura non colpisce gli abitanti delle ville in collina, ma la gente comune, il cittadino che si sente solo, abbandonato a se stesso di fronte al sopruso che cresce. In strada e anche in casa. Ribaltano la verità perché prigionieri dei loro decrepiti pregiudizi politici e a quelli tutto piegano. Anche il buonsenso. Basta conoscere un poco queste nostre città per capire che non sta prendendo campo alcuna voglia di sbarazzarsi di chi è socialmente più fragile, ai margini. Nel mirino dell’esasperazione e, finalmente, anche del decreto varato dal governo, ci sono gli spacciatori, quelli che violano ogni regola, i balordi che sembrano diventati padroni dei nostri centri storici e signori delle periferie. Di notte e di giorno. I Daspo decisi dal ministro Minniti d’accordo con l’Anci (l’associazione dei Comuni) e cioè i provvedimenti di espulsione per chi continua a vessare una zona nonostante la diffida, sono una misura criticabile, ma certamente non per la sua severità. È solo un tentativo di dare qualche strumento di difesa ai sindaci che, in collaborazione con le forze dell’ordine, sono responsabili della decenza del nostro vivere quotidiano. Scrive Saviano su Repubblica: «Stiamo assistendo alla criminalizzazione dell’uomo anche quando per fame rovista in un cassonetto della spazzatura per prendere ciò che altri hanno buttato via. Potrà essere allontanato in linea di principio chi non veste, a insindacabile giudizio del sindaco e dei vigili urbani, “decorosamente”? Le creste punk sono decorose o indecorose? La moralità di un comportamento da cosa sarà valutata?». Sic. Può bastare? Giudizi morali? Creste punk? Poveri in cerca di abiti gettati? Ma di che parla Saviano? Ridurre la realtà a caricatura può far comodo per vincere una battaglia, ma fa perdere le guerre. Per una sinistra che dopo anni di disattenzioni, superficialità e sonore batoste si è resa conto della sua lontananza dal comune sentire della sua gente (che per questo le ha voltato le spalle) c’è ancora un’altra sinistra prigioniera dei furori ideologici. Che fanno chiudere gli occhi.
Saviano venga in Oltrarno. Troverà un quartiere che ancora mantiene a fatica tracce di una Firenze alla Pratolini. Un tratto popolare, anche di umanità piegata. Ma un quartiere voglioso di riprendersi le proprie piazze e le proprie strade, senza cederle alla criminalità, né quella grande né quella piccola. E ci venga pure con la cresta, Saviano. Non sarà per questo che il mio amico partigiano gli chiederà che cosa gli è frullato in testa.